"La vittima si chiamava Lee Yong-Ho, coreano come le altre due vittime precedenti, ventisette anni. Il corpo è stato scoperto dalla portinaia e da due vicini che erano venuti a lamentarsi per il rumore. Stessa dinamica degli altri due omicidi, stesse modalità, cambiano solo alcuni particolari: questa volta era accesa la TV anziché la radio e il corpo era steso sul letto invece che sul divano".

"La scientifica ha già finito?"

"Qui in sala, sì. Sta raccogliendo le ultime prove in camera poi possiamo entrarci anche noi"

"Ok" rispose Cardelli.

Si guardò intorno alla ricerca di un dettaglio, qualcosa che potesse aiutarlo a capire, a sciogliere il bandolo della matassa, a risolvere il mistero di quelle tre morti atroci. Niente, non c'era assolutamente nulla che potesse far pensare che nella stanza di fianco, a pochi metri da dove era lui si trovasse un cadavere: tutto era in ordine, pulito e sistemato a dovere. Qual era dunque il motivo, quale il movente di tutto quell'odio? Si girò giusto nel momento in cui gli agenti della scientifica uscirono dalla stanza, accompagnati dal PM e da due infermieri che trasportavano il corpo della vittima avvolto in un sacco impermeabile nero.

"Ah Cardelli! Già qui di buon'ora? Ti hanno buttato giù dal letto eh, dormiglione?" domandò uno di essi ironicamente.

"Eh sì sì" rispose infastidito il commissario "e tu invece Bonetti, cosa ci fai qui? Mi hanno detto che eri già pronto per la pensione!"

"In pensione io? Ma sono ancora troppo giovane. Ti hanno informato male!" ribatté l'altro contrariato, muovendo un passo aggressivamente verso di lui.

In quell'istante si udì una risata sarcastica provenire dalla sala che distrasse l'uomo dai suoi propositi, permettendo al commissario di incamminarsi verso la camera da letto seguito dal collega che lo aveva aggiornato in precedenza.

"Ma che razza di coglione che è!" sibilò Cardelli tra i denti "magari fosse già in pensione!"

"Dai lascia perdere!" gli disse l'altro "lo sai che lo è sempre stato. Ignoralo e concentrati sul caso!".

Arrivarono vicino al letto e entrambi fissarono la macchia di sangue scuro che imbrattava il materasso.

"Scommetto che neppure questa volta troveremo una sola impronta. Questo bastardo sa come muoversi, accidenti a lui!" esclamò nervosamente. "Hai parlato tu con la portinaia?"

"No non ancora. Ho parlato solo con i vicini ma non sanno né visto nulla"

"A che ora sono stati svegliati dal rumore?"

"Mi hanno detto che hanno cominciato a battere contro la parete verso le quattro di questa mattina ma anche che hanno il sonno molto pesante e che non era la prima volta che si lamentavano per la musica a tutto volume"

"Ok, ho capito. Adesso vado dalla portinaia"

Il commissario scese i gradini ancora immerso nei suoi pensieri poi bussò con le nocche sul basso bancone di legno all'entrata del palazzo.

Dopo qualche minuto la portinaia uscì. Aveva la pelle del viso di un preoccupante tono grigiastro su cui spiccavano profonde occhiaie nere e le palpebre arrossate.

"Buongiorno signora. Sono il commissario Cardelli e vorrei farle alcune domande"

La donna cominciò a piangere ancora una volta e gli fece cenno di seguirla nel suo appartamento. Entrando, lui si accorse che era la copia esatta di quello che aveva appena visto, cambiavano solo i colori dei mobili e la quantità spropositata di cornici e fotografie.

"Venga commissario si accomodi pure. Posso offrirle un caffè?" gli domandò con la voce rotta.

"No grazie sono a posto così" le rispose mentre si sedeva sul piccolo divano marrone "La vedo molto scossa: conosceva bene il signor Lee?"

"Non lo conoscevo benissimo ma era un bravo ragazzo, gentile ed educato. Non mi ha mai dato nessun problema e ha sempre pagato l'affitto regolarmente". Tirò su con il naso e si alzò alla ricerca di un fazzolettino pulito.

"Da quanto tempo abitava qui?"

"Mmm mi lasci pensare... A memoria le posso dire che era qui da poco meno di un anno ma se vuole una data precisa dovrei controllare i miei registri"

"No, va bene. In questo palazzo è attivo il servizio di portineria?" chiese Cardelli mentre si guardava intorno.

"Certo ma, ultimamente, solo di giorno perché ho perso mio marito da circa un anno ed era lui che si occupava del turno di notte. Ho assunto un ragazzo al suo posto ma un mese fa si è licenziato dicendo che il lavoro era troppo pesante. Da allora io faccio il servizio diurno ma chiudo la guardiola a mezzanotte nell'attesa di assumere un'altra persona".

La donna si soffiò il naso mentre tornava a sedersi di fronte a lui.

"Ha visto o sentito qualcosa di strano la notte scorsa?"

"No. Ho visto uscire Yong-Ho verso le venti. Era allegro e ben vestito. Mi ha salutata come sempre con gentilezza. Quando a mezzanotte ho chiuso, lui non era ancora tornato".

"Non ha sentito nulla neppure dopo?"

"Ispettore, le giornate per me sono lunghe e noiose quindi quando entro nel mio appartamento e chiudo finalmente a chiave la porta ci metto veramente pochissimo ad addormentarmi. Mio marito diceva che era un dono del cielo riuscire a dormire appena posata la testa sul cuscino e lui mi ha sempre invidiata visto che soffriva di insonnia praticamente dalla nascita".

"Capisco. Il signor Lee ha mai portato amici, donne, persone qui?"

"Secondo me non aveva molti amici ma usciva spesso alla sera. Una sola volta l'ho visto rientrare con una ragazza molto carina. Aveva i capelli corti castani, non era molto alta e aveva una corporatura normale. Li ho sentiti ridere perciò ho pensato che fosse simpatica"

"Si ricorda, più o meno, quanto tempo fa è successo?"

"Devono essere passati circa sei mesi da allora o forse meno" rispose lei sforzandosi di quantificare il tempo trascorso.

"Era coreana secondo lei?"

"Ah no! Aveva decisamente i tratti di qui e, quando mi ha salutato, la sua voce non aveva alcuna traccia di accento straniero".

"È rimasta per molto tempo?"

"Non lo so. Io non l'ho vista uscire ma probabilmente il ragazzo che faceva il turno di notte potrebbe sapere qualcosa di più. Sempre che non si addormentasse durante il lavoro".

"Come si chiama il ragazzo?"

"Alessandro Olmi. Se mi dà un secondo le dico anche dove abita"

Cardelli si alzò dal divano e si diresse verso la porta. La donna gli porse un biglietto dove aveva scritto il nome e l'indirizzo del suo ex dipendente.

Il commissario la ringraziò poi uscì dal palazzo con aria pensosa. 


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Finalmente sono tornata! Mi ci è voluto veramente tanto tempo per scrivere questa nuova storia e sono molto emozionata al pensiero di pubblicarla. Spero che vi piaccia perché mi affeziono sempre tanto ai miei personaggi e spero che entrino nel vostro cuore come sono entrati nel mio. 

Ho cercato di informarmi sull'ordinamento giuridico italiano prima di scrivere delle sciocchezze però è una materia piuttosto vasta perciò chiedo scusa in anticipo se ho fatto degli errori o ho trattato con leggerezza certe situazioni. 

Spero di non aver dimenticato niente e vi ricordo che se il capitolo è di vostro gradimento potete lasciarmi un commento e una stellina, mi farebbero molto piacere.

Buona lettura e a presto! Crys

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