16. Sensi di colpa

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Frank aveva ragione, i suoi sensi non mentivano. Lo scrosciare metallico delle chiavi che urtavano tra di loro ed oscillavano fu seguito dal piccolo rumore provocato dall'attrito dell'inserimento di una di esse nella serratura della porta. Prima acque calme, poi tromba d'aria. Aiutato da un'agilità sorprendentemente giovanile, con estrema lestezza, raccolse i fogli disordinati sul tavolo della cucina e li lanciò in uno scompartimento del mobile di legno di fronte a lui, con tanta precisione che si nascosero a perfezione dietro una brocca di ceramica a righe bianche e blu. Poi chiuse il portatile. Non era la prima volta che accadeva, ed ormai quei movimenti indispensabili erano divenuti abituali ed istintivi. La mani di Frank si attivavano automaticamente non appena le orecchie percepivano quel determinato segnale acustico irregolare.

"Ciao"

Chris era appena entrato con fare scomposto trascinando la pesante borsa da lavoro sul pavimento con i piedi. Frank gli mostrò un sorriso apparentemente onesto e caldo, nella speranza che non guardasse nella direzione del mobile pur essendo ben coperti quegli ignoti documenti. Lo spietato calcolatore di probabilità odiava tuttavia sperare ed amava le certezze. Voleva assicurarsi dell'impossibilità per Chris di sgamare le sue strambe faccende. Pensò che qualche domanda di circostanza lo avrebbe certamente distratto.

"Come è andato il primo giorno?"

Parlò in fretta ed esasperò il sorriso prima contenuto, tentando di fissarlo il più possibile affinché lui facesse la stessa cosa.

"L'inizio negativo, il finale intrigante..."

Così come amava viaggiare mentalmente nei meandri della filosofia e della metafisica, in egual modo ciò influenzava il modo di dialogare di Chris. Amava le risposte coincise, implicite ed ermetiche, che in alcuni casi lasciavano all'interlocutore un piccolo alone di mistero, in altri si limitavano a garantirgli l'etichetta di bizzarro o, peggio, pazzoide.

Frank era ormai abituato all'ermetismo di Chris e soleva tentare di afferrarlo e comprenderlo, tanto che nel tempo ottenne anche quest'abilità. E quel 'finale intrigante' gli aveva subitaneamente destato una tale curiosità che quella conversazione ordinaria nata come espediente divenne subito pane per i denti di Frank e dei suoi strani sotterfugi. Si disinteressò completamente delle peripezie negative della sfortunata mattinata di Chris e passò velocemente ed egoisticamente al dunque.

"Raccontami il finale intrigante"

Anche Chris era contento di tralasciare gli aspetti negativi di quella mattinata ansiosa e focalizzarsi su quel ritrovamento apparentemente ordinario ma che non smetteva di attrarlo, quasi magicamente. Lo cavò fuori per l'ennesima volta dalla tasca, e stavolta pareva davvero essere sul punto di cedere e sfaldarsi per quanto era stropicciato e piegato. Fu colto da un'improvvisa eccitazione. Lo aprì con adrenalina ed un ghigno di felicità e lo mostrò senza troppe esitazioni a Frank, che aveva assunto un'espressione facciale del tutto singolare che non poteva che testimoniare nettamente la sua crescente curiosità.

Corrucciò le sopracciglia come chi tenta di sviscerare un intricatissimo rompicapo. Calò per un attimo un silenzio tombale, che lasciava spazio ai rumori fuggenti delle auto che sfrecciavano sul viale.

'Due archi. Qualcosa che li unisce, sbarrato da una grossa croce. Forse una strada, un sentiero... E poi uno strano oggetto a forma di parallelepipedo. Sembra una scatola, ma il disegno è approssimativo e non si capisce bene. E infine una scritta in stampatello un po' storta: QUANGLE.'

Frank aveva capito tutto. Una scarica di dopamina gli pervase il corpo come corrente elettrica a 220 Volt. Un segnale ormonale che l'organismo gli offrì, quasi come riconoscimento per aver collegato tutti i punti in modo impeccabile. Sentì su di sé il controllo della situazione, ed era la migliore sensazione che potesse percepire.

"Dà l'idea di nascondere qualcosa di importante"

Chris si illuminò ancor più. La scarica di dopamina di Frank lo contagiò, come elettricità. Ma stavolta non era dovuta al controllo. Era più definibile come la felicità infantile di chi ha un nuovo giocatolo da strapazzare, o di chi ha appena comprato una nuova e scintillante auto sportiva.

"Cos'è secondo te?"

Rimaneva tuttavia da giungere alla comprensione di quegli schizzi imprecisi. Cosa rappresentava quello scenario astratto? Non sembravano avere indizi di alcun tipo su quel foglio, che probabilmente era solo una piccola bozza incompleta e disordinata. Ma Frank sapeva di quel significato intrinseco, nascosto così bene dietro quei simboli che chiunque avesse voluto venirne a capo avrebbe necessitato di una perspicacia sovrumana. A meno che non si conoscessero dettagli specifici del ragazzo...

"Dove l'hai trovato?"

Frank conosceva con sicurezza l'origine dello scarabocchio, ma per ovvi motivi non avrebbe potuto farlo capire.

"In classe, alla fine della lezione. L'ha lasciato un ragazzo strano. Si era fermato oltre la fine dell'ora come se non avesse visto uscire i suoi compagni. Sembrava concentrato su qualcosa di importante."

Pian piano la dopamina sembrava calare a causa della sua stessa risposta. Ragionando sulle sue parole pensò che non fossero altro che fallaci elucubrazioni mentali. Dopotutto forse si trattava solo di disegni infantili e vuoti di un ragazzo estremamente disattento e puerile. Ma era chiaro che Frank la pensasse diversamente.

"Interessante... Molto interessante. La croce sulla via sembra voler chiudere il passaggio tra le due porte. Come se volesse cancellarlo."

Parlò con chiarezza e concisamente, come se lo avesse appena letto su un copione immaginario. Frank non poteva dire altro. Ma quel piccolo incipit era bastato a riaccendere veementemente la fantasia di Chris, proprio come un turbine ad acque calme.

"Devi indagare di più... Senza scervellarti, prova a chiederglielo. Magari cerca di non apparire troppo invadente."

"Certo... Ma come fai ad essere così sicuro di ciò che dici?"

Un attimo di esitazione. Frank ora spostò lo sguardo dal tavolo agli occhi di Chris e lo fissò assumendo improvvisamente un'espressione seria.

"A cosa ti riferisci?"

"Intendo come fai a dire con tanta certezza che quella 'x' voglia dire sbarrare il passaggio o cancellare la strada o come hai detto prima?"

Chris era solitamente troppo imbranato per non abboccare all'amo. Capì che la domanda non aveva nulla a che fare con un fine investigativo, ma suonava più come uno strano modo di complimentarsi per l'estrema sagacia, del tipo: 'Come hai fatto a mettere quella palla in buca?!'

"Ti ricordo che è pur sempre il mio lavoro risolvere degli enigmi"

Era tornato sul volto olivastro di Frank un sorriso sereno.

"Si, ma pensavo che fossi bravo solo con il sangue di mezzo"

Chris si fece una grossa risata e svanì nel corridoio riempito di quadri dai pigmenti vivaci per cambiarsi i vestiti ormai intrisi delle ore pesanti di quella lunga giornata. Frank invece rimase insolitamente immobile. La frase sembrò riecheggiare ed assordargli la mente. Aveva smosso qualcosa giungendo nel tallone d'Achille della psiche del criminologo. I sensi di colpa. Vibrò in lui un lampo veloce di vergogna pensando all'ultimo sangue.

Poi un tuono al pensiero di chi lo aveva provocato.

QUANGLE. La libertà di sparireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora