Capitolo 5

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Una grande distesa d'acqua, uno stretto sentiero di pietra che affiora in superficie con ciottoli pieni di  muschi, un fatiscente edificio incastonato in una cascata. Questo l'ingresso del dungeon che si presenta ai nostri occhi.

Mi sento a mio agio, circondata dal mio elemento, l'acqua. Asta è visibilmente emozionato, si guarda attorno con occhi affamati di curiosità.

Julius invece ha lo sguardo concentrato sull'ingresso del dungeon, verso cui ci avviciniamo sempre più velocemente, fluttuando, grazie al mio Mantello dell'invisibilità. È necessario mimetizzare il nostro mana, dato che siamo a pochi chilometri dalla base nemica.

«Attirare l'attenzione su di noi significherebbe soltanto cacciarsi nei guai» avevo spiegato a Julius mentre lasciavamo alle nostre spalle la base del Leone Cremisi. Lui si era limitato ad annuire.

Sento ancora questa distanza tra noi, fatta di gesti appena accennati, frasi a metà, parole non dette, responsabilità troppo grandi sulle spalle per poter pensare ad altro.

Cerco di scacciare la tristezza dai miei pensieri, anche perché siamo arrivati davanti al portone d'ingresso del dungeon. È in pietra, come il resto della facciata dell'edificio, decorato con simboli arcaici.

«Deve essere un dungeon antico, penso risalga a mille anni fa, più o meno» spiego, indicando le decorazioni con la mano.
«Come lo apriamo?» chiede Asta, il suo sguardo è dubbioso.
«Prova a toccare qualche pietra in particolare, dovrebbe azionarsi un meccanismo» spiega Julius, io continuo «È meglio se vai tu perché non dovrebbero riuscire a localizzarti dato che non possiedi mana.»

Il ragazzo annuisce e salta giù dalla sfera magica d'acqua che ci nasconde.
Inizia a tastare con prudenza il portone, fino a quando non si sente un clic.

Io e Julius ci mettiamo sull'attenti, non si è mai abbastanza prudenti quando si entra in un dungeon.

 Per nostra fortuna non scatta alcuna trappola, così, una volta entrati in un buio e polveroso corridoio, posso annullare la mia magia.

«Questo posto mette i brividi e siamo appena entrati!» commenta Asta, per spezzare il silenzio. Julius gli sorride in maniera paterna, io gli dò una pacca sulla spalla e lo prendo in giro «Non avrai mica paura di qualche ragnetto?» Il giovane cavaliere urla indignato che non ha paura di nulla. Lo guardo con espressione titubante, poi entrambi scoppiamo a ridere.

Entriamo sempre più in profondità nel dungeon, l'aria si fa rarefatta e il percorso sempre più stretto. Arriviamo a un bivio, ma ci lasciamo guidare senza timore dall'intuito di Julius, prendendo il corridoio a destra. Io e Asta parliamo del più e del meno, per smorzare la tensione, Julius invece si tiene sull'attenti per percepire presenze magiche e non.

Non abbiamo ancora incontrato nessuna trappola e la cosa mi mette a disagio: che il pericolo si concentri tutto in un punto, magari a guardia della stanza dei tesori? Preferisco tenere il pensiero per me.

Finalmente vediamo una luce in fondo al tunnel, segno che sta per succedere qualcosa.

Julius spegne le lucciole di luce che ci hanno accompagnato finora nell'oscurità, frutto della sua meravigliosa magia di tempo che, negli anni, è diventata molto versatile. A furia di studiare ed esplorare, ha imparato un sacco di trucchetti del genere.
Con un dito sulla bocca, intima di far silenzio.
Io e Asta diventiamo seri e, sentendo la tensione che cresce, annuiamo con la testa.

Mancano pochi passi per varcare la soglia dell'apertura. Un passo, poi un altro.

Una luce folgorante ci acceca, sento che i sensi vengono meno, cado sulle ginocchia e tengo le braccia distese davanti a me per non accasciarmi a terra.

Che cosa sta succedendo?  

Quel regale asterisco bluWhere stories live. Discover now