40. Avremo un saaacco di bambini

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Quando gli agenti di polizia lasciano la mia stanza d'ospedale, posso finalmente rilassarmi.

Gli ultimi tre giorni sono stati un susseguirsi di domande e rivelazioni. Come consigliatomi dal signor Thompson, ho raccontato tutto ci di cui ero a conoscenza: luoghi in cui era solito andare, amici stretti, posto di lavoro.

La presenza di Kyle e Gabriel mi ha aiutata ad affrontare tutta questa confusione. Ora sono entrambi qui, Gabriel seduto nel letto accanto a me e Kyle sulla sedia vicino a esso.

«Mia madre ha parlato con il dottore.» sta dicendo Kyle. «Ha detto che verrai dimessa tra qualche giorno, il tempo per sopportare necessariamente il dolore.»

Annuisco. «Così ha detto anche a me.»

«Se posso intervenire,» Ci voltiamo entrambi verso Gabriel, rimasto fino ad ora in silenzio. «Soph verrà a stare da me.»

«Cosa?» esclama Kyle, spostando lo sguardo su di me.

«Ehm... io non ho detto di sì.» fulmino Gabriel con lo sguardo.

«Io ho detto di sì.» ribatte lui.

«Spetta a me decidere, Gabe.»

«Sì, ma sono certo che accetterai.»

«Sei incredibile.»

«Lo so.» un ghigno si apre sulle sue labbra, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Va bene, ragazzi. Smettetela.» ci interrompe Kyle, prima di guardare me. «Perci cos'hai deciso?»

Non voglio stare da Kyle per paura di essere un peso, e da Gabriel per lo stesso motivo, dato che lui sta già avendo delle difficoltà economiche.
Non voglio che si sentano in dovere di occuparsi di me perché sono miei amici.

Fino a quel momento, posso continuare a stare qui in ospedale. Non è un posto tanto terribile, tralasciando la noia che domina su tutti gli altri sentimenti.

«Comunque, piccola, non sei costretta a stare da nessuno di noi due. Vogliamo solo che tu non ritorni più a casa tua, ma che nel frattempo non ti ritrovi a dormire per strada.» mi dice Kyle.

Gabriel annuisce. «Per nessuno dei due è un problema averti in casa, anzi.»

«Sì ragazzi, ma non posso stare da uno di voi per sempre.»

«Da me sì.» fa spallucce Gabriel, facendomi voltare verso di lui. Mi sorride, lasciandomi un bacio sulle labbra.

Appoggio la testa sulla sua spalla, sospirando. «Non ci voglio pensare, per ora, okay? Si creerebbero problemi a causa del fatto che non sono ancora maggiorenne e ho bisogno di un tutore. Lasciamo questo argomento da parte. Inoltre, mi annoio.»

Rimanere tutto il giorno chiusi in una stanza, a letto, sembrava la cosa più bella del mondo quando andavo a scuola, invece ora non vedo l'ora di uscire.

Kyle appoggia la testa sul palmo della mano. «Potremmo uscire. C'è un parco qui accanto. Dovremmo chiedere al dottore, però.»

«Sicuramente non mi lascerebbe con solo voi due.» dico.

«Allora possiamo fare un giro nell'ospedale, e mangiare qualcosa. Io muoio di fame.» propone Gabriel.

«No, gli ospedali sono tristi.» risponde Kyle, sbuffando.

«Ragazzi, voi potete andare. Non dovete per forza stare qui con me. Potreste uscire insieme.»

L'immagine di Gabriel e Kyle, che passeggiano mano nella mano nel parco, mi appare in testa, facendomi scoppiare a ridere. «Come amici non siete capaci, quindi come fidanzati. Sareste una bella coppia.» dico tra le risate.

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