Capitolo 25 pt.II ✔

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Alex

Raggiungemmo in fretta il mio locale, la trascinavo quasi per quanto era lenta e la sua totale mancanza di forze le impediva di liberare il polso dalla mia presa, nonostante ci avesse provato più di una volta. M'insultava sottovoce ad ogni passo compiuto, un borbottio continuo che sarebbe risultato fastidioso se non fosse stato così esilarante. Sembrava che nulla fosse cambiato tra di noi; io la infastidivo, sottolineavo le sue mancanze, la sfottevo e lei cercava di ribattere come meglio poteva, con l'intento di ferirmi ma senza riuscirci mai davvero. Eppure era cambiato tutto, dopo quello che mi aveva confessato la sera precedente facevo fatica a essere me stesso a tutti gli effetti.

Ci avevo pensato tanto durante quella notte, mi chiedevo perché non riuscissi a dormire a causa di qualcosa che mi avevano detto in molte, ma sentirle da Mia quelle parole mi avevano accartocciato lo stomaco quasi fosse carta e ci avevo provato a distenderlo nuovamente ma le grinze non avevano alcuna intenzione di spianarsi, erano là e lanciavano stilettate ogni qualvolta il mio sguardo entrava in collisione con la ragazza che mi stava seguendo imbronciata.

E non capivo perché mi facesse quell'effetto, non riuscivo proprio a vederlo cosa avesse più delle altre. Era indubbiamente carina, questo non potevo negarlo, quella bellezza acqua e sapone che mi avrebbe fatto impazzire in un'altra vita e dalla quale cercavo di discostarmi maggiormente portandomi a letto giovani donne che di naturale non avevano proprio niente. Che fosse una brava ragazza, poi, lo avevo capito fin da subito con quello sguardo da cerbiatto spaurito, la voglia di correrci contro il cacciatore con il fucile in mano e la paura a frenarla dal farlo; si vedeva lontano un miglio che avesse la necessità di accerchiarsi di persone che la facessero sentire protetta, accettata e dopo quello che avevo saputo su di lei ne capivo anche le motivazioni. Era una rompicoglioni di quelle che non te ne fanno passare neanche una, sempre lì a sottolineare ciò che di sbagliato hai fatto, con quello sguardo che sapeva fartela sentire addosso la responsabilità delle tue azioni. Mia rappresentava esattamente ciò che tentavo di evitare da un anno e mezzo a quella parte; mi riportava indietro nel tempo, mi riconduceva a lei, malgrado fossero diametralmente opposte, e io non potevo permettermelo. Non posso permetterglielo!

Mi andava bene scherzarci, provocarla, ci avrei messo una firma anche a una notte insieme ma non potevo darle altro, non volevo e quel giorno avrei chiuso le porte ad ogni sua speranza e ingollato l'acido che sentivo in gola da quando mi ero messo in testa di chiarirle ogni cosa. Perché a me la voglia di passarci del tempo insieme mica m'era passata.

«Aspettami qui...» le dissi una volta giunti all'interno del parcheggio privato e l'abbandonai per qualche minuto lì fuori mentre io mi recai all'interno del bar.

Mi venne da ridere quando la vidi spalancare le palpebre puntando gli occhi su gli oggetti che tenevo in mano, al momento del mio ritorno, e quando gliene lanciai uno per poco non lo fece cadere a terra. «Che cosa ci dovrei fare con questo?» Mi occhieggiò sospettosa rigirandoselo tra le mani. Io, il mio, lo avevo già infilato e mi ero accostato alla Yamaha nera e verde acido vicino alla quale l'avevo lasciata e a cui non aveva prestato minimamente attenzione.

«Devi metterlo, principessa!» Glielo sfilai dalle mani e dopo averle sciolto i capelli dalla coda nascosi la sua testa all'interno del casco. Lo avevo notato il suo sguardo un po' confuso, un po' terrorizzato ma non ci badai più di tanto, almeno fin quando non salii sulla moto per rendermi conto che lei non aveva la minima intenzione di seguirmi.

«Da quanto ce l'hai?» domandò studiando ogni parte della mia bambina, la vedevo poco al di là della visiera ma speravo non si lasciasse sovrastare dalla paura che potevano mettere le due ruote.

«Oh, vediamo... questa in particolare da un paio d'anni, ma guido le moto da quando ne avevo sedici...»

«Non ci andiamo a schiantare da qualche parte, vero?» chiese poi passando una mano sul sellino del passeggero e non mi sfuggì il movimento della gola.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora