Ritrovarsi

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Sasuke si rigirò fra le coperte del suo letto, nascondendosi sotto di esse per ripararsi dal freddo intenso di quella notte; mancava poco alla fine dell'anno. Erano già trascorsi ben sei difficili, infiniti, e pesanti mesi, da quando suo fratello era partito per New York. Aveva appena finito di parlare con lui al telefono; Itachi sarebbe arrivato il mattino seguente.
Non sapeva che pensare, provava un misto di sensazioni contrastanti: ansia, paura di scoprirlo cambiato, di sapere cosa provavano veramente entrambi, felicità, malinconia, rabbia e addirittura tristezza. Al solo pensiero di rivederlo gli venivano le lacrime agli occhi, e si sentiva frustrato, perché già sapeva che non sarebbe riuscito davvero a far capire al fratello quanto aveva sentito la sua mancanza. Più volte aveva desiderato di averlo immediatamente al proprio fianco e di raccontargli tutto quanto, affidandosi completamente a lui, di nuovo.
Sospirò, non riuscendo a liberarsi del groppo di paure che gli si era formato all'altezza del petto. Non era solo l'ansia di rivederlo, o di sapere finalmente cosa provava Itachi per lui, ma c'era qualcos'altro di veramente pesante che sentiva di dovergli dire. Non ne aveva parlato a Mikoto inizialmente solo per non perdere il lavoro, poi per non farla preoccupare e anche un po' per vergogna, ma sentiva di essere giunto al limite. Non ce la faceva veramente più a sopportare di essere toccato in quel modo da Orochimaru, sapeva di essere sul punto di scoppiare, e aveva molta paura di quello che sarebbe potuto accadere.
Come avrebbe fatto a raccontare tutto a Itachi? Che avrebbe pensato lui?
C'era stato un periodo, in quei sei mesi, in cui aveva pensato di tenere nascosta la cosa anche al fratello e continuare a sopportare facendo finta di niente, ma poi si era reso conto di non poter andare avanti in quel modo.
Aveva paura di Orochimaru, si sentiva a disagio ogni volta che lui lo toccava sul petto, o gli posava le labbra sul collo. Gli venne un brivido freddo solo al pensiero, e si strinse di più nelle coperte.
Non aveva permesso a quell'uomo di spingersi troppo oltre, facendogli capire molto chiaramente che a quel punto non sarebbe stato più zitto, eppure sentiva che presto sarebbe successo qualcosa di davvero brutto, lo sapeva.
Tutto quei pensieri gli procuravano un gran mal di testa.
Si massaggiò le tempie, dolorante.
Quei sei mesi erano stati un inferno; ogni volta che si avvicinava il weekend e sapeva di dover andare a lavorare da Orochimaru gli veniva un mal di pancia incredibile e addirittura la nausea; spesso era stato sul punto di raccontare tutto a Mikoto, preso dallo sconforto, ma poi s'imponeva di non farlo. Aveva fatto di tutto per continuare a portare a casa qualche soldo e non dare preoccupazioni a sua madre, ma ora non ce la faceva più: doveva raccontare quello che succedeva fra lui ed Orochimaru almeno ad Itachi. Insieme avrebbero trovato una soluzione.
Sentendosi così irrequieto decise di andare nella camera di Itachi - da quando lui era partito spesso andava a dormire nel suo letto - per cercare di tranquillizzarsi.
Sgusciò fuori del letto, camminando per il corridoio che collegava le due stanze, e rifugiandosi sotto le coperte del fratello.
Solo quello che gli bastò per calmarsi un pochino, e la certezza di sapere che il giorno dopo quel letto non sarebbe stato ancora vuoto, gli mise addosso un'allegria che raramente aveva provato in quel tempo trascorso dalla sua partenza.
Voleva rivederlo, riabbracciarlo; ne aveva dannatamente bisogno.
Sasuke continuò a rigirarsi fra le coperte per tutta la notte, senza riuscire a chiudere occhio. L'indomani mattina Itachi sarebbe stato di nuovo a casa.


Itachi si guardò intorno per l'aeroporto, trascinandosi dietro la sua pesante valigia. Doveva trovare Sasuke, e sapendo che lui si era recato lì da solo - Mikoto non aveva potuto a causa del lavoro - voleva raggiungerlo nel minor tempo possibile; anche se si sentiva ipocrita a pensarlo, avendolo abbandonato per sei mesi, non voleva lasciarlo solo nemmeno per un secondo di più.
In quei mesi trascorsi si era sempre sentito tremendamente in colpa per essere partito, e le ragioni che tempo prima l'avevano spinto ad allontanarsi, ora gli sembravano solo sciocche e stupide. Stare lontano sei mesi da suo fratello, facendo soffrire entrambi, non era servito a cancellare i sentimenti che provava; anzi, a renderli ancora più intensi, tanto che Itachi aveva paura di non riuscire a contenersi, nel rivederlo.
Il cuore gli batteva forte, sapeva di essere finalmente giunto a un punto di svolta. Desiderò tremendamente di essere ricambiato da Sasuke, e si diede mentalmente dello stupido per quello che aveva pensato.
Senza nemmeno accorgersene accelerò il passo, diretto verso il punto che avevano fissato per il loro incontro. In quei sei mesi era cambiato qualcosa in Sasuke? Stava bene? Si era sentito solo?
Nei primi tempi Itachi aveva avuto l'impressione che fosse successo qualcosa di grave, ma Sasuke aveva sempre negato.
Posò a terra la valigia, guardandosi in giro con nervosismo. Voleva rivedere suo fratello, immediatamente, subito. Sentiva di dovergli dire un sacco di cose, ma nello stesso tempo nulla; non aveva mai provato delle emozioni simili.
Iniziò ad agitarsi seriamente vedendo che era in ritardo, temendo che potesse essergli successo qualcosa e quando, alzando lo sguardo, vide in lontananza la sua figura, il mondo intorno a lui si bloccò completamente. Anzi, scomparve. In quel momento esisteva solo Sasuke.
Pensò di alzarsi e andargli incontro, ma non si mosse, continuando a guardarlo dritto negli occhi. Sasuke camminava verso di lui con passo lento, all'apparenza indifferente, con quel suo solito broncio appena accennato. Itachi lo scrutò a fondo dall'alto in basso, e gli parve che in quel tempo passato i suoi lineamenti si fossero fatti più da ragazzo che da bambino. Era cresciuto un po' il suo fratellino - o forse ad Itachi sembrava così perché non lo vedeva da tempo - si era fatto un po' più grande, era diventato anche più alto.
Presto si trovarono uno davanti all'altro, a meno di un metro di distanza, fissandosi negli occhi, colmi di cose non dette. Fu itachi a prendere parola per primo, pensando di dire "Mi sei mancato, otouto" ma improvvisamente Sasuke gli si buttò fra le braccia, con il suo fare un po' impacciato, stringendolo talmente forte da fargli mancare il respiro.
Itachi ricambiò l'abbraccio diversi secondi dopo, rendendosi conto di averlo finalmente di nuovo accanto. Gli fece poggiare la testa contro il proprio petto, cercando di comunicargli tutto quello che poteva tramite quel contatto. Avrebbe voluto rimanere in quel modo per sempre, stringerlo fino a diventare un tutt'uno con lui.
Prese ad accarezzargli i capelli con dolcezza, senza dire una parola.
Rimasero abbracciati in quel modo per diverso tempo - nessuno dei due avrebbe saputo dire quanto - fino a quando fu Itachi a interrompere il silenzio che si era creato fra loro, andando a sussurrargli ad un orecchio.
"Perdonami otouto, io non sarei dovuto partire ..."
Non gli arrivò risposta, ma Sasuke si rannicchiò ancora di più fra le sue braccia. Itachi allora capì che a entrambi sarebbe servita qualche ora, o almeno il tempo di ritornare a casa, per interrompere il silenzio colmo di cose importantissime da dire che si era venuto a creare, ed allora si limitò ad afferrare la valigia e passare un braccio intorno alle spalle di Sasuke, stringendoselo contro ed incitandolo poi a camminare.
"Sistemati bene la sciarpa, deve far molto freddo fuori." Gli raccomandò, premuroso, intenerendosi quando si rese conto che Sasuke non aveva smesso ancora una volta di guardarlo, come se non gli sembrasse vero di essere di nuovo insieme.
"Andiamo a casa, otouto, lì ti racconterò tutto."




io e mio fratello itachiWhere stories live. Discover now