46. Nathan: Niente è passato

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«Hai letto anche il mio profilo. Sai che i miei poteri sono talmente deboli che a malapena posso essere definita un'Imperium» commentò lei scrollando le spalle.

«Sì, lo so. Fammi il favore di tenerla tu. Torno subito» dissi passandole la bambina.

«Non sai nemmeno quante persone sono» commentò lei aggrottando la fronte.

«Vedi, lo spazio è ristretto e in uno spazio ristretto vince chi ha più consapevolezza di ciò che lo circonda» dissi «e tanto per la cronaca, quella persona sono io»

«Non puoi esserne certo»
«Oh sì invece» replicai sorridendo.

E iniziai a correre, andando incontro ai nemici.

Uno scudo di ghiaccio in faccia al primo.

Una reazione a domino.

Puntare alle giunture.

Attacchi singoli e precisi.

Guardare avanti.

Sfruttare i corpi caduti come piani.

Usare il minimo sforzo per il massimo risultato.

Arrivai all'inizio del corridoio con il respiro pesante.

Mi asciugai il sudore con la manica e mi volto per vedere Eira raggiungermi.

«Andiamo prima che ne arrivino degli altri» dissi premendo il pannello rosso all'entrata. Il pannello che apriva tutte le celle.

E tutte le bestie feroci e non uscirono dalle loro gabbie.

Anche loro meritavano di vendicarsi.

***

«Come ti chiami?» chiesi alla bambina di nuovo tra le mie braccia.

Lei sembrò ponderare se rispondermi o meno.
Ma infine rispose:«Ariel»

«Oh! Come la sirenetta? Lo sai che la sirenetta originale non si riesce mai a far riconoscere e muore trasformata in schiuma di mare?» commentò Eira.

La guardai.

Lei mi guardò.

«Che c'è?» protestò.

Risi.

«Bene Ariel, possiamo ignorare anche la sorellona lì. È più probabile che il tuo nome provenga dalla Ariel della Disney comunque» commentai.

«Perché mi hai salvata?» chiese la bambina invece.

«Ero di passaggio» dissi.

«Siamo arrivati. Tu puoi entrare fra circa dieci minuti» dissi ad Eira passandole di nuovo Ariel.

«Non sei stanco?» chiese.

«Per niente. Entra fra dieci minuti. Non prima e non dopo» tagliai corto.

Aprii la porta ed entrai sorridendo.

«Ciao! Come va ragazzi?» dissi sorridendo.

Le persone in quella stanza erano le menti dietro tutte le operazioni in quel laboratorio. In più, quel giorno, vi erano presenti anche ospiti speciali da qualche trafficante di specialità.

Argh, come detesto la spazzatura.

Per un maniaco del controllo come me, vedere escrementi in giro era proprio insopportabile.

La mia improvvisa comparsa e il mio atteggiamento amichevole fece comparire delle espressioni spaesate sui loro volti.

Proprio quello che volevo.

Elements: RimastaWhere stories live. Discover now