Capitolo 2

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I told you She was crazy

«La mettiamo nel bagagliaio.»
«Ma sei impazzito? Non se ne parla.»
«Perché? Alla fine non è così scomodo.. Michael è stato là dentro per quattro ore di viaggio.»
«Michael è.. Michael
«Appunto, Megan o come si chiama occupa meno spazio e conta che ci dovrà stare solo due ore.. anche di meno se facciamo veloce.»

Al sentire i loro piani, mi schiarisco la gola, richiamando la loro attenzione.
Non vorrei proprio stare nel bagagliaio.
«Ci stringeremo dietro, tranquilla. Nessuno starà nel cofano, a meno che non lo voglia,» dice la ragazza, lanciando un'occhiata tagliante al moro, che sospira irritato.
«Comunque non sai ancora i nostri nomi!» esclama occhi verdi, sorridendo, ma il suo entusiasmo viene freddato da Calum. Di nuovo.
«Non è necessario saperli.»
«Calum!» la bionda gli tira uno schiaffetto sul petto, che mi porta a sorridere, divertita. Io ci sarei andata giù più pesantemente.

«Dicevo, Calum e Michael già li hai conosciuti, quindi andiamo avanti: questo è Luke,» dice, indicando il ragazzo dagli occhi azzurri, che mi saluta con un cenno della mano e un tenero sorriso in volto.
«Quello invece è Ashton.» il guidatore accenna un movimento con il capo, in segno di saluto.
«Per finire, i pezzi forti..» a quelle parole, il moro rotea gli occhi al cielo. «Lei è Mali ed io sono Anna.»
Nessuno fiata, finché Calum rompe il silenzio.
«Possiamo andare ora?»

Alla fine è Michael a prendere posto nel bagagliaio, affermando la sua indifferenza poiché tanto avrebbe giocato con il nintendo.
Io, Mali, Anna e Luke ci siamo stretti nei sedili posteriori, mentre gli altri due stanno davanti.
«Da dove arrivate?» chiedo timidamente, dopo alcuni istanti di silenzio.
«Siamo stati un po' in giro.. qua e là, sai com'è.» risponde Mali, facendo spallucce, non abbandonando comunque il suo dolce sorriso.
«E con la scuola come fate?»
«Nessuno di noi ci va più, abbiamo già preso tutti il diploma.» risponde ancora lei, accennando ad una risata.

«Perché non ci parli un po' di te invece, Megan.»
Il modo in cui dice il mio nome... sembra odiarmi, eppure non mi conosce neanche.
«Non c'è molto da dire in realtà.»
«Perché non parli e basta?»
Come la goccia che fa traboccare il vaso, quella sua imposizione mi fa sospirare, visibilmente irritata.
Sta calma Megan.
Ho bisogno di questo passaggio, devo solo resistere un altro po'.
«Vivo a Sydney, frequento l'ultimo anno di liceo e compio gli anni esattamente oggi, diciotto. Mio padre sarà in pensiero per me in questo momento e- posso sapere che ore sono?» chiedo, sviando discorso; penso sappiano abbastanza su di me adesso.
«Guarda l'orologio sul cruscotto.» dice il moro, troppo impegnato a giocare con il telefono.

Mi sporgo in avanti per vedere meglio l'orario, senza fare troppe storie.
«È rimasto un bel po' indietro.»
«Cosa?»
«Dice 11/03/2016.» dico ovvia.
«E quindi? È giusto.»
Aggrotto le sopracciglia, non capendo se mi stesse prendendo in giro o meno.
«Lo sarebbe se fossi tornata indietro nel tempo di ventinove anni.» sentenzio, ridacchiando alquanto scettica.
«Ma che dici?»
«Siamo nel 2045, Calum.»
Tutti puntano lo sguardo su di me, in un silenzio tombale.
«Io ve l'ho detto che era pazza.»

🗺

Il viaggio prosegue, la mia mente invasa da continui pensieri angoscianti.
«Stai bene Megan?» chiede Anna, girandosi verso di me. Annuisco distrattamente, lo sguardo fisso sulla strada. Non ci credevo neanche io.
«Sicura? Sei pallida.» a quelle parole mi giro verso di lei, accennando un sorriso finto, uno dei tanti che sfrutto il novantanove per cento delle volte.
«Si sto bene, stavo solo pensando.» guardo il lettore cd posto tra le mie braccia, come se fosse un enigma.
«Ultimo modello, ce ne ho uno uguale pure io!» commenta, abbassando anche lei lo sguardo sull'oggetto.

Confusa, la guardo, quasi incredula.
«Ultimo modello?»
«Si, certo. Il tuo è messo parecchio male però, dubito funzioni ancora.» ripongo l'attenzione sul lettore cd, rigirandomelo fra le mani. Un piccolo pulsante nero sporge sul lato destro: lo clicco, quasi spaventandomi quando si apre di colpo. Vuoto.
Non dovrebbe esserci il disco all'interno?

💿

Ashton finalmente annuncia l'arrivo in città ed un enorme cartello con su scritto SYDNEY si piazza alla nostra sinistra, fuori strada.
Non è come lo ricordavo.

Sono tornata indietro nel tempo.
No, ma che dico.

«Dove ti devo lasciare?» chiede il riccioluto, guardandomi dallo specchietto retrovisore.
«Lasciala qui.» risponde Calum al mio posto, facendomi roteare gli occhi al cielo.
«Io- non lo so, non credo di avere più una casa.» sussurro, stringendo l'apparecchio elettronico al petto.
«Che vuoi dire?»
Sospiro, chiudendo gli occhi.
Pensaci bene però.
La macchina, il cartello, il lettore cd all'avanguardia, la data.
«Voglio dire che non ho una casa qui! O almeno non ancora.. ce l'avrò fra ventinove anni.» mormoro, immersa nei miei pensieri e tremendamente spaventata da quella realtà.
«Questa è fuori di testa!»
«Ve lo giuro! I-io vengo dal 2045.»
Il cuore inizia a battere velocemente, le mani a sudare e il respiro a farsi affannato. Non ho nessuno qui.
Per quanto sia nella mia città,
sono sola.
«Va bene, okay, tranquilla.. starai da loro per un po'.» dice Anna, cercando di tranquillizzarmi. Il mio sguardo saetta su di lei mentre continuo a stringere l'apparecchio elettronico fra le mie braccia.

«Ora stai oltrepassando il limite.» prende la parola Calum, distruggendo ogni mia piccola speranza: in un certo senso me lo aspettavo.
«Ho accettato di darle un passaggio, ma in casa mia questa non ci entra.»
«Cosa vorresti fare? Lasciarla in mezzo alla strada?» sbotta la ragazza, prendendo le mie difese.
«Si, ci penserà qualcun altro, non sono affari miei.» dice con tono duro.
«Beh mi dispiace ricordartelo ma non è solo casa tua, ci vivono altre tre persone con te!» continua Anna, battibeccando con l'amico.
«Perché non la porti a casa tua?» si gira sul sedile, lanciandole uno sguardo di fuoco.
«Lo sai che lo farei se vivessi da sola con i miei amici!» quasi ringhia lei, non temendolo.

«Okay basta così!» interviene Luke dal suo angolino di spazio, facendomi mordere il labbro.
Oh, ti prego ti prego ti prego.
«Amico, si tratta di qualche giorno, non tutta la vita. Verrà da noi finché non le troveremo un posto.» alle sue parole annuisce anche Ashton, che mi lancia uno sguardo amichevole dallo specchietto.
«Michael non ha detto la sua,» fa un tentativo Calum, incrociando le braccia al petto.
«Sai che a Michael va bene tutto, basta che non tocchi i suoi avanzi di cibo in frigo.» mi avverte Luke, puntandomi un dito contro, con fare scherzoso. Annuisco, abbozzando un sorriso. C'è ancora speranza.
«Grazie mille.» mormoro, sentendo il panico affievolirsi.
Calum sospira, rigirandosi sul sedile.
«Grandioso! Prima Michael, ora tu.. questa casa diventerà un istituto psichiatrico.»

Timeless ✘ cthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora