Liberia - prova 1: Il messaggio

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Sto fissando tanto intensamente la lama brillante davanti a me che ci metto qualche attimo ad accorgermi del trambusto nella stanza accanto. Mi raddrizzo, infastidita dai continui urletti mezzi soffocati e dalle frasi concitate che trapassano la parete, invadendo il mio piccolo laboratorio e facendo a brandelli la mia concentrazione.

Non so da quanto tempo sono qui, probabilmente tutta la notte, quando lavoro sul mio progetto non mi rendo mai conto dello scorrere delle ore. Raggi obliqui di luce entrano timidamente dalle finestre: deve essere da poco passata l'alba, avrei ancora del tempo da dedicare al perfezionamento della mia spada con lama di diamante che mi è costata tanta fatica, ma che sicuramente vale tutti i miei sforzi. So che, una volta finita, mi renderà invincibile: chi può spezzare una lama fatta con il materiale più duro di tutti?

Ho sempre amato le armi e le pietre preziose, due passioni che mio padre riteneva inconciliabili, ma sono sicura che cambierà idea una volta vista l'opera finita. Apprezzerà l'oggetto e la mente che l'ha pensato, facendomi accumulare punti nella corsa all'eredità. Al momento credo di avere un leggero vantaggio sui miei quattro fratelli, determinato più che altro dal fatto di essere la primogenita, ma Igor, il mio adorato Igor, ha una mente acuta e temo che un giorno riuscirà a prendere il mio posto.

Dal momento che i domestici nella stanza accanto sembrano non avere nessuna intenzione di tacere decido di intervenire per intimare loro di darci un taglio. Mi alzo, stizzita e, strofinando le mani sulla gonna per pulirle dalla polvere di diamante, entro nello studiolo da cui proviene il baccano.

— Devo rammentarvi forse che non siamo al mercato? — sbotto, facendo girare tutti dalla mia parte con un sobbalzo.

— Signorina Rebekka, per fortuna! — esclama una cameriera grassa di cui non ricordo mai il nome. — È arrivato un merlo indiano.

— A quest'ora del mattino? — chiedo, trovando insolito che Nick Almostfox abbia attivato la rete di comunicazione così presto.

Lei annuisce vigorosamente prima di continuare. — Sulla busta c'è scritto che è importante, ma non sapevamo se fosse il caso di svegliare vostro padre.

— Da' a me — esclamo imperiosa, tendendo una mano. Apro il foglio, incuriosita. Quello che leggo mi lascia senza parole.

Siamo stati invasi. Fisso la domestica a occhi sbarrati. Nemmeno mentre fabbricavo la mia arma mortale pensavo che un giorno, così presto, avrei dovuto usarla davvero.

La cameriera mi fissa a sua volta, spaventata dall'espressione dei miei penetranti occhi azzurri.

— Devo svegliare il duca, signorina?

— Sì, muoviti — la incito, ansiosa, salvo poi fermarla sull'uscio. — No, anzi, non svegliarlo.

Nemico catturato sulla spiaggia. Massima allerta. Recita il messaggio. Si rende necessario avvisare la regina al più presto.

Andrò io dalla nostra sovrana.

È una tragedia, ma potrebbe anche essere il mio trampolino di lancio. Mostrerò a tutti di cosa sono capace: alla regina, a mio padre e a tutta Liberia. Mi sistemo il corpetto arabescato e mi avvio verso il castello.

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