Capitolo 8

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Quella mattina Mick si svegliò senza mal di testa, stupendosene un po'. Solitamente, dopo essere stato in un locale, la mattina non si ricordava nulla, ma quella notte era stato diverso.

Si ricordava tutto, tutti i particolari di quella nottata erano impressi nella sua mente, e fu per questo che si girò su un fianco, aspettandosi una schiena pallida, magra e nuda sulla quale cadeva qualche ciocca di capelli biondi.

Si stupì nel non vedere nessuno, ed una smorfia di delusione gli passò sulle labbra. Se n'era andato, David si era svegliato prima di lui e sicuramente non aveva capito nulla.

Fu in quel momento che sentì aprirsi la porta del bagno, e con un'ingenua speranza Mick guardò verso la stanza, sorridendo.

Ma il sorriso sparì quando, al posto di una figura magra e bionda, i suoi occhi videro Keith. "Buongiorno, puttaniere! Stanotte ti sei divertito, con la biondina che ho visto-?", iniziò, gioviale.

"'Fanculo.", sibilò Mick, acido.

Keith alzò le mani, arrendevole, e gli si avvicinò. "Scusami, pensavo che quella ragazza si fosse fermata con te, ieri, e-", ricominciò, interrompendosi tutto ad un tratto. Aveva posato gli occhi su Mick, ed un sorriso divertito aveva iniziato a dipingersi sul suo viso. Continuò a guardarlo e poi scoppiò a ridere senza ritegno. "Tu... tu non hai fatto sesso, stanotte."

Mick assottigliò gli occhi, guardandolo male, e scostò le lenzuola, sedendosi. Era vero: era rimasto completamente vestito, aveva passato la notte in compagnia di un David ubriaco e decisamente imbarazzante. Aveva dovuto lottare contro se stesso per non buttarsi addosso a lui. "Oh, ma davvero? E da cosa l'hai capito, genio?", gli chiese, ironico.

Keith gli si avvicinò e si mise accanto a lui, guardandolo. Aveva già una battuta pronta per lui, ma sapeva che l'amico non era in vena e l'avrebbe sbattuto fuori a calci in culo. Era già successo.

Ma non era da Mick rifiutare qualcuno, né essere rifiutato, e voleva capirne di più. Era irresistibilmente curioso. "Beh, sei ancora vestito.", osservò semplicemente. "E di solito... di solito a quest'ora dormi ancora."

Mick sospirò e non disse nulla. Non riusciva a spiegare ciò che era successo la notte prima: si era limitato a spogliare un David barcollante e privo di quell'astio che sempre gli riservava, e con stupore si era ritrovato a respingerlo più volte.

Avrebbe potuto assecondarlo, in fondo lo avrebbe anche desiderato, ma no, si era limitato a portarlo in bagno per farlo vomitare, lo aveva spogliato - per una volta senza malizia - e poi lo aveva fatto sdraiare nel suo letto. A quel punto il biondo gli si era gettato addosso, baciandolo, e per un attimo Mick aveva perso il controllo, assecondandolo.

"È stata quella dannata pelle perfetta.", si lamentò Mick, ricordandosi della pallida carnagione di David. Oh, l'uomo era davanti a lui, completamente nudo, che lo stava baciando: quando si erano staccati il castano non aveva resistito ed era passato al suo collo, stuzzicandolo con la lingua e con i denti. Aveva ancora nelle orecchie il suono dei suoi gemiti di piacere...

"Ma non te la sei scopata.", ghignò Keith, con la sua solita finezza. "Perché?"

Mick roteò gli occhi. "Non lo so.", rispose, sincero. E non lo sapeva veramente: era da quando aveva sentito parlare di David che se ne era interessato. "Forse è perché... perché per una volta volevo conoscerlo, prima di portarmelo a letto.", sussurrò.

Keith quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Era abituato al Mick cazzaro che non avrebbe mai rifiutato nulla a nessuno, non a quell'uomo che si trovava vicino in quel momento. Lui... quel Mick era insicuro, amareggiato, ed il chitarrista pensò ad un modo per aiutarlo. Non era facile: i due erano sempre stati compagni di cazzate, di scherzi, non avevano mai passato molto tempo a fare discorsi profondi su cose come l'amore.

"Allora... non era una bella bionda.", constatò semplicemente.

Mick sospirò. "Era un bel biondo, in realtà.", disse.

Keith annuì. Forse aveva capito di chi si trattava - anzi, ne era certo. Fisico slanciato, capelli biondi, lineamenti abbastanza femminili: di sfuggita Bowie poteva assomigliare ad una ragazza.

"Hai sempre avuto un debole per lui.", commentò.

Il cantante inclinò la testa, anticipando la domanda dell'amico. "Non so cosa ci sia di diverso dalle altre volte, in realtà... forse è per il fatto che mi tratta sempre di merda, quando ci vediamo sul lavoro. Ieri sera ero con Freddie ed un suo amico..."

"Mercury?", chiese Keith, ricevendo un cenno d'assenso da parte dell'amico.

"Poi David mi si è avvicinato. Non... non so cosa gli passasse per la testa, aveva bevuto veramente tanto. Mi aspettavo di litigare come al solito, ma lui... lui si è gettato su di me. In pratica mi avrebbe spogliato in quel locale, se non l'avessi fermato."

Keith ampliò il suo sorriso. "E perché l'hai fermato?", chiese, furbo.

Mick roteò gli occhi. Sapeva cosa voleva sentirsi dire il chitarrista, e gli dava fastidio dovergli dare ragione. Strinse le labbra in una smorfia irritata e guardò il compagno, che stava sorridendo, divertito dall'apparente confusione dell'amico.

"Lo sappiamo entrambi, Mick. Devi solo ammetterlo a te stesso.", lo sfidò Keith. "E soprattutto a me.", aggiunse poi.

Mick lo guardò malissimo, assottigliando lo sguardo. Odiava dare ragione al suo amico, ma non poteva fare altro. "L'ho fermato perché, se avessi scopato con lui approfittandone, mi avrebbe odiato a morte.", spiegò fra i denti.

Keith sfoggiò un sorriso soddisfatto e si avvicinò al cantante, posandogli un dito sulle labbra. "Quindi tu ora vai là e gli spieghi tutto.", comandò. "Puttaniere.", aggiunse.

"Stronzo."

"Coglione.", ribadì Keith, posandogli una mano sulla spalla. "Dai, vai dal tuo principe azzurro.", lo spronò.

Mick roteò gli occhi, alzandosi dal letto. "Ti odio.", mugugnò, dirigendosi verso il bagno. Dieci minuti dopo era pronto per prendere un taxi per farsi portare da Freddie. Era l'unico posto dove potesse trovarsi David.

need your loving tonight - queen, the rolling stones, David Bowie - [completata]Kde žijí příběhy. Začni objevovat