Capitolo 29

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Me and you,
minute by minute

CALUM'S POV

«Ci sta mettendo troppo tempo, non è possibile.. non verrà, Luke.»

È passata una mezz'ora da quando il biondo era riuscito a rassicurarmi con le sue parole, ciò voleva dire che la sto aspettando da quasi un'ora.
Il pensiero che lei possa spuntare da quella porta mi fa girare la testa per l'emozione ma sento, secondo dopo secondo, che non succederà.
Mi rassegno già all'idea di dover togliere tutti gli addobbi che con cura e impegno avevo messo in giro per la sala, con l'aiuto dei miei due migliori amici che adesso mi guardano con aria afflitta.
«Calum..» prova a dire il tinto, posando una mano sulla mia spalla, quando il forte cigolio della porta in ferro mi fa voltare in quella direzione.

È inutile negarlo: il mio cuore ha perso un battito nel momento in cui l'ho vista stringersi nella sua felpa e guardarsi intorno con le labbra schiuse per lo stupore.
I ragazzi si voltano verso di lei, con sguardo stupito quasi quanto il mio eppure quando Megan si gira nella nostra direzione, i suoi occhi si posano su di me, solo ed esclusivamente su di me.
Sorride. Sorride in un modo talmente bello che solo in quel momento mi sembrava di aver ripreso a respirare dopo aver trattenuto il fiato per secondi interminabili.
«Okay, andiamocene Mike.»
«Ma io voglio rimanere!»

Non sento neanche il resto della conversazione fra i due, solo il rumore della porta che si richiudeva dietro di loro. Megan non mi lascia il tempo di dire niente, piazzandosi davanti a me senza distogliere lo sguardo dai miei occhi «Elis.» dice soltanto, accennando un sorriso.
Sento quasi il mio viso dolorante per l'enorme sorriso sghembo che increspa le mie labbra. Annuisco, mettendomi le mani in tasca.
«Temevo non lo notassi, ci hai messo un sacco a venire.. stavo già per smontare tutto.» dico guardandomi intorno mentre sentivo il suo sguardo seguire ogni mio movimento. Quando lo riporto sul suo dolce viso, sospiro tremendamente felice, sfiorandole la mano prima di afferrargliela e condurla sulla tovaglia stesa a terra.
«Perché proprio qui? Perché proprio il planetario?» chiede Megan, con la testa leggermente inclinata, sedendosi per terra davanti a me. Le lancio un'occhiata confusa, portando le braccia sopra le ginocchia, piegate al petto «Me l'hai chiesto sul serio? Ti facevo più sveglia Meg..» dico pungente, stuzzicandola come sempre. Nonostante tutto, amavo da impazzire i nostri finti battibecchi, fatti un po' per scherzo e un po' per provocazione.
«Vaffanculo.» risponde lei dopo avermi dato una leggera spinta, seguita dal suo solito tic di alzare gli occhi al cielo. Rido di gusto, prendendola dalla vita e facendola finire accanto a me: ho un bisogno fisiologico di averla vicina, è un un po' come il pizzicotto che si da a qualcuno di incredulo, perché in fin dei conti non ho ancora realizzato di averla fra le mie braccia.

MEGAN'S POV

Poso istintivamente la mano sulla sua gamba e la testa sulla sua spalla, sorridendo sghemba alla vista della sala addobbata.
Quanto impegno avrà messo nel realizzare ogni piccolo dettaglio?
Quanto tempo avrà impiegato per appendere tutte quelle lucine colorate alle pareti? O portare qui dentro un tavolo abbastanza grande per due persone? Per non parlare del cibo che scommetto si trovi all'interno di quella cesta di vimini.
Come ho fatto a non accorgermene, ad accorgermi di lui che registrava la nostra melodia; che discuteva con Luke e Michael su cosa scrivere nei bigliettini per poi nasconderli in giro.
Tutto questo per me.
«Perché ritengo questo posto speciale da quando ti ci ho portato per la prima volta. Qui è incominciato tutto, è il nostro posto.» risponde finalmente il bassista, facendomi ridere. Non una risata cattiva, volta a prendersi gioco delle sue parole e a sminuire quel posto rinominato come nostro; è quel tipo di risata provocata dal tono di voce basso e dolce impiegato dal moro, il leggerissimo rossore sulle sue gote e quelle rughette formatesi sotto i suoi occhi a mandorla mentre curva le labbra in un sorriso stupendo. Era quel tipo di risata dettata dal cuore, qualcosa di spontaneo e incredibilmente bello; come incredibilmente bello era sapere il peso che dava a quel piccolo planetario abbandonato e a quella ragazza sperduta che solo due settimane prima sembrava odiare.
Sembra solo il ricordo lontano di un sogno.
«Perché ridi?» chiede Calum con un piccolo broncio scherzoso, facendo ricadere la mia attenzione sulle sue labbra piene.
«Sto ancora cercando di capire il perché di tutto questo,» dico abbassando lo sguardo sulle mie gambe fasciate da dei leggings scuri.
Il bassista diventa improvvisamente silenzioso e assume un'espressione visibilmente insicura, come se avesse paura di ciò che stava per dire.

Timeless ✘ cthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora