Capitolo 25 pt. I ✔

2.9K 114 61
                                    

Anche quella notte avevo faticato a chiudere occhio vinta dall'angoscia di aver esternato i miei pensieri proprio all'ultima persona che avrebbe dovuto ascoltarli. Mi sentivo avvilita da un rifiuto che non avevo dubbi sarebbe giunto dopo quella confessione ma, nonostante ne fossi stata certa, aveva comunque avuto l'effetto di uno schiaffo arrivato senza preavviso, di quelli che ti fanno pizzicare le guance e inumidire le ciglia, di quelli che ricordi dopo anni perché inaspettati, perché dolorosi.

Quella domenica non ci sarei dovuta andare al lavoro, la fortuna aveva voluto che l'avessi libera proprio nella mia prima settimana ma non era servito a molto dato che era proprio all'interno del laboratorio che mi trovavo in quel momento. Stefano era in ritardo con una torta per un diciottesimo di compleanno che si sarebbe festeggiato quella sera, la decorazione era particolare e, da solo, ci avrebbe impiegato ore a sistemarla nel dettaglio, lasciando indietro tutti gli altri lavori. Mi aveva mandato un messaggio durante la notte, pregandomi di raggiungerlo l'indomani mattina almeno per qualche ora e io non mi ero tirata indietro. Avevo bisogno di non pensare, di scacciare Alex dalla mia mente per un po', di non rivivere in un loop infinito la scena di noi due sul corridoio di casa mia e non ci sarebbe stata distrazione migliore del mio lavoro.

«Non so come ringraziarti, Mia... nonostante tu abbia fatto nottata, hai deciso di venire e salvare questa vecchia pellaccia!» mi disse mentre posizionava le farfalle in pasta di zucchero sui vari piani della torta, alcune attaccate ai bordi altre che parevano svolazzarle intorno.

Immaginai lo avesse dedotto dal cerchio nero che mi contornava gli occhi o, forse, dal fatto che il suo messaggio mi era arrivato intorno alle due del mattino e io avevo risposto con immediatezza; glielo feci credere, preferivo pensasse che fossi in giro a far baldoria piuttosto che mi stessi struggendo l'anima per uno che non ne valeva la pena, neanche un po'.

«Ti ricordo che hai poco più di trent'anni... vecchia pellaccia non ti si addice proprio.» risposi divertita mentre decoravo delle minicake ordinate per l'ora di pranzo. Mi ci trovavo bene con lui; era simpatico, alla mano e nonostante avessimo più di dieci anni di differenza non mi faceva mai sentire piccola o inesperta.

«Sono vecchio dentro io, lo dice sempre il mio compagno: 'Ma dove ce l'hai trentatré anni tu?'. Non ti dico cosa gli rispondo perché risulterei volgare e non voglio!» Scoppiai a ridere dinanzi a una serietà che non aveva nulla a che vedere con il suo racconto e lui strizzò un paio di volte gli occhi affaticati per la troppa concentrazione avuta nel disegnare i ghirigori con la ghiaccia reale e poi, scosso dal mio diletto, rise anche lui di sé stesso.

La mattinata trascorse velocemente, ero riuscita a completare tre ordini per la giornata mentre Stefano si dedicava alla torta a dieci piani di quel diciottesimo che, a quanto mi aveva raccontato, sarebbe stato festeggiato in grande stile. Le battute tra di noi si alternavano a quei momenti di silenzio doverosi quando ci si concentrava per mantenere la mano ferma. Generalmente stavamo soli in quel lato del laboratorio dedicato alle decorazioni, eravamo gli unici a sapersi cimentare con la pasta di zucchero ed ero grata che i forni si trovassero da tutt'altra parte, il chiasso che proveniva da quella stanza ci avrebbe sicuramente distratti e rallentati mentre i profumi, quelli, ce lo avevano il permesso di scombussolarci lo stomaco.

Era circa mezzogiorno quando Stefano mi congedò dicendomi che dopo pranzo lo avrebbe raggiunto Giada, la compagna di Johnny, per dargli una mano e che quindi mi sarei potuta godere il resto del pomeriggio. Gli avevo detto che sarei rimasta senza problemi, che tre persone a lavoro erano meglio di due, perché tornare a casa sarebbe equivalso a ricominciare a piangermi addosso e non ne avevo alcuna intenzione ma lui fu perentorio nel ribadirmi che non voleva disturbarmi oltre. Mi stava praticamente cacciando convinto di farmi del bene quando io non avrei voluto fare altro che restarmene chiusa lì dentro a modellare boccioli di rose rosa antico.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora