Capitolo 18

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Tutto ciò che sentì Marinette non appena ebbe messo piede fuori dalla discoteca fu l'aria tagliente che le si posava sulle braccia e sulle gambe nude, come se fosse stata una lama affilata.

Il gelo le arrivò alle ossa e, contrastando con la sua temperatura accaldata, le sembrò di star per svenire.
Per fortuna, o per sfortuna, Luka le stava tenendo la mano stretta nella sua, impedendole di cadere al giramento di testa.

Dopo aver timbrato i propri polsi per poter rientrare in seguito nel locale, il chitarrista la condusse al parcheggio. Dalle sue labbra scappò un gemito dovuto al troppo freddo, finalmente capiva come dovevano sentirsi i poveri Polaretti a luglio nel suo frigo. Non li invidiava per niente.

Con la vista annebbiata e un dolore lancinante alla testa, si avvicinò alla macchina scura a cui l'aveva portata il ragazzo. Era parcheggiata in un angolo remoto dello spazio adempito per le auto, un po' isolata e sicuramente l'oscurità della notte non favoriva la situazione.

<<Tesoro, siamo arrivati>>
Biascicò il ragazzo dai capelli blu lasciandole la mano e carezzandole una spalla, scendendo poi verso il fianco.
Marinette rimase ferma, immobile, sotto il tocco sporco del giovane. Qualcosa, simile ad un campanello d'allarme nella sua testa, le diceva di allontanarsi, di correre via, di scappare dalle mani di lui, ma non ce la faceva.

Sentiva le palpebre pesanti e le gambe non accennavano a muoversi.
Per non parlare del cerchio alla testa che non le permetteva nemmeno di girare il collo.
<<D-Dove m-mi hai portata?>>
Chiese a fatica, recuperando un briciolo di lucidità per un nano secondo.
<<Non la riconosci più, eh? È la mia auto, Preziosa. Qui nessuno potrà vederci...>>
Le sibilò l'ultima frase all'orecchio, sfiorandole la guancia con la sua.

Marinette sorrise. Non seppe mai nemmeno lei il perché di tale gesto tanto impulsivo, ma avvertiva la mente vuota e talmente leggera che non riusciva a pensare.
Mise una mano sul petto di lui, constatandone la durezza e la linea degli addominali scolpiti.
Rimase incantata con il dito fermo sulla camicia di lui, e quest'ultimo approfittò della sua incoscienza per poterla baciare di nuovo, strattonandola a sé per la vita.

La corvina si lasciò sfuggire una risatina nervosa e rispose al bacio, schiudendo le labbra per dar maggior accesso al ragazzo, che, senza alcun indugio,  cercò la sua lingua, scendendo con le mani a stringerle il sedere sodo.
<<...o sentirci...>>
Luka continuò il discorso lasciato in sospeso in precedenza, baciandole il collo e socchiudendo gli occhi.

Sarebbe stato troppo semplice. Troppo.

Marinette era totalmente in balia dell'alcool, tanto da non rendersi nemmeno conto di chi aveva davanti e di chi stava baciando, facilitando i pensieri dell'ex-fidanzato. Nonostante questo, sentì qualcosa picchiettarle la spalla, ma non vi fece troppo caso, impegnata com'era in quello scambio di saliva.

Tikki, avvilita ed estremamente preoccupata per le condizioni della sua portatrice, dopo aver cercato di svegliarla da quello stato in trance in cui si trovava richiamando la sua attenzione,  si rintanò nella borsetta, avvertendo l'arrivo di qualcuno.

<<Sei bellissima, Marinette. Dio, cosa non ti farei>>
Le disse lui tra un bacio e l'altro, guadagnandosi un po' della sua fiducia.
<<Ahaha, sciocchino! - Rise lei, staccandosi e circondandogli il collo con le dita - E, sentiamo, cosa mi faresti?>>
Domandò con una punta di malizia.

Just Another Day To Save YouWhere stories live. Discover now