fourth chapter

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Il fatto che Annah nascondesse qualcosa non mi rassicurava per niente, e credo che l'avessero capito anche gli altri dopo il suo comportamento aggressivo che aveva avuto nei miei confronti.
Anche durante la visita agli orti e ai giardini, mi tormentavo, cercando di trovare un collegamento tra quelle poche immagini trapelate dalla testa dell'ibrido. Cosa c'entravano i Volturi con Rosalie? Ormai era da tempo che non li vedevamo, avevamo finito con loro, non ci avevamo avuto più niente a che fare.
Mi distrasse Bella...
- Edward, guarda - mi disse, indicando i miei fiori preferiti. Lei riusciva sempre a capire quando qualcosa non andava in me, quando mi vedeva strano, proprio come in quel momento. Forse avrei dovuto lasciar perdere tutto quello a cui stavo pensando, ma poi...
- Ti ha spiegato almeno cosa avesse intenzione di fare? - mi chiese Jacob, avvicinandosi a me, sicuramente entrato in connessione con i miei pensieri.
- No, Jake. E per la cronaca, i miei pensieri non ti riguardano. - cercavo di rispondere in modo molto breve per evitare di dire cose che avrebbero sicuramente scatenato ancora più curiosità tra i miei familiari e poi, sinceramente, avevo anche un po' paura per le minacce che mi aveva rivolto Annah... quella ragazza non scherzava di certo.
- Renesmee è preoccupata per te, dice che ti vede strano e, francamente l'abbiamo notato un po' tutti. - non gli risposi e lasciai che ritornasse da Renesmee con i suoi dubbi.
Notai solo dopo un po' che Emmet gironzolava isolato dal resto del gruppo. Accarezzando delle rose gialle vicine al muro del palazzo, a testa bassa e con un braccio dietro la schiena, proseguiva, assorto nei suoi pensieri, facevo fatica a leggerli: aveva una confusione tale in testa da offuscare qualsiasi immagine. Chissà, magari cominciava a ricordare qualcosa riguardo Rosalie, ma non volevo dare niente per scontato.
Sentimmo ad un tratto il rumore di una macchina appena messa in moto...
- Ma che...? - esclamai.
Vedemmo Annah dall'altro lato del palazzo correre per poi chiudersi dentro l'auto e partire, alla guida c'era un uomo, sicuramente uno dei suoi servi.
- Dove va? Alice riesci a vedere qualcosa? - le chiesi, convinto che potesse avere delle risposte
- No Edward, credo che mi stia impedendo lei stessa di vedere dove sta andando. Ora è chiaro almeno che nasconde qualcosa.
- Lo sapevo. Perché non ci hai detto nulla? - Emmet corse verso di me e mi afferrò per il collo, facendomi sbattere contro il muro di pietra del palazzo.
- Oh, andiamo Emmet, non vorrai rovinare questo bellissimo muro in pietra - gli dissi sarcasticamente, evitando l'argomento
- Tu sai qualcosa e non ce lo vuoi dire. Ti ho capito prima sai? Ho intuito che stavi mentendo. Cosa sei, uno dei suoi nuovi servi? - non sapevo cosa stesse pensando Emmet in quel momento, ma non era in sè e mi riusciva sempre più difficile leggergli il pensiero, era come se una coltre fitta di nubi grigie si fosse concentrata tutta all'interno della sua cassa cranica. Un tornado di emozioni inspiegabili poi mi arrivò di netto, facendomi spalancare gli occhi... mi chiedevo che diamine stesse provando quel ragazzo.
- Se ti riferisci ad Annah, se vuoi davvero saperlo, mi ha detto che avrebbe svolto questa faccenda da sola. Io non ne so nulla. - affermai piuttosto innervosito, afferrando il polso di Emmet per poi scaraventarlo a terra di fronte a me - Se pensi che io possa cadere così in basso ti sbagli, nessuno mi ha mai controllato e mai nessuno lo farà, men che meno una stupida ragazza che non conosco.
- Non è una stupida ragazza, e non è una ragazza qualunque, Edward. Vorremmo fosse così, forse sarebbe tutto più facile. Perciò, se ti ha detto qualcosa, diccelo.
- Mi stai davvero supplicando Carlisle?
- Te lo sto chiedendo per favore!
- Okay basta! - esclamò Alice mettendosi immezzo alla conversazione e cercando di calmarci - Edward, fino a mezz'ora fa eri con noi, o sbaglio? Volevi sapere anche tu cosa stesse succedendo, giusto? Ora per favore, dicci cosa hai visto.
- Mi sono arrivate delle minacce da parte sua. - dissi tutto d'un fiato e calò il silenzio. Attesi qualche risposta, per pochi minuti, poi mi rassegnai - Mi ha avvisato che non avrei dovuto parlarvene, ma siete la mia famiglia e... - mi fermai, preso da un dolore lancinante alla testa, un dolore indescrivibilmente forte. Mi accasciai a terra e iniziai a vedere una luce forte, nient'altro; poi un fischio si insidiò tra le pareti del mio cervello, il dolore aumentava sempre di più.
A stento sentivo le voci degli altri... sembrava di stare in un incubo, sembrava surreale.
- Carlisle che succede?
- Non lo so Alice, ma sembra che qualcuno non voglia che Edward parli... E credo si tratti proprio di Annah.
- Cosa facciamo?
- Non so...

Qualche ora dopo...
Ancora un pò dolorante, aprii gli occhi e quello che mi si presentava davanti era un soffitto riccamente decorato con affreschi colorati e dettagliati che rappresentavano scene di guerra. Ero affascinato da quelle pitture... Solo poco dopo mi ricordai quello che era successo e mi alzai di scatto dal letto su cui ero sdraiato. Probabilmente fu una delle rare volte in cui sono stato sdraiato in un letto.
La stanza dove mi trovavo era davvero bellissima, tutta in toni oro, bianco e argento. Un grande specchio era appeso sopra un comò, nella parete accanto al letto; specchiandomi notai che avevo un segno rosso sulla tempia sinistra, che spiccava sul pallore della mia pelle e pensai subito che si trattasse di una sorta di cicatrice lasciata dall'esperienza precedentemente vissuta.
- Come va? - sussultai, e vidi solo dopo che Bella era seduta accanto al mio letto.
- Un po' scosso, se devo essere sincero. Non ho mai provato così tanto dolore, non ho mai perso i sensi. Non pensavo potesse essere possibile.
- A quanto pare lo è, se è lei che lo comanda al tuo corpo. Carlisle ha detto che è capace di cose inimmaginabili, ricordi? Purtroppo abbiamo un alleato tosto...
- Alleato? La consideri davvero un alleato?
- Anche se ti ha fatto del male, credo vivamente che lo faccia per una buona causa. Non so perché ma ho la sensazione che voglia evitare di metterci immezzo a questa situazione, per qualche strano motivo. - disse Bella, accarezzandomi la fronte
- Già... - mi limitai a rispondere, perché sapevo che era così, me l'aveva detto Annah ma io non potevo dire una cosa così semplice a nessuno. Era tutto così strano, ed è proprio vero che quando qualcuno ti nasconde qualcosa la curiosità cresce sempre di più finché non ti viene rivelato.
- Hai fame?
Risi... - Sì, un po'
- Andiamo, è già ora di cena e di sotto c'è un banchetto niente male
- Ah si? Carne di cervo?
- Meglio ancora. Certo, non è carne umana, purtroppo. Però è meglio del cervo...

Raggiunta la sala da pranzo mi resi conto subito dell'assenza di Emmet.
- Dov'è? - chiesi, dando per scontato che capissero a chi mi stavo riferendo
- Ha detto di non avere fame, credo sia salito in camera sua a leggere o ad allenarsi... - mi rispose in tutta tranquillità Esme, addentando un boccone di carne molto profumata. Avevo l'acquolina in bocca, ma avevo una brutta sensazione dentro di me per Emmet...
- Dai siediti, lascialo perdere, so che stai pensando a lui - incoraggiò Bella prendendomi per il braccio.
- Sì... Hai ragione, sono troppo stressato probabilmente
Mangiai tranquillamente, passammo ore a parlare senza preoccuparci troppo di Annah e i suoi affari.
Dopo un po' decidemmo di recarci nuovamente ai giardini per fare una delle nostre solite partite di baseball, ci aiutava a scaricare la tensione e in quel caso ne avevamo certamente bisogno.
Rimasi distratto per tutto il tempo, poi divenne inevitabile non pensare ad Emmet.
- Se manca lui non è una vera partita... - confessai, scrollando le spalle in segno di arresa -... se non c'è lui è inutile giocare, Jasper non è mica ai suoi livelli!
- Hei, senti vedi di ritirare quello che hai appena detto se non vuoi un mio destro sulla tua mascella in meno di un nanosecondo.
- Nah, non sei veloce come lui. Andiamo Emmet scendi! - urlai, sorridendo, tentando in tutti i modi di distogliere i pensieri altrove - Riuscirai a distrarti almeno, siamo tutti qui, manchi solo tu! - Mi misi esattamente sotto la finestra della camera che avevano assegnato a lui. Le luci erano accese, quindi pensai che probabilmente stava ancora leggendo; ad un tratto si spensero.
Tirammo tutti un sospiro di sollievo e Jasper mi fece segno di sfida - Io ti osservo! - esclamò puntando due dita agli occhi.
Mi passarono la palla e il guanto, lanciai la mazza a Carlisle quando ad un tratto sentimmo il rumore di un vetro rotto.
Girammo le teste in tutte le direzioni cercando di capire da dove potesse venire il rumore ma non notammo nulla di strano; presi poi Jasper da parte e gli chiesi di fare un giro del palazzo per controllare se tutto fosse apposto e così facemmo.

Emmet era scomparso.

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