Capitolo 8 - Le tre creature

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«Queste» indicai, riferendomi a tre fogli in particolare che erano rimasti sepolti dalla risma sparsa sul pavimento di camera mia. I disegni riportati rappresentavano figure oscure di forme diverse, tutte e tre in inchiostro nero quasi sparso in modo casuale sulla superficie di ciascun foglio.

Presi un momento, solo uno, per guardare di nuovo in me stesso alla vista di quelle scure forme sparse. Mi vennero in mente creature alate, striscianti o urlanti che circondavano casa mia... o tutto il villaggio.

«Ah... Pensavo di tenerle per dopo, ma non fa niente» disse Emys sistemandosi una ciocca di capelli ramati che al sole mattiniero trovai davvero carini. Mi mancava il profumo della sua presenza.

«Guarda qui.» La ragazza prese in mano uno dei tre fogli – il resto era stato messo da parte o sopra al letto, mentre noi ce ne stavamo a terra con le gambe incrociate – e, con una matita al contrario, indicò le estremità che separavano l'inchiostro dal colore avoriato della carta. «Ti dice nulla?»

Concentrandomi, notai che la figura stava assumendo una forma diversa, quasi umanoide. Era come per il simbolo nel libro di Alex Esayle: solo concentrandomi ero riuscito a sfoderare le mie capacità da... beh, stregone, ammesso che io lo fossi veramente.

Fu solo grazie a questo pensiero che riuscii a osservarla nella sua interezza. Una creatura dall'aspetto mostruoso, ora simile a un lupo dalle fattezze umane e il pelo grigio scuro su tutta la schiena, se ne stava a quattro zampe a guardarmi con occhi assetati di sangue. La folta coda era alzata, come fosse sull'attenti, come se potesse uscire dal foglio e venirmi a sbranare da un momento all'altro... "Terrificante" fu tutto ciò che riuscii a pensare.

Ma poi mi concentrai sulle sue zampe.
Quelle posteriori erano lunghe e munite di artigli lunghi e neri, mentre quelle dietro terminavano in una forma familiare: assomigliavano a dei veri e propri piedi umani, solo con unghie acuminate e lunghe a forma di falce. Fu allora che il pensiero che già da tempo covavo uscì a galla: che fosse lo stesso essere che aveva lasciato quelle misteriose tracce all'istituto, precisamente nel bagno dei maschi? La stessa ad essere fuggita dalla finestra dopo averla usata per intrufolarvisi?

Scossi la testa, per poi guardare Emys.
«Vaen» disse lei incupendosi. «È il nome di una delle prime tre bestie magiche ad essere fuggite dal mondo sovrapposto al nostro. Io ho incontrato questa.» Prese dunque un altro foglio da terra, i capelli le finirono negli occhi mentre io distoglievo lo sguardo dalla figura oscura di Vaen, se avevo capito bene il suo nome.

Quando tornò seduta, Emys mi mostrò un disegno simile. Mi ci volle molto meno tempo rispetto al primo per capire di cosa si trattava: un'altra creatura mostruosa, stavolta con una lunga coda dal pelo appuntito che mi ricordò una serie di aghi sporgenti e ricoperti di sangue. L'inchiostro era quasi rosso quando mi concentrai sulle zampe – stavolta più simili a mani umane – e coda e muso dello strano lupo umanoide.
«Emys...» provai a dire io con gli occhi che cercavano di sostenere lo sguardo alla prima figura. Vaen... Chissà com'era fatta dal vivo.
«Si chiama...» tentò di dire lei.

«Emys!»
Una voce pervase l'intera casa: dall'entrata si udì la porta sbattere ed entrambi ci lasciammo i fogli alle spalle per andare a controllare con una certa fretta chi si fosse intrufolato.
«...Aren!» disse la voce, che si rivelò essere quella di Alvin. Che ci faceva lì? Come mai aveva tanta fretta? Forse stava scappando da qualcosa?

«Aren?» chiesi io.
«Wow, Alvin» disse Emys, «stavo proprio per nominare quella belva magica. È pericolosa, anche se non come...»

«Aren!» esclamò nuovamente il ragazzo, che si inginocchiò in lacrime. Cosa gli stava succedendo?! «Emys, la bestia di cui mi parlavi... ha fatto irruzione in casa mia! Dovete venire ad aiutarmi!»

Io ed Emys ci guardammo negli occhi. Non riuscimmo a dire una parola, così annuimmo e in fretta ci dirigemmo a casa di Alvin.

Una volta arrivati, la prima cosa che balzò ai nostri occhi fu una coltre di fumo che stava fuoriuscendo dalle poche finestre sulle pareti in legno. Dall'esterno pareva che avessero organizzato un barbecue a dieci piastre, le quali generavano una coltre di fumo che aveva ormai già avvolto gran parte dell'abitazione.

«Cosa...» sussurrai io tra me e me. Il solito ciuffo mi cadde in mezzo agli occhi, ma non tentai di sistemarmelo: erano troppo concentrati a capire cosa fosse capitato in quella casa. Un incendio? Sì, ma... con quale fuoco

«È Aren» disse Alvin guardando Emys mentre cautamente camminava sul retro della casa, dove ricordai esserci un cortile e un'entrata posteriore. Guardando meglio notai che la porta della casa del nostro amico era ridotta a pezzi e delle fiamme erano uscite dall'entrata. Solo il retro doveva essere accessibile.

«Aren, la seconda delle tre bestie... È stata lei?» chiese Emys, al che mi zittii e ricordai l'aspetto che aveva tramite il foglio che mi aveva mostrato a casa mia. Strinsi i pugni mentre Alvin annuiva con le lacrime agli occhi, così feci un passo avanti. L'erba del sentiero per il cortile sembrava essersi spostata al mio passaggio.

«Athias, non...» tentò di dire Alvin, ma lo sorpassai prima ancora che potesse fermarmi.
«Istituto Ellenia» dissi. «Una di loro ha attaccato anche la scuola in cui lavoro. Ne sono certo. Era... Vaen.»

Emys spalancò gli occhi e mi guardò. Era quello ciò che volevo rivelarle prima dell'irruzione di Alvin in casa mia.
«Anche io... sono stata attaccata da una di loro. La terza, fortunatamente era la più debole» disse Emys deglutendo mentre ci intrufolammo nel cortile, un piccolo spazio diviso da una staccionata semicircolare dietro la casa – molto simile alla mia, in quanto entrambi vivevamo nella stessa zona di periferia della cittadina di Triasen – che ora ardeva al suolo lentamente per colpa di un incendio sconosciuto provocato da qualcosa che andava oltre l'essere umano.

Eravamo tre amici e tutti e tre eravamo stati vittime di un trio di bestie provenienti da un mondo che un tempo era stato anche il nostro, ora diviso da pensieri e nature diverse. Ancora non conoscevo la verità su quella storia, e forse neppure Emys o Alvin, che per il momento erano diventati i miei punti di riferimento per ricevere la spinta necessaria a prendere in mano una situazione che avrebbe di sicuro stravolto l'intero mondo mortale.

Preparatomi psicologicamente, mi misi con le spalle al muro e venni seguito da Emys e Alvin. Sospirai, non dovevamo fare troppo rumore o qualunque cosa si trovasse là dentro ci avrebbe di certo attaccato.

"Aren" si chiamava la bestia che ora distruggeva la casa del nostro amico. Strinsi il polso destro con la mano sinistra e concentrai una sensazione di potere in quel punto, così con la mente modellai ciò che ne sarebbe fuoriuscito e trattenni l'onda che stavo per riversare in modo tale che, se la creatura ci avesse attaccati, saremmo stati pronti: anche Emys sembrava avere un asso nella manica, mentre Alvin se ne stava leggermente in disparte dall'altro lato dell'entrata.
Guardai la porta. Era bloccata.

«Merda...» sussurrai, ma poi avvertii una bizzarra sensazione percorrermi il braccio. Avvicinai la mano – il palmo per la precisione – e l'appoggiai sulla serratura. Socchiusi gli occhi: mi sembrava di aver preso il controllo di quel meccanismo metallico che bloccava il nostro accesso verso la bestia che ancora doveva star girando e mettendo a soqquadro la casa.

Spostai il palmo verso destra e come per magia la serratura seguì il mio movimento, al che avvertii una sensazione di magnetismo che mi portò a indietreggiare.
Poggiando le dita tremolanti sulla porta, notai che si era aperta.

«Bingo» sussurrai, per poi farci strada tra le fiamme dove una creatura dalla forma mostruosa regnava sovrana su tutto.

The Black Magician (Il Mago Nero, volume 1)Onde histórias criam vida. Descubra agora