CAPITOLO 1

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Lo sparo echeggiò nel buio, mascherato dalla musica della colonna sonora del film che stavano trasmettendo in quel momento in televisione. Totalmente ignorato, uscì dalla finestra semiaperta del piccolo appartamento al quarto piano, per poi perdersi lentamente nei vicoli deserti.

L'assassina guardò con odio il cadavere del ragazzo nudo, steso scompostamente a faccia in giù sulle lenzuola economiche di cotone sintetico e si trattenne a malapena dalla voglia di sputargli addosso.

Si sistemò ancora una volta la parrucca bionda che aveva sulla testa mentre pensava a quanto le desse fastidio quell'accessorio infernale e lanciò un'ultima occhiata intorno, controllando di non aver lasciato alcuna traccia del suo passaggio. Lasciò il volume del piccolo televisore al massimo per coprire i rumori e poi uscì con passo svelto e sicuro dalla porta d'entrata. A quell'ora della notte il palazzo e le vie circostanti erano quasi completamente deserte e le poche persone che incontrò erano troppo ubriache o troppo stanche per accorgersi di lei. Dopo un paio di isolati buttò in un cassonetto i guanti di raso nero che aveva indossato per evitare di lasciare impronte e per eccitare quel pezzo di merda che aveva appena raggiunto il mondo dei più e dopo un altro paio si tolse la parrucca infilandola in tasca. Mentre lo faceva la sua mano incontrò la canna liscia e fredda della pistola e la sua bocca si distese in un inquietante sorriso.

"Meno tre!" pensò e il sorriso si allargò ancora di più mostrando i denti bianchissimi tra le labbra tinte di rosso.

***

"Signor Lee? Signor Lee è in casa?" chiese con voce ferma la portinaia in piedi davanti alla porta dell'appartamento. Dietro di lei i vicini di Yong-Ho Lee parlottavano tra loro a voce bassa, decisamente contrariati, a causa del volume altissimo della televisione che li aveva svegliati nel cuore della notte. Nonostante avessero urlato e sbattuto i pugni contro la sottile parete che divideva i due salotti, erano stati letteralmente ignorati e quel maledetto televisore non era ancora stato abbassato. Non ricevendo alcuna risposta la donna provò a bussare energicamente e la porta si aprì lasciando che i rumori e le voci del programma mattutino fuoriuscissero con ancora più vigore. Tutta la decisione e la rabbia che l'avevano pervasa fino a quel momento svanirono immediatamente e il cuore prese a batterle violentemente nel petto.

"Signor Lee?" ripetè con voce dubbiosa mentre spingeva con la mano l'uscio facendolo spalancare del tutto. Lanciò un'occhiata impaurita alle sue spalle e trovò la stessa espressione anche sui volti delle due persone che la seguivano. Entrò titubante continuando a chiamare il nome dell'inquilino fino a che non raggiunse la porta aperta della camera da letto, dove vide una scena che non avrebbe mai più dimenticato in tutta la sua vita, poi cominciò ad urlare.

***

Il commissario Cardelli varcò la soglia del palazzo con passo deciso. Era il terzo cadavere che era costretto a vedere in tre mesi e questo lo stava facendo arrabbiare. Pensava che fino a quando avesse continuato a provare quel genere di sentimento tutto sarebbe andato per il meglio, la rabbia lo spronava, lo aiutava a ragionare meglio e più velocemente.

Si guardò intorno e la prima cosa che notò fu che non era presente nessuno in portineria e questo lo innervosì ancora di più: un palazzo senza portiere era il luogo ideale per un crimine.

Salì le scale con agilità registrando mentalmente che non avrebbe nemmeno avuto a disposizione le immagini della telecamera di sicurezza montata all'interno degli ascensori perché, di ascensori in quel posto, non ve n'era traccia. Di bene in meglio.

Entrò nel piccolo appartamento con la sensazione di aver già visto tutto. Venne raggiunto da un suo collega che gli illustrò quello che era già stato scoperto prima che lui arrivasse.

Non mentirmi mai...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora