Welcome to New York. //Capitolo 27.

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E la stessa voce si interruppe anche da sola appena mi vide: la voce di Matthew, mio fratello.

-Grace?

Ero sconvolta: era davvero Matthew.

-Grace.

Urlò correndo verso di me.

Mollai la mano di Michael e strinsi il corpo di mio fratello nelle mie braccia. Lui che era sempre stato il più coccolato da tutti in famiglia, il piccoletto di casa, il mio più grande amico, il mio complice in qualsiasi occasione.

-Ti prego..non lasciarmi.

Mi sussurrò parole che mi invogliarono soltanto a stringerlo di più a me.

-Non lo farò.

Gli risposi.

-Mi sei mancata così tanto.

-Anche tu.

Mi baciò la fronte, come era suo solito fare. Probabilmente quel gesto aveva soltanto sempre aumentato la sua smania di protezione nei miei riguardi, visto che lo aveva visto fare a mio padre parecchie volte.

Matthew alzò lo sguardo, intravedendo Michael, e solo allora mi ricordai di lui.

-Ohw! Matthew, lui è Michael. Michael, Matthew.

Si strinsero le mani e si sorrisero: ero davvero felice che due delle mie persone preferite si stessero presentando.

-Papà non è ancora tornato..venite dillà.

Lo seguimmo fino al salotto.

-Volete qualcosa da bere?

-Io sto bene così.

-Anche io, ma grazie lo stesso.

Dopodiché Michael ed io ci accomodammo sul divano e Matt sulla poltrona accanto ad esso.

-Ma Cooper? Chi è?

Domandai, ricordandomi dell'altro cognome stampato accanto al nostro.

-È...la nuova compagna di papà.

-La che?

Mi scandalizzai a quella notizia improvvisa.

-Hai capito bene.

-E ti va bene? Intendo..è buona con te? Ti sta bene che viva con voi?

-Si..cioè, non posso farci nulla. Lui crede di amarla, ma io e lei non abbiamo un buon rapporto..praticamente non la sopporto.

-E perché questo?

Chiesi ancora io. Michael stava semplicemente lì, non azzardandosi a pronunciare una parola.

-Ecco...non è come la mamma. Sono dell'opinione che il suo unico scopo sia il patrimonio di papà e questa deve proprio essere una cosa che lui deve non aver ancora capito.

-E tu hai provato a spiegargli tutto ciò?

-Più e più volte, ma lui è accecato dall'amore.

-Accecato dall'amore?

-Sue testuali parole.

-Wow.

-Comunque, tu? Che mi racconti? Frequenti ancora all'università?

-Tecnicamente sì, ma durante tutto quest'anno ho fatto una specie di prova di lavoro in uno studio fotografico, però sai come la penso sull'argomento.

-E l'hai sempre pensata così.

Mi fece notare lui poi. Sorrisi, felice del ricordo di me che portava costantemente dentro.

-Adesso lavoro come modella per un'agenzia, della quale una delle più importanti sedi è proprio a Londra.

-Lo so, mi sono informato. Ne ho sentito parlare e sono davvero contento per te.

Ero sul punto di rispondere quando, improvvisamente, sentimmo delle voci provenire dalla cucina.

-Questo deve essere papà, vado e lo avviso che siete qui.

Annuimmo entrambi e lasciammo che andasse.
Aspettammo per un pò, sentimmo anche delle urla, ma non capimmo di preciso da chi a chi fossero rivolte, seguite dal rumore di una porta sbattuta violentemente.
Matt tornò da noi e subito mi accorsi che qualcosa era andato storto.

-Papà?

-Ecco...magari potreste incontrarlo in un altro momento.

-Non vuole vedermi?

-Non proprio..

-Matthew!

-Dice che lui ti ha inviato soldi che tu hai sempre rispedito al mittente, che non hai fatto una telefonata da quando siamo andati via e..

Era a disagio, fin troppo.

-E?

Lo incitai a continuare.

-E niente.

-Che ti ha detto?

-Che per lui era come se fossi morta..fino ad oggi. Continuava a spedirti soldi, continuava a cercarti..ma tu hai evitato ogni genere di contatto.

-E per questo sono qui!

Urlai, in preda all'esasperazione.

-Grace..

Disse, non sapendo che fare.

-Sono sua figlia, Matt.

-Grace..non so che fare.

-Tu non puoi fare niente.

-Potrei parlargli di nuovo.

-Non farlo.

-Come vuoi tu.

-Scusami, ma adesso dobbiamo andare. Se Emily ti chiederà di me, dille che mi farò viva io.

Ci scambiammo i nostri saluti e uscimmo dall'enorme loft.
Entrammo in ascensore ed io ero sull'orlo di una crisi di pianto. Michael se ne accorse e non aspettò un secondo prima di stringermi la mano, dimostrandomi che lui c'era, che lui era lì per me..come d'altronde era sempre stato.

No regrets, just love. || Michael Clifford.Where stories live. Discover now