Capitolo 1. Paura non ho!

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Capitolo 1.

Paura non ho!

Appoggiò la mano sul pomello agitata, Tristan era al suo fianco in silenzio stava solo aspettando che lei fosse pronta. Mentalmente si stava ripetendo gli insegnamenti del padre: Prima di tutto chiuse gli occhi, si isolò dal mondo per qualche secondo. Il cuore stava tornado a un battito regolare, sentiva le voci delle persone che urlavano. Il secondo passo era fare un respiro profondo, riuscendo a tenere tutto al di fuori, il tremolio diminuì, anche se non cessò. Sentiva quella fastidiosa sensazione allo stomaco, che ormai era di routine. L'ultimo passo era aprire la porta e gli occhi contemporaneamente. I paparazzi la assalirono subito con i flash e le domande, Tristan gli si parò davanti a lei, allontanando i ragazzi e le ragazze. Lei si sforzò di sorridere tutte quelle persone davanti a lei, le faceva venire l'ansia; la schiena era rigida e camminava come un automa. Arrivarono in pochi secondi alla macchina, dove si costrinse a rimanere fuori per qualche foto e autografo. Era riuscita ad abituarsi alla moltitudine di persone davanti a lei, ma quando si trattava di averle intorno a pochi millimetri di distanza, la metteva in agitazione; sia che fosse miliardi di persone sia che fossero quattro.

« Tuo padre ti aspetta tra dieci minuti » sussurrò Tristan, poggiandole una mano sulla spalla, la ragazza annuì e diede un'ultimo saluto alla folla. Entrò nel van nero ad occhi chiusi rilassandosi, un flash la colse di sorpresa facendola sobbalzare. Una risata conosciuta le fece alzare gli occhi al cielo.

« Elisea Marie Horan, sei sempre così rigida » davanti a lei era seduto il biondo che più amava e odiava nello stesso momento.

« Theo Horan sei sempre così irritante » scherzò la ragazza, parlando per la prima volta in tutta la giornata. Theo si spostò al suo fianco avvolgendola in un forte abbraccio, non si vedevano da una settimana, perché il ragazzo si era recato a Dublino per un servizio fotografico alla città. Aveva sviluppato il suo amore per la fotografia già da piccolo, quando il padre lo aveva portato al lago. I due non dissero nulla per il resto del viaggio, rimasero abbracciati per molto tempo, Elisea prese il telefono dalla tasca e illustrò a Theo tutte le foto che aveva fatto in quella settimana di lontananza. Contrariamente al cugino lei non era appassionata di foto, ma con i telefoni si poteva fare di tutto e immortalale qualche momento per sempre, gli sembrava una cosa molto importante. Theo le analizzò tutte ad alta voce, era sempre stato un chiacchierone, non riusciva a stare zitto per più di dieci minuti, sua madre diceva che parlava anche la notte ed Elisea lo sapeva benissimo. La macchina si fermò all'aeroporto di Londra, anche lì altre persone attendevano il suo arrivo, vedendole tutte ammassate, senza transenne o vigilanza la metteva in ansia, potevano accerchiarla e ridurle lo spazio vitale, se lo avrebbero fatto sarebbe entrata nel panico e non ci teneva. Theo vide la sua preoccupazione, ormai conosceva quello sguardo meglio di qualsiasi altro e voleva trovare un rimedio a quella sofferenza.

« Scendo prima io! » esclamò il ragazzo passando sopra la cugina, in modo poco delicato. Elisea lo spinse giù dalle sue gambe con un'unica spinta, scoppiando poi a ridere vedendo la sua faccia.

« Scusa Theo, però mi sei salito sulle gambe come un elefante, mi hai fatto male » Theo si rialzò mettendosi vicino alla portiere, le diede un bacio sulla guancia e si scusò. Aprì la portiera, Tristan era già pronto per scortare entrambi, ma Theo aveva un'idea diversa, una delle sue idee folli e senza senso. Uscì dall'auto acclamato dalle urla delle fan, che ormai conoscevano bene il cugino del loro idolo. Theo salutò tutti con brio e si spostò qualche passo avanti per far scendere la ragazza ancora in macchina.
Elisea sentiva il cuore battergli contro il torace, doveva riuscire a sconfiggere anche quella volta la sua paura, ancora non riusciva a capire da cosa era data la sua agorafobia, anche se il dottor White glielo aveva spiegato un centinaio di volte. Fece un respiro profondo e iniziò a contare da tre a zero prima di uscire, sorrise come meglio poteva, mentre salutava le fan ancora distanti e poco pericolose. Tristan rimase fermo sapendo che la riccia aveva bisogno di qualche minuto prima di potersi immergere in quella folla di ragazze, ragazzi e bambini.
Nella mente di Elisea però in quel momento aleggiava il panico totale, era persa, non riusciva a fare pensieri sensati o logici per potersi convincere che non stava succedendo nulla. Il respiro della diciottenne si accelerò, strinse forte tra le dita la gonna del vestito che indossava, mentre sapeva, era più che certa che sarebbe scoppiata in un attacco di panico. Iniziava a vedere la folla in modo appannato, le lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhi e non lo voleva, altrimenti nella prossima intervista le avrebbero chiesto il perché del suo pianto improvviso e nessuno sapeva della sua fobia, dei suo problemi e sventure infantili, grazie al padre che non aveva rivelato nulla.

Agoraphobia || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora