"Possiamo anche fare un po' di ritardo...", le sue ultime parole, prima di girarmi verso le mattonelle grigie sulle quali poso le mani, e farmi sua.



"Chi viene a suonarci a casa anche il giorno di Natale?", chiedo infastidita dal suono incessante del campanello di casa, mentre velocemente io e Paulo ci mettiamo qualcosa di comodo addosso, non ancora del tutto asciutti.

Forse era Maurizio, il portinaio che, come in ogni festa, portava qualcosa ai suoi condomini, e faceva gli auguri, accompagnato dalla sua bimba.

"Potrebbe essere Nahuel che ti porta il mio regalo di Natale", mi avvisa Paulo, mentre lo osservo dallo specchio indossare velocemente delle scarpe e sistemarsi i capelli umidi.

"Vai tu, già che sei pronta", mi dice, spingendomi poi fuori dalla stanza, mentre le mie parole poco carine nei confronti del suo migliore amico risuonano del corridoio della sua casa.

Accelero il passo, sciogliendo i capelli e sistemandoli alla bell'e meglio sulle spalle, poi comincio a girare l'infinito numero di serrature della porta d'ingresso.

"Nahuel, giuro che se sei tu che vieni a rompere il..."

Le mie parole si bloccano nel momento in cui apro la porta, ritrovandomi si Nahuel e Florencia, ma con alle spalle mio fratello e i miei genitori coperti dai loro cappotti pesanti, sciarpe e cappelli.

Ancora più dietro, Alicia mi sorride, salutandomi dolce e mimando un "Sorpresa" con Abba e Bruno tra le braccia.

In pochi secondi Paulo è al mio fianco, circondandomi le spalle sorridente e salutando tutti al posto mio, ancora incapace di dire qualcosa.

Era il suo regalo di Natale per me.

Aveva portato a casa sua la mia famiglia, per la prima volta, per me.

Sapendo che questo sarebbe stato il regalo meno materiale possibile.

Ma il migliore di tutti.

Cristo, come ho potuto meritarmi così tanto, nella vita?

Alzo lo sguardo su di lui, intento a guardare la mia famiglia innamorato, poi lo sguardo si fa serio, osservando mia madre che gli pianta un vassoio tra le mani per potermi abbracciare.

Ricambio ridendo, allungando le braccia per accogliere anche mio padre, e trattenendomi dal singhiozzare come una bambina, un po' come avevo fatto quando a casa fecero arrivare Bruno, il cucciolo di cane più bello che avessi mai visto.

Ero scoppiata in lacrime, emozionata al solo pensiero che potessi finalmente definirlo mio.

Un po' come Paulo, ogni volta in cui facevamo l'amore.

"Chiquita", mi accoglie Alicia, abbracciandomi anche lei, dopo aver sbaciucchiato per infiniti minuti il suo figlio prediletto.

Avrei dovuto fare un video e mandarlo a suo fratello Mariano, ridendo già alla sua reazione mentre alza gli occhi al cielo, rassegnato dai favoritismi.

Nel giro di pochi minuti Alicia e mia madre prendono possesso della cucina, con mio padre che le segue dopo essere tornato a prendere il resto del pranzo in ascensore.

Dove avevano preparato tutte quelle cose, diamine?

Mio fratello, Paulo e Nahuel si spostano in salotto, ridendo ai racconti di Marco che descrive il primo viaggio in aereo dei miei genitori.

Florencia mi osserva, ancora ferma sulla porta d'ingresso, intenta ancora a fissare il bellissimo regalo ricevuto.

Mi si para davanti, sventolando la mano come per risvegliarmi, poi scoppia a ridere, abbracciandomi anche lei.

Mi asciuga una piccola lacrima scappata via dall'emozione, poi posa le mani sulle mie spalle, osservando il mio abbigliamento.

Indossavo una felpa rossa corta, sotto, invece i primi pantaloni di tuta trovati in camera da letto.

Erano grigi, molto belli.

Ma maschili, perché erano di Paulo.

Torna a guardarmi negli occhi, facendomi una domanda inespressa.

Annuisco, semplicemente, e lei scoppia a ridere ancora.

"Vai a cambiarti, prima che tuo padre o tuo fratello ci facciano caso", mi avverte poi, spingendomi verso il corridoio che porta in camera da letto.



Torno qualche minuto più tardi, con il viso e i capelli un po' più sistemati e il cuore ancora palpitante.

Mi scambio uno sguardo con Paulo, di quelli complici che non necessitano di parole, poi mi avvicino per lasciargli un bacio, incapace di trattenermi.

Osservo tutta la mia famiglia muoversi tranquillamente tra le mura di casa di Paulo, come se la conoscessero da sempre.

Come se ci fossero già stati altre volte.

Osservo Bruno giocare con Abba, mettendo in disordine la cuccia di quest'ultima.

Mio padre e mio fratello che parlano con Paulo chiedendogli come sia Cristiano in spogliatoio.

Mia madre che osserva Alicia infornare le empanadas argentine, per poi cominciare ad elencargli gli ingredienti per preparare i tipici panzerotti del sud.

Nahuel e Florencia intenti a scherzare tra loro mentre scattano una foto insieme, ogni giorno più innamorati e ogni giorno più vicini a noi in ogni momento di famiglia, della quale ormai facevano parte anche loro.

Poteva scoppiarmi il cuore, e non mi sarei lamentata affatto, se fosse successo per un motivo del genere. 



Buona domenica e buon settimo giorno di quarantena a tutti.
Stiamo a casa, e immaginiamo con noi ci sia Paulo. 
Forza.
Vostra M.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora