sixth chapter

797 32 0
                                    

«Lei è così affascinante, sir McCarty. È sicuro di non provenire da una famiglia di angeli? Lei è davvero perfetto in ogni sua singola sfaccettatura... E credo proprio di essermi innamorata di lei.»

Una voce indefinita si fece spazio, lievemente, tra il cumulo caotico nel mio cervello; sembrava essere un ricordo lontano, non so quanto lontano, non riuscii a capirlo, durò poco.
Spalancai gli occhi e mi resi conto di essere ancora sott'acqua, quanto tempo era passato non poteva saperlo nessuno.
Mi ero rilassato e nei piani alti, tra i caotici intrecci del mio cervello, sembrava essersi attenuata la situazione, ma nonostante ciò il mio umore era rimasto basso... Se non fosse per quello strano spezzone di serenità tra il caos assoluto che mi aveva trasmesso quella voce.
Ed ecco che si aggiungeva, a tutte le altre cose, la curiosità di capire da dove provenisse quella specie di ricordo.

Risalii in superficie, mi sedetti in riva al lago e mi concentrai sull'ambiente circostante: pace assoluta.
Il sole stava sorgendo tra le punte dei monti dell'Alaska e un raggio di luce attraversò le mie pupille, facendomi socchiudere le palpebre.
Un leggero venticello faceva oscillare i rami degli alberi, i passeri si posavano su di essi e ogni tanto si pulivano le piume con il becco; mi sembrava strano che fosse passato tutto così in fretta, ed era diventato tranquillo tanto da riuscire a farmi godere ogni singolo dettagli di quello che mi stava attorno, al contrario di quanto provavo prima. Non sentivo più nulla, se non una leggera sensazione di preoccupazione, originata dal nulla.
Ad un tratto notai da lontano un'intera famiglia di cervi abbeverarsi nelle acque di un ruscello accanto ai piedi della montagna e mi venne l'istinto di andare a cacciare, dato che ormai erano lunghissime ore che non toccavo del cibo, ma non mi alzai. La carne di cervo ormai non mi soddisfava più, come la carne di puma, di orso... Già mi nauseavano.
Poi non vi era nemmeno la necessità di andare a mangiare, avevo ancora riserve per un po'.
Dopo qualche minuto, però, il vento portò al mio naso un odore alquanto piacevole, che non sentivo da tempo e mi fece arrivare un potente brivido lungo la schiena: sangue umano.
Era da davvero troppo tempo che non bevevo sangue umano, a lungo la mia natura da vampiro era rimasta senza nutrirsi di ciò per la quale era nata.

«Che fai Emmet? Non starai davvero pensando di uccidere un umano?»
La stessa voce indistinta, che poco prima mi aveva portato un breve senso di calma, mi fece scattare in piedi per essere riapparsa all'improvviso: cominciavo a dubitare della mia lucidità, iniziavo a pensare di avere le allucinazioni, forse per la fame o probabilmente era l'effetto che il sangue umano provocava al mio corpo.
Poi vidi, finalmente.
Era un ragazzo, doveva avere all'incirca una ventina d'anni ed era in cima al monte, seduto, tenendosi il braccio.
Sanguinava molto e a me, la sola vista di quel sangue, portava al delirio.
Come un uomo d'affari che vede oro.

«Sai che non lo puoi fare. Hai giurato.»
Ancora. Quella voce.
Serrai la mascella e cercai di trattenermi il più possibile, intanto ripensavo al giuramento fatto tanti anni fa con la mia famiglia. Non avrei dovuto più cacciare per sangue umano. Avrei dovuto abbandonare la mia vera natura, se avessi voluto vivere immezzo a persone normali.
Non potevo tradirli.
Ma allo stesso tempo quell'odore, quel colore, quel sapore che stava per diventare quasi sconosciuto alle mie papille gustative... Erano come una droga.
Iniziò a venirmi fame.
Non mi avrebbe visto nessuno, non c'era nessun'altro nei paraggi. Perché non farlo?

Cominciai a camminare lentamente tra i pochi cespugli di quella pianura, per poi dirigermi verso i larici e nascondermi dietro quei grandi tronchi: osservando le venature della corteccia il mio cervello ripercosse tutto ciò che stavo passando poco tempo prima. Il mio respiro accelerò, pressai le labbra e corrucciai lo sguardo, in segno di rabbia; non voleva passarmi.
Voltai la testa in direzione del ragazzo, cercai di concentrare l'attenzione solo su di lui, che sostava ancora lì, in silenzio, cercava dentro il suo zaino sicuramente qualcosa con cui coprire la profonda ferita; intanto il mio desidero di affondare i denti in quella carne aumentava, si faceva sempre più intenso.
Corsi abilmente fino ai piedi del monte e cominciai ad arrampicarmi velocemente, senza fare troppo rumore.
Ma a poco più di metà strada, quasi arrivato al mio obiettivo, un dolore lancinante alla testa fermò la mia corsa e reagii affondando le dita nella dura roccia, facendo precipitare nel vuoto grossi pezzi di essa.
Era fortissimo, talmente tanto che non riuscii nemmeno ad urlare, soffrivo dentro.
Passati una decina di minuti, il dolore di colpo cessò.

«Non ti muovere.»
-Dannazione, si può sapere chi diamine sei? - esclamai sottovoce, portando una mano al collo e scrollando spalle e testa, ancora dolorante; abbassai di poco la testa per evitare di farmi vedere dal ragazzo che distava da me poco più di venti metri.

Non ricevetti nessuna risposta alla mia domanda.
Ma è ovvio! Con chi pretendevo di parlare? Ero da solo, l'unica persona più vicina a me era quel ventenne ferito, ma ovviamente non poteva essere lui a parlare.
- Sto davvero impazzendo. Che mi sta succedendo? Ora ho pure le allucinazioni. - sussurrai tra me e me, per poi riconcentrarmi sulla salita e ripartire.
Arrivato in cima volsi lo sguardo alla mia vittima, quasi fiero di me stesso, inspirai e sorrisi in modo beffardo.
Il ragazzo davanti a me si accorse subito della mia presenza, sussultò e mi guardò all'inizio spaventato, poi mi chiese aiuto.
- Oddio! Per fortuna ci sei tu. Senti, non so chi sei, non so come hai fatto a scalare questa vetta senza attrezzatura però mi devi aiutare. - aiutarlo? Se solo avesse avuto la possibilità di leggermi nei pensieri sarebbe corso via a gambe levate - Un cervo prima mi ha aggredito e mi ha ferito il braccio con il corno e... Beh, è abbastanza profondo, fa un male cane. - abbassò la mano poggiata sul braccio sinistro e lasciò scoperta la ferita. Aveva ragione, era molto profonda e perdeva moltissimo sangue.

Sangue.

Entrai in tilt, inspirai profondamente una seconda volta e sentii il profumo di quella prelibatezza; mi venne da ridere con gusto.
- Ma che ridi? Ti sembra che ci sia da ridere? Fratello, fattelo dire, sembri uno psicopatico. Potresti per favore...
- Psicopatico? Io? - risi ancora con più fervore, interrompendo la sua richiesta d'aiuto - Probabile.
In nemmeno un nanosecondo scattai addosso al ragazzo e gli feci sbattere la testa sopra una roccia appuntita; il sangue sgorgava caldo dalla sua testa ed io, non potevo resistere.
In pochi minuti prosciugai ogni singola vena di quel corpo giovane e mi sentii rinvigorito, ne volevo altro, subito.

«EMMET!»
-Ti conviene tacere, altrimenti parlerai da sola perchè io non ti sto ascoltando.
Ma a chi parlavo?
- Voglio altro sangue umano, ne voglio ancora.
Non avevo più controllo nè della mia mente nè del mio corpo. Ero appena entrato in uno stato di trans dal quale non sapevo se sarei riuscito ad uscirne facilmente, e francamente manco ci pensavo, dato che ormai nella testa mi girava e rigirava un solo pensiero, ed era quello di avere altro sangue umano.
Avrei fatto di tutto in quel momento pur di averlo, anche correre per miglia per trovare la città più vicina e potermi nutrire ancora, e ancora.

In qualche modo il mio corpo mi portò automaticamente nella zona di Forks, e vi arrivai verso l'ora di pranzo, per gli umani.
Non sapevo da dove iniziare, ma poi mi venne in mente di passare nella nostra vecchia casa, che era stata venduta ad una famiglia di umani e fu proprio quella la prima meta.
Dall'esterno, grazie alle grandi vetrate, potevo vedere due adulti e tre ragazzi seduti attorno al tavolo da pranzo, gustando il loro pasto, cosa che avrei fatto anche io nel giro di pochi minuti con la loro carne.
Niente poteva impedirlo.
Entrai nella casa e in meno di cinque minuti feci la stessa cosa che avevo fatto a quel giovane in montagna, la ripetei poi con un'altra famiglia a seicento metri da quella casa e un'altra ancora subito dopo.

Niente mi avrebbe fermato.

Hybrid - The Twilight Saga Where stories live. Discover now