La resa Dei Conti

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Itachi si ripeté per l’ennesima volta che la notte passata era stata una pessima scelta quella di restare a dormire con Sasuke. All’inizio gli era sembrato tutto fin troppo facile, ma poi non era riuscito ad ignorare quella sensazione sulla quale si rifiutava di soffermarsi, che lo spingeva a desiderare di toccare e baciare suo fratello. Quando si era reso conto di essere di nuovo in preda a quelle emozioni tanto difficili da ignorare le cose erano solo peggiorate, e per tutta la notte era rimasto combattuto fra il desiderio di alzarsi ed andarsene, e quello di non deludere Sasuke, perché sapeva che se lui si fosse svegliato non trovandolo al suo fianco ci sarebbe rimasto davvero male.
Alla fine aveva deciso di rimanere, e ci aveva impiegato parecchio tempo prima di addormentarsi: l’ultima volta che aveva guardato la sveglia, essa segnava le tre del mattino.
 
Mettendo da parte quei pensieri, accompagnò Sasuke fino alla sua aula, rifiutandosi di lasciarlo solo per i corridoi della scuola, e raccomandandogli di prestare attenzione a Kimura – con cui aveva comunque deciso di parlare con molta calma alla prima pausa – e poi si avviò verso la propria classe, trattenendo a stento uno sbadiglio mentre entrava.
Salutò cortesemente i suoi compagni del primo anno di università, e mentre tutte le ragazze presenti puntavano gli occhi su di lui, gli venne un’idea malsana, che – se non fosse stato per i sentimenti che aveva iniziato a provare per suo fratello – non gli sarebbe nemmeno passata per la testa.
Si convinse che la sua confusione sentimentale dovesse essere causata, per forza, dal fatto di non avere mai avuto una storia d’amore con una ragazza – nonostante le innumerevoli proposte di fidanzamento – se non qualche tentativo di pochi giorni finito subito nel vuoto, e quasi senza rendersene conto, mentre continuava a pensarci, salutò la sua vicina di posto con un sorriso più gentile del solito.
Aveva bisogno di innamorarsi di una donna – si ripeté mentre la figura di Sasuke continuava a tornargli prepotentemente in testa – e  Jun – così si chiamava quella ragazza – era una persona che faceva al caso suo. Era intelligente, a modo, cortese e comprensiva, ed era sempre andato d’accordo con lei. Inoltre, Itachi se ne era accorto da diverso tempo, era innamorata di lui.Non era particolarmente carina ma nemmeno si poteva dire che non fosse di bell’aspetto, e fisicamente era tutto l’opposto di suo fratello: capelli biondi e ricci e occhi verdi.
Itachi si sentì tremendamente ipocrita mentre le sorrideva in modo cortese, ma si ripeté che lo stava facendo per suo fratello; perché non poteva innamorarsi di lui e rischiare di fargli provare sentimenti sbagliati.
“Buon giorno, Uchiha kun.”Rispose lei, al suo saluto, arrossendo palesemente.
“Puoi chiamarmi Itachi.” Le disse. “Dopotutto ormai ci conosciamo bene e parliamo ogni giorno.”
Si sedette tranquillamente al suo posto, mentre prendeva i libri per la lezione.
“O- ok … “Balbettò la ragazza.
Per un attimo restarono in silenzio, fino a quando fu lei a parlare nuovamente.
“Tutto bene?”Chiese, preoccupata. “Mi sembri parecchio stanco …”
“È che stanotte non ho dormito molto bene.” Ammise lui, anche se poi non le spiegò la vera causa, o meglio; solo in parte.
”Ho saputo che un mio ex compagno di classe ha importunato mio fratello, e sono abbastanza nervoso.”
“Mi dispiace molto per il tuo fratellino …“ Gli disse la ragazza, con uno sguardo sincero. “Penso che dovresti fare qualcosa personalmente per accertarti che non venga più infastidito.” Aggiunse poi, istintivamente.
“Hai ragione, infatti non ho nessuna intenzione di lasciar perdere.” Concluse lui, poco desideroso di parlare di quell’argomento che lo faceva innervosire oltremisura.
Passò qualche secondo, fino a quando Itachi si decise a chiederle quello che aveva in mente da qualche minuto.
“Senti, Jun … ti andrebbe di uscire insieme questo pomeriggio?”
Lei spalancò gli occhi incredula a quella proposta, e Itachi le lesse la risposta negli occhi senza nessuna difficoltà.
“Devo solo accompagnare Sasuke a casa prima, se vuoi puoi fare la strada insieme a noi.”
La ragazza si finse indifferente per qualche secondo, sfruttando la scusa che forse doveva studiare, ma poi acconsentì senza riuscire a mascherare un largo sorriso.
“Va bene, Itachi kun, con molto piacere.”
 
 
 
 
 
Quando suonò la campanella d’intervallo Sasuke non uscì dalla classe per guardarsi un po’ in giro come era solito fare, ma preferì restarsene seduto al suo banco. Naruto, il suo migliore amico, ovviamente lo notò subito, e ne approfittò per tempestarlo di domande.
“Cosa ti prende oggi, Sasuke? Eh?Eh?”
“Naruto, per favore …”
“Sei tutto pieno di lividi, non mi hai ancora detto che ti è successo.”
“Già Uchiha, cosa ti è successo?”Intervenne Kiba, un altro suo compagno di classe. ”Qualcuno ti ha preso a cazzotti? Hai litigato con tuo fratello?”
Lui li liquidò senza prestar loro troppo ascolto, non prima di aver specificato che Itachi non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere, e poi alzandosi di scatto per andare a cercarlo. S’incamminò verso la sua classe, e si bloccò di colpo quando, vicino alle scale per salire al piano superiore, incontrò Itachi e Kimura. Si nascose dietro la parete istintivamente, sperando che non l’avessero visto, e rimase lì ad origliare.
“Se vuoi fare una chiacchierata ti aspetto fuori da scuola dopo le lezioni, Uchiha.”
Sasuke percepì un moto d’odio sentendo la voce di quel Kimura, ma restò immobile dov’era.
“Non so che intenzioni tu abbia, probabilmente vorrai radunare la tua banda per farmi una bella sorpresa.”
Rispose Itachi, con un tono che il fratello non gli aveva mai sentito prima. “Ma sappi che verrò lo stesso, non sono un vigliacco come te che attacca un ragazzino.”
Senza dare il tempo ad Itachi di aggiungere altro Kimura gli voltò le spalle, scomparendo su per le scale con aria furiosa.
“Sasuke, vieni fuori.”
Lui trasalì – domandandosi come avesse fatto itachi a notarlo mentre l’altro non si era accorto di nulla – e dopo un primo attimo d’indecisione si decise a raggiungerlo.
“Niisan …”
Lo sguardo glaciale di lui lo intimidì un po’, e Sasuke ebbe quasi il sospetto che Itachi l’avrebbe cacciato via in malo modo, anche se cambio idea appena notò che la sua espressione stava tornando la solita con cui lo guardava: dolce e gentile.
Il fratello gli posò una mano sulla testa, spettinandogli i capelli e scatenando le proteste di Sasuke, poi lo guardò negli occhi.
“Oggi dovrò fermarmi qua a scuola.” Gli spiegò, omettendo la verità: ovvero che invece doveva incontrarsi con Kimura come avevano concordato. “Tu quindi torna a casa, ti raggiungerò dopo.”
“Niisan, guarda che non sono scemo.”
Si affrettò a fargli notare Sasuke.
 “L’ho visto Kimura, e anche senza sentirvi avrei capito benissimo che intenzioni avete. Altro che fermarti a scuola, questo pomeriggio tu …”
Lui lo fulminò con un’occhiataccia seria, di quelle che non ammettono repliche, che non gli aveva mai rivolto.
“Tu non mi seguirai.” Gli disse, con tono conclusivo, mentre già si apprestava a salire le scale e il suo sguardo diventava ancora più duro, invitando Sasuke a non protestare.
“Sono stato chiaro, otouto?”
Il tono di Itachi spinse Sasuke ad annuire, ma quando lui sparì su per le scale il più piccolo dei due fratelli si ripeté mentalmente che non l’avrebbe mai lasciato andare da solo, a costo di mettersi nei guai.
 
 
 
 
Itachi uscì dal cancello principale di scuola avviandosi al punto d’incontro con Kimura con un nervosismo che non era da lui. Sapeva che quell’idiota non si sarebbe presentato da solo, sarebbero anzi stati in tanti, forse troppi, ma più che altro la rabbia che aveva provato il giorno prima, quando Sasuke era arrivato a casa tutto pieno di lividi e graffi, stava cominciando a impossessarsi di lui in modo pericoloso.
Inoltre aveva pure dovuto rimandare l’appuntamento con Jun al giorno dopo, quello che avrebbe dovuto essere un primo passo per cercare di smetterla di provare certi sentimenti verso suo fratello, e si sentiva un po’ frustrato anche se non gliene importava poi molto.
Aveva sottovalutato la testardaggine di Sasuke e non pensava che lui l’avesse seguito, o forse non voleva pensarci, e preso da suoi ragionamenti stranamente non si accorse che lui gli stava andando dietro molto furtivamente, a una cinquantina di metri di distanza, prestando estrema attenzione a non farsi vedere.
Andò a sedersi su un’altalena di un parchetto abbandonato, senza accorgersi di Sasuke che si nascondeva bene in una siepe, e attese diversi minuti.
A un certo punto vide Kimura comparire all’entrata del parchetto, dandosi subito dello stupido per aver pensato per un momento che fosse veramente da solo: alle sue spalle c’era un gruppo di una decina di altri ragazzi. Strinse i pugni, pensando che avrebbe fatto di tutto per non dargliela vinta, anche se la differenza numerica era troppa.
Di solito non amava essere elogiato, ed era un tipo modesto, ma in quel momento si disse che non per nulla era una delle cinture nere più forti della zona – quelle che vincevano sempre alle gare e che erano temute un po’ da tutti – e questa volta doveva sfruttare quel suo talento in modo pratico.
Odiava ricorrere alle maniere forti, ma semplicemente non poteva sopportare l’idea che qualcuno si fosse permesso di toccare Sasuke.
“Oh, eccoti qui Itachi …” Parlò Kimura, con un’aria tronfia. “Allora sei pronto a saldare i conti?”
Lui non gli disse nulla, limitandosi solo a fissare il resto della banda con un’aria gelida, e fulminando poi il loro capo con un’occhiata talmente fredda da incutere timore. Solitamente Itachi era gentile e dolce, ma persino lui si stupiva del distacco che riusciva a provare a volte, e sapeva di risultare veramente poco rassicurante con certi sguardi.
“Uchiha, sei odioso quando ti comporti in quel modo!” Gli urlò contro il ragazzo che stava di fronte a lui, adirato.” Dammi una risposta!”
Quando Itachi ancora non disse nulla, Kimura ordinò agli altri di passare all’azione; ma prima che potessero fare un passo tutti vennero interrotti da Sasuke, che sbucò dalla siepe frapponendosi fra i due schieramenti.
“Vigliacchi, dieci contro uno non è leale!”
Li guardò con astio, fissando negli occhi Kimura, ma si rese conto dopo pochi secondi di avere fatto un gesto fin troppo avventato. La voce tagliente e atona allo stesso tempo con cui Itachi gli ordinò senza mezzi termini di spostarsi, afferrandolo bruscamente per la maglietta e fulminandolo con un’occhiata piena di biasimo, fece rabbrividire Sasuke, anche se lui v’intuì una nota di preoccupazione che in qualche modo lo rassicurò.
“Ma guardate chi abbiamo qui; il fratellino stupido che si è fatto picchiare l’altra volta!”
Lo schernì Kimura, guardando i due Uchiha con un sorriso sghembo.
“Questa volta c’è il tuo fratellone a proteggerti, ma a quanto pare siamo in troppi …”
Prima che gli altri avessero il tempo di commentare, Itachi non perse tempo, e si scagliò verso Kimura con una velocità sorprendente. Altri sei però gli furono subito addosso, e per quanto fosse bravo Itachi dovette faticare per liberarsi dal cerchio in cui l’avevano intrappolato prima che potesse arrivare al loro capo.
Itachi era agile, schivava i loro colpi senza troppi problemi, ma quando ai ragazzi se ne unirono altri, si trovò nella condizione di non riuscire a contrattaccare.
Nel frattempo, quelli rimasti, insieme a Kimura, decisero di occuparsi di Sasuke. Lui appena capì le loro intenzioni pensò di correre via, preso dalla paura – ricordava ancora bene il dolore dei loro pugni – ma la loro superiorità fisica – erano più grandi di almeno cinque anni – fu subito evidente. Lo raggiunsero in poco tempo, e anche se Sasuke inizialmente riuscì a schivare i loro colpi, ci impiegarono poco a catturarlo.
Lui si sentì come un topo in trappola, mentre uno dei ragazzi lo teneva fermo, per il collo, e l’altro lo sollevava dalle gambe per impedirgli di scappare. Lo trasportarono in una stradina isolata.
“Lasciatemi andare, stronzi!”
Una gomitata forte alle costole gli mozzò il respiro.
“Siete dei vigliacchi!”
Mentre tentava di liberarsi, contorcendosi come un serpente, pensò ad Itachi. Era rimasto solo con quegli energumeni, e anche se Sasuke sapeva quanto lui fosse veramente forte – abile e intelligente soprattutto – si sentì davvero preoccupato al pensiero che stava combattendo con ben otto di loro.
“Le persone si affrontano uno contro uno, faccia a faccia … siete degli stronzi vigliacchi!”
Suo malgrado, non riuscì a nascondere un po’ di paura quando loro si fermarono, buttandolo a terra malamente. Sasuke si ritrovò inginocchiato a terra, e prima che avesse il tempo di pensare, fu colpito dal primo calcio, al centro della schiena dove aveva già un livido dal giorno prima.
Urlò di dolore, e le risate di scherno degli altri tre gli sembrarono particolarmente umilianti. Possibile che fosse così debole e incapace di difendersi?
I calci continuarono, facendo perdere a Sasuke la cognizione del tempo e di se stesso. Arrivavano da tutte le parti, forti, e a un certo punto lui cominciò quasi a non sentire più il dolore. Stava perdendo i sensi. Perdeva sangue, dalle labbra e dal naso.
A un certo punto gli sembrò di sentire dei colpi, e vide le ombre dei due che lo stavano picchiando e di Kimura che si accasciavano a terra. Poi un'altra ombra. Cercò di mettere a fuoco l’immagine – era talmente stordito da non capire più nulla – ma non riuscì a vedere di chi si trattava, perché gli si stava annebbiando la vista.
Si sentì sollevare da due braccia forti, e gli fu impossibile non riconoscere il fratello quando percepì il suo odore caratteristico. Si abbandonò contro il suo petto, senza più forze, sforzandosi per non piangere anche se ne sentiva il bisogno.
“Niisan …” Lo chiamò, in un sussurro, aggrappandosi alle sue spalle con le pochissime forze che gli rimanevano e che già lo stavano abbandonando.”Niisan…”
Chiuse gli occhi, concentrandosi solo sul calore rassicurante del corpo di Itachi.

io e mio fratello itachiWhere stories live. Discover now