Capitolo 10

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"Mick, non sono dell'umore giusto, ok?", si lamentò appena aperta la porta.

L'uomo di fronte a lui sorrise, quasi imbarazzato, ed alzò le spalle. "A che stavi pensando? Non voglio portarti a letto, io-", iniziò, ridacchiando leggermente.

Freddie, in risposta, roteò gli occhi. "Ma per voi ruota tutto intorno al sesso?", chiese, ironico.

Questa domanda fece saettare in alto le sopracciglia di Mick, che infinitamente divertito iniziò a ridere. "Certo che sì.", esclamò, convinto. "Per te no, invece? Perché penso che anche a te un bell'orgasmo faccia sentire-", ricominciò.

Il moro fece un'espressione fintamente disgustata, internamento divertito dal comportamento dell'amico. Sapeva benissimo che quella era solamente la maschera che indossava quando c'era qualcosa che non andava, e sapeva anche che cosa non andava con Mick. David.

"Senti, sono le sette di mattina. Sono stufo di voi due che vi presentate a casa mia per parlare dei vostri problemi, soprattutto quando ho gente a casa, quindi entra, non rompere il cazzo ed evita i discorsi a sfondo sessuale, ok? Non sono in vena.", lo rimproverò, facendosi da parte e facendo entrare in tal modo un Mick che si era fatto d'un tratto silenzioso.

Freddie gli lanciò uno sguardo inquisitore, analizzando il suo comportamento. Sembrava giù di morale, e sinceramente non se lo spiegava, dato che - da quello che gli aveva detto David - aveva appena passato la notte con il biondo.

Alzò le spalle, fermandolo prima che entrasse in cucina. Non desiderava che i due pseudo amanti si incontrassero, non ancora. Prima voleva capire che cosa fosse successo. "Senti, c'è qualcosa che non va?", chiese, mettendo da parte il leggero rancore che provava da quando David era entrato in casa.

Mick inclinò la testa di lato, guardandolo, e poi annuì. "È un discorso complicato.", iniziò, con voce lievemente lamentosa.

Freddie sospirò. "Vieni in camera mia, la cucina è occupata.", mormorò, ripensando con rimpianto ai fumanti pancakes che aveva preparato per sé e per Jim, immaginandosi tutt'altra mattinata.

Mick lo seguì senza fare ulteriori domande, ed il moro se ne stupì un po', dato che alle sue parole normalmente sarebbe seguita una risatina ed un commento come "Ah, e poi mi dici che non vuoi portarmi a letto?"

Ed il frontman dei Queen ne era lievemente intimorito, si preoccupava per Mick che, in quel momento, tutto sembrava a parte il solito allegro e malizioso Jagger al quale si era ormai abituato.

Entrarono nella camera da letto di Freddie, che arrossì leggermente nel constatare che, in effetti, non era il posto perfetto per portare Mick. Accendendo la luce si vedeva il letto ancora completamente sfatto, e per terra c'erano alcuni dei vestiti di Freddie e Jim.

Ma il padrone di casa scrollò le spalle. Non si lamenterà di certo se la casa non è in ordine, pensò. E, in tal caso, si arrangerà.

Mick a questa visione, però, non seppe trattenersi. "Vedo che avete concluso qualcosa, tu e il tuo amico, come si chiamava... Jim.", commentò, sorridendo.

"Come avete concluso qualcosa tu e David, questa notte.", sputò velenoso Freddie. "Quando lui era ubriaco e decisamente senza la facoltà di dirti di no."

L'espressione del castano mutò improvvisamente, facendosi più pensierosa. Si sedette ad un angolo del letto, sospirando. "A che ora è arrivato?", chiese semplicemente.

Freddie sospirò. "Alle sei di stamattina. Era distrutto. Mick, lui ti muore dietro da mesi, te ne dovevi essere accorto! Non è possibile che tu sia così insensibile da approfittarti di lui come se-"

Mick, però, lo interruppe. "Freddie, non siamo andati a letto insieme. Non... non posso credere che tu mi consideri un uomo di così basso livello. Non mi approfitto delle persone, lo sai benissimo. La gente che viene con me lo fa di sua spontanea iniziativa, non mi sognerei di toccare qualcuno senza il suo esplicito consenso.", spiegò, sbrigativo, fulminando con gli occhi il moro.

Quest'ultimo sospirò, prendendo una sedia e sedendosi di fronte all'amico. "Scusami, non intendevo offenderti.", mormorò, pensieroso. "Che cazzo è successo questa notte, lo posso sapere?", chiese poi, scocciato di dovere interpretare le parole dei due amici.

Era stufo, stufo di dovere risolvere i loro problemi. Non che non ci tenesse, tutto il contrario: ma, almeno, sperava che li avrebbero reso il compito un po' più semplice di così.

"Dici sul serio? Mi muore dietro da mesi?", domandò in risposta Mick, evitando accuratamente la domanda che gli aveva posto Freddie. Voleva sapere, prima, che cosa avesse spinto David a buttarsi su di lui, la sera prima.

Freddie fece un sorriso storto. "Certo. Ma cos'hai, il prosciutto al posto degli occhi?"

Mick sbuffò. "Non è facile pensare che qualcuno provi qualcosa per te se ogni fottutissima volta nella quale ti vede ti manda poco elegantemente a 'fanculo.", si lamentò, assottigliando gli occhi.

Il moro sospirò, scuotendo lentamente la testa. "David è un coglione. Fidati, lo so, è il mio migliore amico... dopo Roger, forse. O Brian, o John. In ogni caso, è il quarto mio migliore amico.", aggiunse, provocando una risatina da parte del castano.

Freddie era sollevato da questa risata, perché sentiva che i due avrebbero risolto in fretta la situazione. Il morale di Mick si stava lentamente risollevando, finalmente.

"Comunque... non lo fa con sincerità. Voglio dire... lui non sa come gestirla, questa cosa. E allora ti insulta, perché è spaventato da se stesso. Non è colpa tua.", spiegò.

Mick lo guardò male. "Stanotte... ecco, l'ho portato a casa mia. Ma non perché volessi farci qualcosa... era ubriaco marcio, e sarebbe andato con chiunque, in quel momento.", ammise.

Il frontman dei Queen sollevò un sopracciglio, sinceramente stupito da quella versione dei fatti. Lasciò che l'amico continuasse.

"Era nudo semplicemente perché si era vomitato addosso. L'ho messo a letto e mi sono addormentato vicino a lui. Ti posso assicurare che non l'ho toccato nemmeno con un dito, non lo farei mai... non così.", continuò. "Te lo può assicurare anche Keith, stamattina è stato lui a spingermi a venire da te."

A questo punto Freddie non riuscì a trattenersi, e scoppiò a ridere. Immaginare il suo amico a vomitarsi addosso mentre ci prova spudoratamente con Mick... era una scena che non si sarebbe perso per nulla al mondo. Si pentiva quasi di non essere stato con loro, ma ripensando a Jim si rese conto di avere passato una nottata decisamente più bella.

"Mick...", iniziò, facendosi più serio. "Cosa... cosa provi per David?"

Il castano fece un respiro profondo, indeciso. In realtà non lo sapeva neppure lui: i due si conoscevano poco, e le rare volte in cui si erano incontrati erano stati più gli insulti che le parole di cortesia.

Si ricordava solamente una giornata nella quale era stato veramente bene con il biondo, e durante la quale aveva desiderato veramente iniziare qualcosa con lui. Ma era lontana, tanto lontana... iniziò a ricordare.

need your loving tonight - queen, the rolling stones, David Bowie - [completata]Kde žijí příběhy. Začni objevovat