~GAIUS~

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Per me erano entrambi come due figli, i figli  che non ho mai avuto.

Avevo fatto nascere Artù, lo avevo sentito piangere per la prima volta, lo avevo visto camminare, inciampare, cadere e rialzarsi.

Lo avevo visto diventare più grande, i primi amori, le prime corse per il castello, i primi tagli di quei  capelli biondi, i primi dispetti alle dame di corte, le prime rimproverate.

Era sempre stato un bambino felice, allegro. Con quei suoi occhioni blu sapeva convincere tutti.

Lo avevo visto poi per la prima volta con una spada in mano, lo avevo visto vincere i primi tornei. Era un vero prodigio ; lo avevo visto diventare cavaliere e poi maggiorenne, quindi legittimo erede al trono.

Lo avevo visto diventare Re, sposare Ginevra e poi lo avevo  visto in quella foresta, con Merlino, morente.

Anche Merlino lo consideravo, lo considero mio figlio.

Era venuto da me, pieno di insicurezza e di speranza, pieno di voglia di fare.

E lo avevo visto insieme al giovane Re, il loro rapporto era straordinario. Naturalmente non era sono il servitore di Artù, erano legati da un qualcosa di indistruttibile.

Quella mattina mi svegliai con un terribile presentimento ed effettivamente avevo ragione.

Non lo vedevo da circa una settimana  e lui era lì, piantato sulla porta, all'inizio sorrisi ma poi osservai meglio la sua faccia. I suoi occhi erano pieni di lacrime, strabordavano.

Provò, piangendo e con voce spezzata, a pronunciare il mio nome.

Lo abbracciai.

Artù era morto e con lui anche l'anima di Merlino. Lo portai da Ginevra. Il ragazzo non ce la fece, pianse,pianse anche davanti a lei. Non ce la fece a trattenersi anche se volle tanto farlo.

Ginevra non lo guardò nemmeno, sono sicuro che questo lo distrusse.

Quella sera lo aiutai a togliersi i vestiti e poi si mise al letto. Crollò, non dormiva da giorni.

La mattina seguente aprii la porta della sua piccola stanzetta. Non c'era e non sarebbe mai tornato.

Non poteva restare a Camelot.

Camelot per lui voleva dire sola una cosa, Artù.

Non sarebbe mai potuto rimanere qui. Svegliarsi e passare davanti alle stanze di Artù senza poter entrare e portargli la colazione.

Non poteva e io lo so.

Ora mi trovo sdraiato a terra.

Probabilmente sto avendo un infarto, ne sono quasi sicuro. Non so se sia il dolore o la vecchiaia, forse un connubio.

Me ne vado via con un sorriso comunque.

Ho passato degli anni meravigliosi con Merlino tra i piedi, mi mancherà da morire sentire la sua voce, ascoltare i suoi problemi, aiutarlo a compiere imprese impossibili, cenare insieme. Si, mi mancherà davvero tanto.

Ma ora è giunto il mio momento.

Spero solo che qualcuno si ricordi di me, un semplice medico di corte.

Spero che lo faccia Merlino, perché io mi ricorderò in eterno di lui...

Once and FutureWhere stories live. Discover now