E Paulo lo sapeva.

Perché per lui era lo stesso.

Tuttavia, tutte quelle parole inutili lo disturbavano a tal punto che, con il tempo, nemmeno riusciva ad impegnarsi quanto avrebbe voluto, né ad essere decisivo e brillante in campo come sperava.

E questa cosa lo faceva uscire di testa.

E lo portava ad avercela un po' con tutti.

Qualche sera precedente, aveva discusso anche con sua madre al cellulare, liquidandola in pochi minuti con tono disturbato.

E lui non osava mai litigare con sua madre.

Perché l'amava immensamente.

E perché, anche a 24 anni suonati, la temeva.

Andiamo, tutti abbiamo paura di litigare con la mamma.

Mi alzo dal letto sbuffando, con una stanchezza addosso ancor più pesante del giorno precedente quando, stufa delle risposte a monosillabi di Paulo, lo avevo salutato malamente, avvisandolo della mia presenza allo stadio, quella stessa sera.

Non poteva continuare così, a comportarsi come un bambino permaloso.

***

La bellezza, unica e immensa, dell'Allianz Stadium, non credo potrà mai stancarmi.

E' una gioia per gli occhi, rapiti dalle mille luci intorno.

Le voci, i cori, la musica, che accompagna l'entrata e poi il riscaldamento dei ragazzi, che non smettono mai di essere incitati.

Fisso lo sguardo su Paulo che, concentrato, scatta in una corsa di pochi secondi, per poi fermarsi e tornare al punto di partenza e ripetere il movimento.

Lo fa un'altra volta, seguito dai compagni, poi si dispongono in cerchio ad ultimare il riscaldamento, a mezz'ora dal fischio di inizio.

Osservo il suo viso, anche se lontano, serio e concentrato, con il quale si isola da tutti.

Solo Douglas può avvicinarsi a disturbarlo un po', e strappandogli un mezzo sorriso.

Ma cosa gli prendeva?

"E' sempre così, in questa giornata"

La voce di Alicia, che mi affianca di fronte alla ringhiera in vetro del nostro box, mi riporta in mezzo alla gente che quella sera era con me.

Lei, immancabile, tutte le volte in cui viene a trovarlo dall'Argentina, Nahuel e la sua ragazza, e qualche parente di Douglas.

"In questa giornata?", le chiedo, ingenuamente.

C'è ancora qualcosa che non so?

"Nel giorno dell'anniversario", confessa, con tono più basso rispetto al primo, senza aggiungere altro.

Chiudo gli occhi, con la voglia di sbattermi una mano sulla fronte talmente tanto forte da tatuarmi il segno su di essa.

"Dio, Alicia non – balbetto, mortificata – non lo sapevo", le dico immediatamente, prendendole la mano.

Lei sorride, scuotendo la testa, senza mai distogliere lo sguardo da suo figlio che, nel frattempo, sta rientrando negli spogliatoi pochi minuti prima di entrare in campo in divisa.

"Non potevi saperlo. Lui non ne parla mai", continua.

Era vero.

E non mi piaceva, che non mi avesse confessato una cosa del genere, facendomi fare mille film in testa e facendomi arrabbiare con lui, che invece doveva solo essere abbracciato fino al giorno seguente.

Más que nunca - Paulo DybalaWhere stories live. Discover now