CHAPTER THREE

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Le strade di Beacon Hills non erano così diverse da quelle di Manhattan.
Deserte e silenziose, non volava una mosca, ma almeno la cosa girava a suo favore, più il silenzio regnava attorno a lei, e più era tranquilla.

In quel momento, Jane sentì un odore invadere le sue narici, era odore di cioccolato. Si beò di quell'odore e pensò che non le avrebbe fatto male una tazza di cioccolata calda.

È vero, non era periodo di cioccolata calda, ma a lei non importava. Quindi seguì l'odore e si ritrovò davanti a un bar pronta a riempire lo stomaco che improvvisamente fece uno strano rumore: la fame si faceva sentire.

Erano le sei del pomeriggio e a Beacon Hills il tempo sembrava nuvoloso, era sul punto di piovere.
Quindi prese subito posto in un tavolo non lontano dalla porta d'ingresso e aspettò qualche minuti prima di rendersi conto che non aveva ancora ordinato.
Che sbadata!

Non fece in tempo ad alzarsi che qualcuno le venne in contro.

Era un ragazzo poco più alto di lei, con i capelli mossi e tirati indietro con il gel. Era vestito bene, teneva una camicia con i primi due bottoni sbottonati e un paio di jeans neri e aderenti. Portava degli stivaletti.

Lei lo guardò dall'alto in basso diverse volte, rimanendo il silenzio, facendo sentire a disagio il giovane. Poteva percepirlo anche lei.
Il silenzio tra loro era talmente imbarazzante che decise il cameriere di romperlo, con un colpo di tosse.
Finalmente parlò.

"Cosa ordini?"

"Uh? Oh, una cioccolata calda."gli sorrise leggermente prima di abbassare lo sguardo sul telefono.

Si annoiava, decise di mettersi a giocare a qualche vecchia applicazione che teneva per momenti del genere.

Rimase dentro quel bar per molto tempo. Non seppe nemmeno lei quanto stette.
Sapeva solo che ad una cert' ora sua madre le aveva inviato un messaggio dicendole di tornare a casa per cena. Ma lei era già piena.
Quella cioccolata calda l'aveva riempita, si saziava con poco.

Quando fu di nuovo per quelle strade, era per tornare a casa. Ci mise tutta la calma che le serviva per tornare all'appartamento. Non era molto lontano, quindi lasciò passare il tempo tra una canzone e l'altra.

*****

"Hai intenzione di passare tutto il tempo a guardare o dai una mano?"

Per l'ennesima volta, Vanessa dovette riscuotere la figlia alla realtà. Era sempre tra le nuvole, e non sopportava quando si distraeva per un bicchiere d'acqua.

"Si, beh... L'intenzione era quella."

Lo sguardo fulminante della madre la zittì all'istante. Quindi sbuffò, trascinò la sedia all'indietro e sparecchiò quello che i genitori avevano consumato.
Le ci volle un buona forza di volontà, dato che aveva sprecato tutte le energie per la camminata a cui si era data nel pomeriggio.

Si ritrovò nel divano sperando di addormentarsi da un momento all'altro mentre guardava una serie televisiva basata su uno zombie che risolveva casi grazie ai cervelli che mangiava.

Disgustoso, pensò Jane con la testa appoggiata sopra le sue mani racchiuse sopra il cuscinetto. Sentiva gli occhi pesanti. Sapeva che se li avesse chiusi, non li avrebbe più riaperti fino al giorno dopo.

"Va a letto." esordì la madre, facendola sussultare. Era entrata nel momento sbagliato. Jane scattò con la testa in direzione della porta, dove aveva fatto capolino la madre con l'intenzione di farsi una camomilla.

"Mamma, per favore. Mancano dieci minuti alla fine dell'episodio." la implorò lei, sospirando e tornando con la testa verso Blaine che era appena entrato nell'obitorio.
Liv era rimasta interdetta, zitta mentre guardava l'ex zombie sedersi sopra il tavolino mentre la provocava.
Un attimo dopo non vide più nulla.

Spalancò gli occhi, sua madre copriva la visuale, che era sparita dopo che ebbe spento la tivu.
"Mamma."

"Domani hai scuola."le ricordò.

"Sai che mi alzo comunque." ribatté lei, infastidita. "Per favore, dieci minuti." non aveva finito di provare a convincerla.

"Dobbiamo anche andare a trovare il signor Anderson." continuò la madre, decisa a farla andare nel suo letto per dormire.
Odiava vederla dormire nel divano, aveva un letto e doveva usarlo.
Come Jane odiava farselo ripetere, rimase dell'idea che dieci minuti non guastano, mentre aveva già messo piede nel corridoio sbuffando.

"E metti la sveglia, che papà ed io domani mattina non ci siamo."

Sbuffò ancora, sperando mentalmente che avesse finito di parlarle. Perché sinceramente era stanca, e non voleva decisamente arrabbiarsi per poco. Non quella sera, che aveva le gambe che avrebbero ceduto da un momento all'altro.

"Dobbiamo trovare lavoro. Siamo al verde."

Grugnì e sbattè la porta dietro di lei, per poi buttarsi nel letto e aspettando di ritrovarsi tra le braccia di Morfeo da un momento all'altro.

"Chiudi la finestra e ricordati di fare colazione domani."

Grugnì ancora. "Bastaa!" strinse le lenzuola con i pugno stretti e gli occhi strizzati in due piccole fessure.

"Buonanotte."sentì dire ancora da dietro al porta.
La madre era davanti alla sua porta, aveva sospirato prima di dirigersi verso la propria camera.

"Notte." sospirò.

*****

HEY, BUONA SERA LUPETTI!!!

SPERO CHE ANCHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO.
E CHE DIRE... COMMENTATE LA STORIA PERCHÉ SO CHE AVETE QUALCOSA DA DIRE E LASCIATE QUALCHE STELLINA.

GRAZIE, PREGO, CIAO! 👋👋

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⏰ Last updated: Oct 29, 2019 ⏰

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