Cap. 2: Chou Tzuyu

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Nascosi il mio volto da un cappuccio, nonostante girasse a malapena una persona o due in un ora in quella strada. Non volevo che quei pochi mi riconoscessero, soprattutto dopo lo scandalo avvenuto poco prima in un negozio. Stavo per sparare ad un uomo che non voleva lasciarmi quello che avevo trovato. Era esageratamente stupido, lo sapevo, ma in quel momento ero consumata da sentimenti oscuri e brutali.

Camminavo sul marciapiede di una buia via qualunque a Seoul. Le strade piene di oggetti, spazzatura e una ragazza morta, era illuminata a malapena da dei lampioni, la maggior parte rotti, o scarichi. Nessuno ormai si preoccupava più di far aggiustare la roba, e nessuno voleva farlo perché nessuno sarebbe stato là a congratularsi e pagare per il lavoro svolto.

Mentre avanzavo in quella via losca, una ragazza si scontrò con me, per sbaglio.

Sapevo che non avrei dovuto iniziare una discussione poco pacifica. Ma lo feci. Credevo che quella frazione di città fosse ormai poco popolata in quella zone. Perché quella ragazza mi è venuta addosso? Perché proprio a me?

All'inizio si era scusata, e sembrava sicera, ma io, presa dallo stress e dalla rabbia per me stessa, le ho urlato contro, sfogandomi su di lei. Non sapevo perché, ma non avrei dovuto farlo. Mi è venuta pena quando, dopo che se ne stava andando abbattuta, ha trovato quella ragazza, forse era una sua amica, morta per terra alla svolta della strada, completamente sanguinante, il liquido rosso ancora fresco.

Ha incominciato a piangere disperatamente non rendendosi conto che il fuoco, appiccato da un tipo, che avevo riconosciuto, stava per circondare il corpo e lei stessa, ma un'altra ragazza, dai lunghi capelli arancioni acceso e piuttosto bassina, trascinò via a fatica lei e la sua amica deceduta.

Stavo lì in piedi, ad osservare la scena con gli occhi illuminati sia da lacrime che ricacciavo dentro, che dal fuoco davanti a me, non ancora spento. Mi tremavano le gambe dalla terribile visione, e con passo incerto e lento, provai a dirigermi dalle due ragazze, quella dai capelli arancioni che stringeva nelle sue braccie l'altra che piangeva rumorosamente.

«Ehm... scusate» Dissi piano. La ragazza bassa alzò lo sguardo, e disse: «Chi sei?»
«M-mi chiamo Chou Tzuyu. Prima ho litigato con la tua amica, volevo scusarmi. Ho visto anche cosa è successo... se vi interessa conosco il tipo che ha appicato il fuoco, conosco anche la sua base. Se volete possiamo-»

«E perché mai dovremmo venire con te? Non abbiamo la più pallida idea di chi tu sia, forse sei pure una spia del governo». Cercava di sembrare sicura di sé, ma la sua voce tremava, aveva palesemente paura. «Ho solo vent'anni, come potrei lavorare per il governo e consumarmi come loro?» Dissi. Il fatto mi infastidiva abbastanza. Per una come me, che cercava di essere contro il governo e le sue recenti decisioni, era un insulto.

«E chi lo sa. Magari sei più vecchia ma ne dimostri di meno.». Ora il suo tono sembrava sprezzante, credeva le stessi mentendo.

«Ma ti giuro che ho vent'anni! Sono nata nel millenovecentonovantanove»

La ragazza mi scrutò ancora un po', diffidente. Lasciò che la sua amica si sedette al muro, poi frugò nella tasca del giubbotto di pelle, corto sopra ai fianchi, che portava. Ne estrasse un aggeggio minuscolo e nero, non capivo cos'era, data la scarsa luce. Mi lanciò uno sguardo come per dirmi di aspettare, e lo portò all'orecchio. Allora capì. Era un auricolare.

«Ehi Ostrich.- disse, premendo un tastino sull'auricolare -Controlla tra i tuoi dati il nome Chou Tzuyu...- si interruppe e mi chiese dove ero nata. Io le risposi la mia città, e lei non capiva dov'era. Le spiegai brevemente che ero venuta dal Taiwan, per colpa di un conflitto del genere nel nostro paese, ovviamente prima che accadesse anche in Sud Corea -Viene dal Distretto Orientale, Tainan, in Taiwan, capito?»

❦「Mɪssɪᴏɴ: "Sᴀᴠᴇ LOVELYs", ᴏᴘᴇʀᴀᴛɪᴏɴᴀʟ!」➪ TWICE FF (ita)Kde žijí příběhy. Začni objevovat