CHAPTER TWO

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Erano le 7:00, e Jane si svegliò proprio in quell'ora. Era presto. I suoi genitori dormivano quindi ne approfittò per farsi una doccia rinfrescante per eliminare ogni traccia di sonno e cominciare la giornata nel migliore dei modi.

Passò una buona mezz'ora a pensare sotto il getto caldo della doccia.
A pensare che non avrebbe voluto, a pensare che gli sforzi che tutti facevano per lei non servivano a niente perché non facevano altro che aumentare la rabbia, lo stress, la sua solita depressione. Si sentiva un peso, per il padre che non faceva altro che ricordarle che si sarebbe sistemato tutto. Ma finora non era andato nulla per il verso giusto, ricordava lei.
Si sentiva un peso per sua madre che ogni giorno la guardava e non parlava, non diceva nulla. Si limitava agli sguardi, quegli sguardi che Jane avrebbe voluto evitare.
E si sentiva un peso per sé stessa, perché pensava che persone come lei andavano solo rinchiuse.

Di certo non si sarebbe aspettata che a Beacon Hills avrebbe scoperto il vero motivo dei suoi scatti di rabbia e dei vuoti che aveva quando la notte si alzava senza accorgersene e usciva di casa urlando che non avrebbe voluto esistere.

Uscì dalla doccia solo quando si sentì completamente rilassata, i muscoli calmi e nessun segno di irritazione. Raggiunse la stanza senza fare rumore e cercò un paio di vestiti che la coprissero abbastanza da non sentire il freddo che iniziava a farsi sentire nei primi di ottobre.

E sempre con calma, una volta pronta si preparò la colazione per sé e i suoi genitori.
Mangiò quello che poté, si cibò di latte fresco e una fetta di pane spalmata di Nutella.

Guardò fuori dal finestrino, lasciato aperto la sera prima per far circolare aria, e notò che non era una brutta giornata. E non era una brutta idea fare una passeggiata per capire dove era finita.

Prima di atterrare in quella cittadina sperduta, aveva fatto delle ricerche. Aveva scoperto che era una piccola città circondata da boschi e non era affatto un posto tranquillo come le avevano detto.

Solo nell'ultimo anno erano avvenuti diversi omicidi, e la cosa la spaventava. La metteva a disagio. Non riusciva a stare in una città circondata da caos, figuriamoci se avrebbe sopportato sapere che quella era una città circondata da serial killer.

Decise che doveva uscire.
Non le avrebbe fatto male. Anzi, la aiutava. Camminare le era sempre piaciuta, lo faceva con King, con il cuginetto Harry quando riusciva a liberarsi delle uscite con gli amici, e con la nonna. Adorava passeggiare con la nonna.
Le raccontava storie, e in quei momenti dimenticava di tutti i problemi che la circondavano.

Si era incantata, si era incantata a guardare fuori dal finestrino con il sorriso tra le labbra e la tazza che penzolava a mezz'aria, senza accorgersi che sua madre si era seduta vicino a lei e si era messa a frasi un panino.
Le aveva anche dato il buongiorno, Jane non sentì. Troppo concentrata a ricordare i bei momenti della sua infanzia con la nonna.

"Jane."

Finalmente tornò alla realtà. Guardò sua madre, si chiese come aveva fatto a non accorgersi della sua presenza e l'aveva salutata con un falso sorriso.

Avvisandola che in mattinata sarebbe uscita per visitare la città, e magari fare shopping.

Già, non le avrebbe fatto male.

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E rieccomi qua...
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