Missing moments : 2

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Missing moment - 2

19 marzo 2021


Quella mattina Beatrice non aveva avuto il solito risveglio; nessun ribaltamento di stomaco per un semplice movimento incosciente tra le lenzuola; nessun sapore acido tra le labbra increspate e disidratate dal solito, e doloroso, insopportabile, repentino stato di nausea a interromperle il sonno; nessun giramento di testa per il veloce movimento di alzata dal letto per raggiungere il bagno.

Come se puntino avesse avvertito il suo stato di stanchezza; come se anche puntino fosse stremato dai piccoli, a volte anche impercettibili, ma continui movimenti che faceva.

La giornata precedente l'aveva stremata a tal punto che era crollata poco dopo il fischio finale di quella partita in trasferta, lasciando perfino il telecomando della tv e la tazza nera svuotata della solita camomilla digestiva e alla melatonina sul suo comodino di fianco al letto, e non rimettendoli al loro posto, come sempre.

Segno di grandissimo disordine, che lei proprio non sopportava.

Non aveva neppure sentito suo marito rientrare quella notte, quando, la maggior parte delle volte, avvertiva la sua presenza dal rumore dell'auto al cancello di ingresso al giardino, distante almeno cinquanta metri e qualche piano dalla sua stanza da letto.

Era davvero esausta.

A svegliarla era stato un semplice – e breve – rumore di lenzuola, accompagnato da un sospiro un po' più forte, e poi il suo profumo aveva fatto capolino nelle sue narici.

Si girò subito verso quel profumo.

Paulo dormiva profondamente al suo fianco, le labbra leggermente schiuse a rendere i suoi respiri un po' più rumorosi, come se stesse effettivamente riposando da poco.

Non poteva che essere più tardi delle nove del mattino, e lui non poteva essere rientrato prima delle tre del mattino; poi aveva sicuramente preparato un mate, che lo avrebbe accompagnato alla visione della replica della partita appena giocata; poi un altro po' di tempo lo aveva occupato ad accarezzare il pelo morbido di Kaia, sfogliando qualche pagina di quel libro di nomi per bambini che aveva palesemente preso in prestito - o rubato - durante l'ultima visita a casa Morata.

Non aveva avuto fretta, perché il suo gol e la vittoria della sera prima avevano un'unica conseguenza: giornata di riposo, o, al massimo, allenamento nel tardo pomeriggio.

Lo osservò per un po', abbassando gli occhi sulla sua mano sinistra che le sfiorava il fianco, e in quel momento ebbe un flash del momento in cui poche ore prima l'aveva sentita posarsi sul suo ventre, accompagnata da un lieve bacio sul suo braccio e poi sulla spalla.

Alzò gli occhi sul suo viso stanco, le palpebre abbassate, ma incapaci di coprire quelle occhiaie che lo accompagnavano da un po', figlie di stress di un intenso periodo di lavoro, fatto più di sedute di fisioterapia che di partite giocate sul campo.

Sì, probabilmente al rientro aveva riguardato la partita dalla palestra, mentre dal suo nuovo – ed enorme – macchinario di lavoro preferito si faceva curare il ginocchio che in quei mesi non aveva mai smesso di dargli problemi.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora