❤️Twenty-Five❤️

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Le braccia di Max mi sollevano facilmente, mi tiene stretta a se e lascia diversi baci tra i miei capelli.
"È tutto okay, ssh." Sussurra cullandomi come se fossi una bambina piccola che non riesce ad addormentarsi.
"Andiamo dentro, così stai al caldo, okay?" Mormora ed io non rispondo.
Nascondo il viso contro il suo collo e lo sento camminare.
Non appena entriamo in casa, una sensazione di calore mi avvolge completamente, facendomi bruciare le dita delle mani e dei piedi.
La porta cigola quando Max la chiude, nessuno parla, non so se si sono resi conto della nostra presenza, ma preferirei di no.
Capisco che sta salendo le scale dai suoi movimenti e poi un'altra porta si apre.
La mia schiena tocca il materasso e mi rannicchio completamente.
Max mi toglie le scarpe e mette sul mio corpo una coperta che odora di Pierre.
"Riposati." Sussurra sdraiandosi al mio fianco ed un suo braccio, mi avvolge completamente tirandomi a se.

Al mio risveglio, il mio viso è ancora umido per il pianto.
Max è al mio fianco e al suo fianco c'è rannicchiata Dilara. Sta abbracciando entrambe stando a pancia in giù.
Con delicatezza, sposto il suo braccio e scendo dal letto.
A punta di piedi raggiungo la porta ed esco dalla stanza.

Dopo essermi perda svariate volte, riesco a raggiungere il salone, dove il fuoco della stufa a pellet illumina completamente tutta la stanza.
Nel mentre che mi avvicino alla stufa, noto con la coda dell'occhio una pianola messa in un angolino con le cuffie attaccate.
Senza nemmeno pensare, mi avvicino ad essa, mi siedo sullo sgabello, metto le cuffie alle orecchie, accendo lo strumento e regolo il volume ed il resto viene da se.
Sono rimasta a comporre fino all'arrivo di qualcuno.
Riesco a vedere la sua ombra proiettata sul muro davanti a me.
Tolgo le cuffie e volto lentamente la testa.
Pierre è seduto sul tappeto davanti la stufa, abbraccia il peluche che gli ho regalato ed i suoi occhi sono rossi.

Il telefono nella mia tasca vibra e lui si gira immediatamente verso di me, portando una mano sul cuore.
Sfilo il telefono dalla tasca del giubbotto e leggo il messaggio da parte di mio padre.

«Studio Papà:
A volte vale la pena perdonare qualcuno se ti fa stare fottutamente bene.
Non vivere nel passato e nei ricordi quando puoi avere tutto quello che vuoi nel presente.
Non fare la stronzata più grande della tua vita.

Ah è finito il latte, potresti comprarlo quando mi verrai a trovare?

Buon Natale principessa, ricordati che ti voglio un mondo di bene anche se non lo dimostro nei migliori dei modi, papà.»

Aggrotto le sopracciglia e rileggo il messaggio per dieci volte.

Prendo il foglio con la canzone che ho scritto a Pierre lo accartoccio completamente facendolo diventare una piccola pallina.
Poso il telefono sullo sgabello e mi alzo, prendo le sigarette con l'accendino e senza dire una parola, esco dalla porta finestra e mi accendo una sigaretta.

Mi è mancato? Cazzo sì, non c'è stato giorno in cui non l'ho pensato.
Ho sperato di ricevere una sua chiamata anche alle quattro del mattino? Ho sempre dormito con il telefono stretto in mano per potergli rispondere immediatamente.
Quando ho saputo che stava con un'altra mi è crollato il mondo addosso? Diamine sì, ancora speravo in un 'noi'.
Quando l'ho rivisto nella seconda gara di stagione volevo saltargli in braccio e al tempo stesso volevo prenderlo a mazzate? La risposta è di nuovo sì.
A Singapore, dopo il suo discorso sono stata felice? Troppo. Mi sono incazzata? Assolutamente sì. Volevo che quelle parole me le dicesse da sobrio e non dopo mesi.
Vorrei stare abbracciata a lui in questo momento? Magari in un letto? Mentre dormiamo insieme? Sì, sì sì.
Allora cosa mi blocca? L'orgoglio forse? Sono sempre stata fottutamente orgogliosa e mi ha sempre impedito di fare quello che ho sempre voluto fare.
Ma orgogliosa di cosa? Di perdonarlo forse? No, qui non si tratta di orgoglio, qui si tratta di paura di restare ferita nuovamente, perché so che una seconda volta non riuscire a sopportarla.

Se è destino, tutto può accadere. ✅Where stories live. Discover now