46. Nathan: Niente è passato

Start from the beginning
                                    

Avevo respiro pesante e gocce di sudore imperlavano il mio volto.

«Non è poco efficiente?» aggiunse lei.

«No. Ricostruire qualcosa di distrutto è più difficile che cambiare semplicemente qualche password e sostena di sicurezza.»

Non voglio che queste porte si richiudano mai più.

«Attiri l'attenzione, così e arriveranno tutti più in fretta.» insistette Eira.

La guardai. La ragazza non era nel spaventata di venire scoperta e non era arrabbiata per la mia decisione avventata. Sembrava solo curiosa della mia scelta.

«Allora che arrivino in massa. Se tiro solo avanti senza pensare ad altro impiego meno tempo.» dissi aprendomi in un sorriso splendente.

Eravamo giunti all'ultima porta. Avevo ignorato gli animali feriti e torturati fino ad ora e i loro uggiolii persistevano ancora nei miei timpani. Ma andai avanti.

C'era un unica stanza aperta. Sembrava più una sala operatoria a differenza delle altre ed era per questo che non c'erano i vetri ermetici.

La persona che abitava il luogo non avrebbe comunque avuto le forze di ribellarsi e di fuggire.

Su un letto bianco era accucciata in posizione fetale una bambina dai capelli chiari quanto quelli di Damien e anche di una bellezza simile.

Con un semplice camice addosso e coperta da un leggero lenzuolo, sembrava pronta a scomparire da un momento all'altro.

«Ecco un altro fantasma.» commentai.

Mi avvicinai a lei e come se avesse percepito la mia presenza, la bambina aprì gli occhi.

Due grandi occhi eterocromi mi fissarono. Non c'era ostilità e non c'era paura. Non c'era niente.

Richiuse le palpebra lentamente.

«Non vuoi essere salvata?» le chiesi.

La bambina non rispose.

Una lama fredda e tagliente comparve nella mia mano e pendeva sopra la bambina.

Fossi stato al suo posto avrei preferito morire. Aveva già lo sguardo morto.
Non aveva nessuno al mondo e non era nessuno. E lo sapeva. Ne era consapevole.

Voleva morire.

Non cercò nemmeno di ribellarsi o anche solo difendersi invano quando calai la lama.

Aprì gli occhi solo quando sentì la catena spezzarsi.

La presi tra le mie braccia.

Storsi il naso quando sentii quanto leggera fosse.

«Stanno arrivando» cantilenò Eira accennando ad un sorriso.

Iniziò a raccogliersi i capelli mentre sbirciava oltre l'unica porta.

Cercai di trascinarla via quando percepii un proiettile d'acqua puntare alla sua fronte, ma la ragazza non si mosse.

Il proiettile venne bloccato da quella che sembrava una moneta.

Altre monete comparvero, nella stessa quantità degli spari, parando perfettamente ogni colpo.

«Non sono una principessa da salvare» disse guardandomi.

«Mai pensato il contrario» affermai sorridendole.

«Immagino che non possa contare su di te per sbaragliare tutti con stalattiti di metallo» chiesi.

Elements: RimastaWhere stories live. Discover now