Capitolo 1

458 31 40
                                    

"Chi è ad avere rapito il tuo cuore, tesoro?", chiese ad un tratto Freddie.

Lui e David Bowie si trovavano in un bar londinese, circondati da moltissima gente. Non erano infastiditi, però: certo, i paparazzi c'erano, ma tutto sommato avevano dovuto firmare solo due autografi, e poi la serata per loro sembrava essere libera da eventuali disturbatori. Erano in quel bar sotto richiesta di Freddie, che diceva che quel locale era uno dei migliori di tutta Inghilterra, se non del mondo intero.

David non condivideva la sua opinione: il caffè italiano era troppo lungo, quello americano era una brodaglia imbevibile. Ci era già stato un paio di volte per fare colazione, è per questo che sapeva il gusto di quelle due bevande - se così si potevano chiamare, data la bassissima qualità. Non era mai stato in quel locale per un drink, però, e le sue aspettative fino a quel momento erano state pienamente soddisfatte: alcool di bassa qualità, vodka annacquata ed una grappa che non meritava nemmeno questo nome.

Il biondo aveva qualche idea sul motivo per il quale Freddie lo aveva portato lì: il moro continuava a mangiare con lo sguardo un barista, lo stesso barista al quale Freddie continuava a chiedere alcolici, che puntualmente venivano rifilati a David. Quest'ultimo non si lamentava, però: era stato lui a chiedere di uscire all'amico, in modo tale di potergli parlare.

David si girò verso Freddie, con un'espressione interrogativa sul volto. Non aveva assolutamente sentito ciò che gli aveva detto, era troppo perso nei suoi pensieri.

"Allora... è un uomo, non è vero?", chiese il moro.

Freddie esaminava l'espressione del suo amico, e sapeva bene che David non stava affatto bene. Si erano incontrati un paio di volte, quella settimana, ma erano stati incontri fugaci, ed era assolutamente impensabile scambiare due parole senza essere sommersi da fan o paparazzi. Entrambe le volte in cui aveva avuto l'occasione per vederlo lo aveva notato distante, perso completamente nei suoi pensieri.

L'unica possibile spiegazione poteva essere una donna, oppure un uomo. Probabilmente quest'ultimo: il biondo non si sarebbe fatto troppi problemi, nell'altro caso.

David annuì, guardando sconsolato il suo bicchiere quasi vuoto. Non disse niente, ma Freddie lo conosceva da un bel po' di tempo, ed era pienamente consapevole che il Duca Bianco aveva iniziato a mettere gli occhi su qualcosa - o meglio, su qualcuno - che non avrebbe potuto avere facilmente.

"E qual è il problema, tesoro? Sei ufficialmente bisessuale.", osservò. Lo pensava veramente: David era molto più fortunato di lui, in questo. Era diventato praticamente un'icona del mondo bisessuale, e questo lo rendeva libero di fare qualunque cosa volesse - in ambito sessuale, ovviamente.

"Tutti sanno che sei gay. Eppure non parli nemmeno con la persona per la quale hai una palese cotta.", ribatté il biondo, finendo il liquido di un colore indefinibile che aveva nel bicchiere ed allungando quest'ultimo verso il barista, che senza nemmeno chiedere cosa volesse glielo riempì. Tanto 'sta robaccia ha sempre lo stesso gusto, pensò David con una smorfia.

"È diverso, questo."

"E perché dovrebbe essere diverso? Non è perché è un barista, vero?", gli chiese ironico il biondo, sbuffando.

Freddie chiuse gli occhi, decisamente non pronto per confessare che in realtà era solo la paura a frenarlo. "E tu, invece? Lo conosco?", chiese, sia per sviare il discorso dai suoi problemi che per pura e semplice curiosità. Era curioso, molto, e lo era sempre stato. E se a questo doveva aggiungere il fatto che stesse parlando con uno dei suoi più cari amici, il sapere diventava un vero e proprio obbligo morale.

"Sì, lo conosci.", rispose l'altro. La sua fu una risposta sussurrata, quasi fosse stato costretto a confessare che, in realtà, praticamente tutti conoscevano quell'uomo.

Il moro lo guardò con un'espressione interrogativa. "E chi è? È figo, almeno?", chiese, ridacchiando. Come al solito, voleva spostare la conversazione sulla leggerezza, e David questo lo apprezzò molto.

Il biondo provò ad abbozzare una risata, ma subito lasciò perdere. "Ovviamente, Fred, ma non è questo il problema.", sussurrò.

"Posso sapere di chi si tratta?", chiese il moro, sorridendo ed appoggiando una mano sul braccio dell'altro.

David fece un respiro. "Jagger.", buttò fuori.

Il bicchiere di fronte a lui sembrava ad un tratto essere diventato affascinante, dato che iniziò a guardarlo con curiosità. Freddie rimase in silenzio, probabilmente senza riuscire a comprendere come mai l'amico si mostrasse così turbato.

"E questo sarebbe un problema? Cazzo, Mick è fantastico, non vedo perché-", iniziò, ridendo.

"Perché è un cazzo di maniaco del sesso, Freddie. Ecco perché.", lo interruppe il biondo con un sospiro. Prese il bicchiere e lo finì, per porgerlo nuovamente al barista. Quest'ultimo alzò un sopracciglio e fece per negare, in quanto quello sarebbe stato il sesto bicchiere, ma vedendo l'espressione afflitta del cantante non disse nulla, obbedendo.

"No, non-"

David alzò gli occhi al cielo, sbuffando e guardando negli occhi l'amico. "Non negarlo. Sei mai stato a letto con lui?", gli chiese. Semplice, diretto, come solitamente era.

Freddie fu costretto ad abbassare gli occhi, colpevole. Non aveva nulla che lo potesse aiutare a negarlo: era stato con Mick un paio di volte, durante quegli anni. Ammetteva che tra loro non c'era stato altro che il sesso, e capiva bene quanto a David potesse fare male saperlo.

"Come immaginavo. Ma io... io non voglio essere solo una scopata per lui, Fred. Veramente.", mormorò. Era quasi imbarazzato, si vergognava di quello che stava dicendo, perché non gli era mai capitato.

need your loving tonight - queen, the rolling stones, David Bowie - [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora