Capitolo 40 ✔

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Il viaggio di ritorno verso casa fu quasi del tutto silenzioso. Serena aveva provato ad aprire qualche conversazione, ma le mie mancate risposte portavano a zittirla ogni volta.

Non volevo essere maleducata, non volevo neanche farla impensierire più del dovuto, ma non avevo nulla da dire. La mia testa era troppo ingombra di immagini di Alex e Giulia che non riuscivo a focalizzare altro, né la strada che stavamo percorrendo, né ciò che stava dicendo la mia amica.

Parcheggiammo non molto lontano dal mio palazzo e lei mi accompagnò fino al portone, ma non entrò con me, mi disse di dover tornare al locale, che avrei trovato Den ad aspettarmi e che le dispiaceva non essermi di maggior sostegno ma c'erano delle cose che avrebbe dovuto sistemare. Era così dispiaciuta che quasi mi preoccupai per lei, non era facile trovarsi tra due fuochi e quella era proprio la situazione che stava vivendo.

Sapevo sarebbe corsa da Alex, sapevo lo avrebbe riempito d'insulti e minacciato di morte e sapevo anche che, alla fine, non lo avrebbe abbandonato. In fondo è questo che fanno gli amici, no?! Sottolineano i tuoi errori e poi ti aiutano a correggerli, anche se in quella situazione non c'era più nulla da fare per rimediare.

Non avrei mai potuto perdonare una cosa tanto grave. E anche se il pensiero di non averlo più accanto, di non sentirlo più mio mi logorava dentro, non ce l'avrei mai fatta a superare, a dimenticare.

Dopotutto quando mai è stato davvero mio?

Den mi aspettava davanti la porta di casa, aveva il volto di chi sapeva e non mi diede neanche il tempo di aprire bocca che mi strinse in un abbraccio. «Non sai quanto mi dispiace, tesoro...» sussurrò impercettibilmente al mio orecchio, con le sue mani che premevano sulla mia schiena e il mento conficcato nella spalla.

Lei c'era sempre quando ne avevo bisogno, era la mia àncora, la scialuppa di salvataggio, la zattera sgangherata che non poteva tenermi fuori dalle viscose acque della sofferenza ma che comunque, con pazienza e impegno, riusciva a trascinarmi a riva, riusciva a rimettermi in sesto.

E fu in quell'attimo che presi coscienza di una certezza: la mia vita avrebbe potuto ribaltarsi in ogni momento, avrebbe potuto portarmi in alto o scagliarmi a terra ma non sarebbe ma stata un viaggio che avrei affrontato da sola. Sarebbe bastato voltarmi per trovarla sempre al mio fianco.

«C'è Stefano in cucina. Non ho potuto fare a meno di avvisarlo, lui...»

«Sa essere molto insistente, lo so.» Completai la sua frase con un accenno di sorriso sulle labbra facendole capire che non doveva preoccuparsi per averglielo riferito, tanto prima o poi lo avrei fatto io. «Andiamo dentro, voglio raccontarlo una sola volta...».

Sospirai quasi mi fossi liberata di un'impercettibile traccia di dolore una volta aver riportato loro tutto quel che era accaduto nel pomeriggio, di come un attimo di euforia più trasformarsi in un incubo senza vie di scampo.

Eravamo seduti intorno all'isola della cucina, con una tazza di thè bollente tra le mani e un pacchetto di biscotti da dividerci. La mia storia veniva intervallata da i loro commenti, a volte perplessi, a volte ricolmi di rabbia e stupore.

«L'unica cosa di cui mi pento è che lui mi abbia visto così... senza difese...» affermai alla fine alzando le spalle come a dire che, ormai, non c'è più nulla da fare.

Stefano sbuffò spazientito, lo vedevo dall'espressione del suo viso quanto volesse riempirlo d'insulti, aveva le narici dilatate, le labbra serrare e lo sguardo incattivito. Non era rimasto sorpreso da ciò che aveva ascoltato, lui se lo aspettava un comportamento del genere da parte di Alex. Aveva sempre faticato a credere al suo interesse nei miei confronti.

Hug Me - Siamo Chi Siamo #1 (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora