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A causa dei pesanti carichi di studio, dei costanti test e degli allenamenti con le cheerleaders, durante gli ultimi giorni era stato sempre più difficile mantenere un contatto con Jughead.
Certo, trasferirsi in una nuova scuola lontana da casa e dagli amici di sempre proprio all'ultimo anno non può proprio essere reputata una gran fortuna, ma era stata certamente la scelta giusta per dare inizio alla sua carriera da scrittore.

Separarmi da lui non era stato per niente facile, soprattutto nelle prime settimane è stato davvero tremendo; Archie aveva provato di tutto pur di tirarmi su, ha persino organizzato una piccola festa con Veronica e il resto della cerchia dei nostri amici più stretti.

Oggi che è venerdì, subito dopo scuola, scappo a casa il più velocemente possibile per preparare una piccola borsa con le cose essenziali giusto per il week-end e poi filo in macchina per raggiungere Jug alla Stonewall Prep.
Sarà sicuramente entusiasto della sorpresa, dopo settimane potremmo trascorrere del tempo insieme.

Arrivata, mi dirigo nell'ala della scuola dove si trovano i dormitori maschili e dopo pochi minuti, trovata finalmente la sua stanza, busso alla porta impaziente di rivederlo.

Quando si apre sulla soglia si presenta una bellissima ragazza dai capelli scuri, dall'aria un po' altezzosa, con indosso soltanto il maglione che avevo regalato a Jughead lo scorso Natale. Poco dietro di lei scorgo l'espressione attonita del mio ragazzo, a torso nudo, notevolmente sconvolto dalla mia presenza.

«Ciao, posso aiutarti?» esordisce la ragazza sottraendomi al turbinio di pensieri nella mia testa. Dev'essere Donna, lo capisco dalla descrizione che Jug mi aveva fatto di lei durante i suoi primi giorni lì.
«No.»
È tutto ciò che riesco a dire prima di voltarmi e correre in fretta via da quel posto.

Allacciata la cintura di sicurezza, prima di partire riesco a fare soltanto una cosa. Rovisto nella borsa in cerca del cellulare e compongo in fretta il numero, con la vista che inizia ad annebbiarsi a causa delle copiose lacrime che si riversano sulle mie guance.
«Hey, disturbo? Puoi raggiungermi tra un'ora al solito posto? Sì grazie, a dopo.»

ARCHIE'S POV.

Mi avvio verso uno dei luoghi che più mi ricordano la mia infanzia, un parco poco distante da casa dove io e Betty venivamo a giocare da piccoli. Mi siedo sulla nostra panchina, proprio sotto la grande quercia, chiedendomi cosa possa esserle successo.
Durante la telefonata aveva la voce rotta dal pianto, spero solo stia bene.

Pochi minuti dopo la vedo arrivare, ha gli occhi rossi e sembra esausta. Vorrei porle decine di domande ma l'unica cosa che riesco a fare è tenerla stretta a me, mentre lei continua a sfogarsi bagnando con le sue lacrime il tessuto sottile della mia felpa.

Nonostante tra i due lei sia la più brava a farlo, tra noi è sempre stato così: quando è necessario siamo perennemente pronti a raccogliere e ricostruire i pezzi rotti l'uno dell'altra.

Passiamo decine di minuti abbracciati in silenzio, fino a quando inizia a raccontarmi di quanto le mancasse Jughead, della sorpresa che gli aveva organizzato e di cosa - o meglio, chi - aveva trovato al suo arrivo.

«Su Betty, magari c'è una spiegazione ragionevole..» Quasi sussurro queste parole prima che lei mi guardi negli occhi.

Non intendo in alcun modo giustificare Jones ed anzi, pur essendo come un fratello per me, da quando ha lasciato la città è sparito e nelle poche volte che si fa sentire sembra qualcuno di completamente diverso dal solito vecchio Jug.

Betty non pronuncia più alcuna parola, si limita a stringermi la mano guardando il vuoto con espressione assente.
«Ti va una delle nostre serate? Non voglio lasciarti da sola. Chissà, magari riuscirai anche a battermi a qualche videogioco!» Le propongo sarcastico.
«Sì,» sorride guardandomi «grazie Arch, ora andiamo.»

In pochi minuti siamo a casa mia e giochiamo ai videogames in attesa della pizza.
«Allora, che film vogliamo vedere stasera?»
«Horror, sempre che tu non abbia troppa paura come la scorsa volta» afferma la mia migliore amica prendendomi in giro.
«Tranquilla, se dovessi avere paura ci sarai tu a difendermi eh?» Faccio di tutto pur di provocarla e farla distrarre dal brutto momento vissuto poche ore prima, che so comunque non essere ancora passato del tutto.
«Sempre

Dopo la pizza saliamo in camera e ci mettiamo sul letto a guardare il film, la sua testa poggiata sulla mia spalla.
La osservo mentre fissa lo schermo e, dopo poco più di mezz'ora, Betty cade in un sonno profondo, con il viso rilassato e le labbra leggermente schiuse.

È davvero bella.

Through the window ● {Barchie}Where stories live. Discover now