Capitolo 8

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Dalle telecamere di sicurezza, la versione dell'indiziato fu confermata. Nel video che ci avevamo mostrato i due discutevano per qualche minuto e poi lui andava via abbastanza tranquillamente salendo su un taxi.
Tra l'altro controllando la cronologia dei messaggi del telefono della vittima, effettivamente non sono stati inviati più messaggi e l'ultimo implorava aiuto.
<<Bene, dobbiamo ripartire da zero.>> dissi fissando il tabellone.
<<Forse è stato il suo capo. Voglio dire avrebbe avuto accesso alle fiammo ossidriche, le usano per i dolci. E inoltre ha anche un movente.>>
Non risposi all'intuizione di Castle dato che fu abbasta realistica, stranamente.
Continuai a fissare il tabellone quando sentì la mano di Castle poggiarsi sulla mia. Era da molto tempo che non lo faceva. Lo guardai e gli sorrisi, poi avvicinò la sua bocca al mio orecchio e sussurrò <<Credo che stasera dovremmo continuare da dove abbiamo interrotto ieri notte.>>
Le sue parole mi fecero venire i brividi però cercai di non farglielo notare. Gli sorrisi e stavolta fui io ad avvicinarmi a lui.
<<Vedremo>> mi alzai dalla scrivania e mi incamminai verso le scrivanie di Esposito e Ryan dando le spalle a Castle.
Lui rimase incantato per qualche secondo poi, come se qualcuno gli avesse schioccato le dita davanti agli occhi, si alzò di scatto e mi seguì.
<<Il capo della vittima non è rintracciabile. Ho chiesto ad alcuni agenti di controllate la casa e nel caso il suo cellulare si riagganci a qualche cella telefonica ci faranno sapere.>>
Annuì alle parole di Ryan.
In attesa che  il nostro principale sospettato risultasse rintracciabile, decisi di appartarmi nella mia stanza e di sistemare un po' di pratiche lasciate in sospeso dalla sera precedente.
Come una macchina industriale leggevo il tipo di pratica e le posizionavo su diverse cataste che avevano sommerso la mia scrivania ormai da tempo.
Ero contenta di aver fatto carriera, di essere diventata capitano, ma tutta questa burocrazia mi rendeva nervosa eccome.
Lasciai cadere la testa verso dietro, sullo schienale della sedia e fissai il soffitto per qualche minuto. Mi sentì osservata, girai lo sguardo verso le vetrate che dividevamo il resto delle scrivanie dalla mia e notai che Castle mi fissava attraverso le tendine a veneziana.
Vedendo che non mossi neanche un muscolo, entrò nel mio ufficio.
<<Tutto bene?>>
<<Si, sto facendo una pausa da queste cartacce.>>
Si avvicinò alla mia sedia e mi tese la mano, io gli diedi la mia e mi tirò su. Lui si sedette sulla mia sedia, mi tirò per i fianchi e mi portò sulle sue gambe.
Mi guardai intorno sperando che nessuno ci stesse guardando. Nonostante non stessimo facendo nulla di male, farmi vedere così vulnerabile dal sentimento dell'amore, così tranquilla e presa da una persona, davanti ad altri poliziotti che teoricamente dovrebbero sottostare alla mia posizione di capitano, mi metteva in imbarazzo.
Tutti erano impegnati e chi faceva finta di esserlo non badava a noi.
Misi le mie braccia attorno al suo collo e lo guardai dritto negli occhi, a qualche centimetro dal suo naso.
<<Meno male che ci sei tu.>>
Diedi nuovamente uno sguardo alla vetrata, poi mi girai verso di lui e lo baciai accoccolandomi fra le sue braccia.

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