Capitolo 48

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"A- andata!" urlo con affanno a mia madre al telefono, mentre raggiungo il mio vagone e il mio sedile nel treno diretto a Torino.

"L'esame o il treno?" mi chiede ansiosa.

"Entrambi, mamma" le dico, sedendomi al mio posto, per poi fare un lungo e rumoroso sospiro.

"Quando la smetterai di fare ritardo nel prendere i treni?" mi chiede, in una finta arrabbiatura.

"Quando i professori la smetteranno di interrogarmi per ultima perché vanno in ordine alfabetico, quando io sono sempre tra le prime a prenotarmi" le rispondo schietta, facendola ridere.

"Dai... com'è andato l'esame?" mi chiede poi, immancabile.

"Fin troppo bene, oggi qualche santo mi è stata vicino, mi ha chiesto tutte le cose che sapevo meglio, troppa fortuna"

"E quindi?" continua, infastidita perché la tengo sulle spine.

"Trenta" le dico a bassa voce per non farmi sentire da chi mi sta intorno e coprendomi poi gli occhi.

Mai più, mai più mi presenterò ad un esame così insicura e con tanti dubbi. Eppure davvero quel giorno mi era stato vicino qualcuno e mi aveva permesso di raggiungere il mio scopo.
Con questo voto e i crediti raggiunti, potevo fare quello che speravo di riuscire a fare da mesi ormai.

"Brava, amore mio. Tra poco ti mando tutte le carte da consegnare. Sono fiera di te, e se è davvero quello che vuoi fare e sei felice... lo sono anch'io"

"Lo sono, mamma. Incrociamo le dita e non diciamo ancora niente - le rispondo, mentre oltre alle labbra, mi sorride anche il cuore.

"Ora fammi avvisare Paulo, che era più in ansia di te!" le dico ridendo.

"Va bene. Salutamelo quando lo vedi... e non ti far sciupare troppo"

"Ma -

"E ricorda... state attenti"

"Mamma!" le urlo quasi in tono lamentoso, mentre mi affloscio sul sedile, come se il ragazzo di fianco a me potesse sentire le sue parole.

"Va bene, va bene, la smetto... Chiamami quando arrivi"

La saluto ridendo e staccando la chiamata.

Mentre continuo a scuotere la testa, avviso velocemente Alessia di essere partita e le chiedo com'è andata a lei la seduta, dato che dopo la mia sono dovuta scappare, lasciandola da sola.

Poi leggo i messaggi di Paulo.

     Da: P.
<<In bocca al lupo,
    amore mio, ma so
    che non ti servirà>>

<<Hai fatto?>>

<<30 e lode?>>

<<Se lo prendi
    davvero stasera ti
    voglio a casa mia!>>

<<Sei online... per
    quanto ancora vuoi
    tenermi sulle spine?>>

E sta continuando a scrivere, così decido di chiamarlo, immaginandolo seduto sulla panca degli spogliatoi di Vinovo mentre si mangia le unghie nervoso.

Mi risponde quasi immediatamente, al secondo squillo.

"Per quanto ancora avevi intenzione di ignorarmi? Stavo per chiamare Chi l'ha visto" esordisce.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora