Capitolo III: Born to do that

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Eccomi, grazie infinite a tutte per il vostro interesse

Che dire, lunga attesa, lungo capitolo... e c'è pure un po' (un bel po') di angst



Capitolo III: Born to do that

Cheltenham, Pittville Circus Rd, 9 April 2000

Prima di fare quel viaggio, Kevin ha preferito aspettare e nei tre giorni precedenti ha trovato più saggio prendere confidenza con i suoi poteri e levarsi qualche sfizio.

Come far camminare Riley per i corridoi della scuola con i pantaloni abbassati e come gran finale fargli abbassare anche le mutande in aula, non appena il professore si fosse palesato, cosa che gli ha fatto guadagnare un mese di sospensione.

Ha anche fatto scatenare una rissa all'intervallo fra tutti gli altri membri della gang di Riley, che ha dato dei sanguinolenti risultati, con relativi provvedimenti disciplinari.

Ha fatto anche scoppiare quella che forse era la coppia più popolare in tutta l'Università, non perchè quei due gli avessero mai fatto qualcosa, soltanto per il gusto di farlo e di sperimentare un pò.
È anche vero che li aveva rimessi insieme il giorno seguente perché Kevin non voleva essere troppo cattivo.

Crowley lo ha encomiato per tutto: l'umiliazione, la violenza, l'infrangersi di importanti relazioni sentimentali.... tutte cose che tra la sua gente vanno per la maggiore.

Si è palesato in ognuno dei tre giorni alla sua scuola, rendendosi invisibile agli occhi di tutti fuorché quelli di Kevin.
L'unica cosa su cui ha avuto un po' da ridire è la velocità con la quale lo studente ha risanato quel rapporto di coppia danneggiato fra i suoi due compagni di corso, ma appena ha visto Georgia e David il demone ha convenuto con Kevin che quella fosse una coppia davvero troppo adorabile per separarla e con uno schiocco di dita si è anche assicurato che nessuno ci sarebbe mai più riuscito.
Tutte cose che i suoi capi difficilmente andrebbero a verificare.

Kevin ha semplicemente detto a Crowley che aveva necessità di allontanarsi almeno per un giorno, senza fornirgli spiegazioni e chiedendogli di non seguirlo, almeno in quel frangente avrebbe preferito restare solo.

Ecco perché ora si trova a bordo di un taxi che lo sta per portare a destinazione, deve solo svoltare all'uscita seguente.
Dal suo alloggio universitario quel luogo dista due ore e mezza di macchina all'incirca, cosa che di sicuro non la rende una meta abituale.
Tuttavia la distanza chilometrica è nulla comparata a quella sentimentale.
Kevin ha deciso di far visita ai suoi genitori, non li rivede più da... nemmeno lui se lo ricorda.

"Siamo arrivati, ragazzo." lo avverte il taxista.

Un'altra occasione perché Kevin possa far pratica col suo potere.

"Azzera il tassametro, sei contento di avermi portato qui e mi aspetterai fino a stasera." comanda, con tono calmo.
L'uomo preme i tasti del suo dispositivo fino ad azzerare quella tariffa che fino a pochi secondi prima era già a tre cifre
"Ma certo, ragazzo, ti aspetto qui, nessun problema." replica docile e accomodante.

Kevin scende dal taxi, alla volta della casa di campagna dei due scienziati.

- Non mi piace che mi si chiami ragazzo, men che meno Signorino Thompson ma nemmeno Kevin lo concedo a chiunque, forse dovrei trovarmi un nome più incisivo... ma non è questo il momento di pensarci. - rimugina, mentre percorre una strada che gli desta dei lontani ricordi.

Ogni cosa è rimasta invariata, dal prato Inglese perfettamente tagliato, alla siepe che lo costeggia, dal tetto spiovente al balcone coi mattoni a vista.

Kevin attraversa il prato, osservando tutto quello spazio verde, l'ideale per mettere un'altalena, un dondolo o un qualsiasi altro gioco da fare all'aperto.
Ma quel posto, anzi no, quella famiglia, non è mai stata a misura di bambini.

Prova a sbirciare in direzione della veranda se ci sia fuori qualcuno, ma non ha fortuna.

- Devono essere dentro, conoscendoli, a lavorare. - rimugina, raggiungendo il portone bianco, prima di premere il campanello piuttosto insistentemente.

Gli ci vuole un po' prima che qualcuno venga ad aprirgli e quando accade gli si palesa davanti una figura alta, austera, dai folti capelli brizzolati e dall'espressione resa ancora più burbera dalle sopracciglie aggrottate.

"Che diavolo ci fai qui? I soldi per la retta e l'affitto te li abbiamo mandati!" sibila secco il proprietario di quella casa.

Ineffably InevitableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora