Capitolo 12

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David e Jim erano stati in silenzio per un po', guardandosi di sottecchi. Erano entrambi curiosi, anche se per motivi diversi.

Non avevano ancora detto nulla da quando Freddie se n'era andato: il fatto che non stesse tornando significava che quella alla porta era una persona importante, e tutti e due avevano un'idea precisa su chi potesse essere.

David prese un pezzo di pancake e se lo portò alle labbra, guardando pensieroso la figura del barista. Fece un sospiro e poi, consapevole di non potere passare tutta la mattinata rinchiuso in quell'inutile silenzio, allargò le labbra in un sorriso.

"Com'è stato con Freddie?", chiese, malizioso.

Jim strabuzzò gli occhi e quasi si strozzò con la colazione. Fu costretto a tossire, infinitamente imbarazzato. "I-in... in che senso?", chiese, sperando di avere capito male.

David ampliò il suo ghigno. "Date le vostre espressioni di stamattina, deve essere stata piacevolmente intensa questa nottata.", sogghignò.

Il viso del barista si tinse di un rosso tendente al bordeux. Dopo qualche secondo di imbarazzo sorrise ed annuì lentamente. "È stato fantastico.", ammise, timido.

Il biondo ridacchiò. "Immaginavo.", commentò semplicemente.

A questo punto i due si rinchiusero ancora una volta nel silenzio. Questa volta, però, la calma durò poco, perché Jim decise di dovere continuare la conversazione, in qualche modo.

"So che siete molto amici.", azzardò. David lo guardò, incuriosito, e rimase in silenzio. "Ecco, io... io ho buone intenzioni con lui. Non... non voglio approfittarmi del lavoro che fa, o dei suoi soldi.", ammise, sincero.

David sorrise. "Non te l'ha detto, vero?"

"Cosa?", chiese l'altro. "Che lavoro fa? Penso che non mi abbia detto tutta la verità."

Il biondo scrollò le spalle. "Freddie ha le sue ragioni per non dirti tutto. Non è uno spacciatore né ricopre un altro ruolo compromettente... ma preferisce, almeno con te, non dire qual è il suo lavoro."

Jim lo guardò, incuriosito. "Pensa che potrei allontanarmi da lui? Io faccio il barista, non dovrebbe vergognarsi se non ha chissà che bel lavoro...", commentò, interdetto.

David inclinò la testa di lato. "Non è quello il problema di Freddie, affatto. Il suo lavoro è magnifico, eppure... vorrebbe, a volte, essere solo una persona normale. E sembra che con te possa farlo.", affermò semplicemente, con quel suo modo elegante che non lo aveva ancora abbandonato nemmeno per un attimo.

Jim si sentì rincuorato da quelle parole sincere del migliore amico di Freddie e non disse più niente.

Il silenzio quella volta era semplicemente di riflessione: entrambi avevano i loro pensieri ed i loro problemi, e pensavano a ciò che si erano appena detti.

Erano praticamente sconosciuti, ma fra di loro si stava creando un rapporto di rispetto reciproco legato a Freddie. Un rapporto che probabilmente sarebbe diventato anche più solido, perché quelle non sono conversazioni che si intraprendono con persone che poi non si vedranno più nella vita.

"La cosa che mi fa incazzare di più è che non mi ricordo nulla della serata.", sbottò all'improvviso David, spezzando il silenzio che si era formato.

Jim lo guardò, interrogativo, domandandogli con gli occhi di continuare e chiarirsi meglio.

"Voglio dire, tu ricordi tutto di te e Freddie. Sarà stato fantastico: la vostra prima volta insieme, la tua prima volta con uno come lui...", continuò, facendo arrossire nuovamente Jim. "Ma io non ricordo un cazzo di me e Mick.", borbottò, giocherellando con il pancake che aveva nel piatto.

need your loving tonight - queen, the rolling stones, David Bowie - [completata]Where stories live. Discover now