acqua e aria

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una settimana.

sette giorni.

168 ore.

10080 minuti.

604800 secondi.

ed il numero cresceva sempre di più.

jackson guardava fuori dalla finestra. sedeva in classe, una bottiglietta d'acqua vuota era di fronte a lui. il suo stomaco stava brontolando. ma nessuno lo sentiva.
era da solo.
erano le 12:55, la sua pausa pranzo era iniziata da 15 minuti.

e anche quella di jinyoung.

in quella settimana, jackson aveva già perso 2kg.
aveva smesso di vedere il corvino, aveva smesso di mangiare il suo cibo, aveva smesso di leggere le sue lettere.

jackson aveva smesso di vivere, di nuovo.
ma questa volta, era tutta colpa di jinyoung.

ci aveva provato, aveva provato a mangiare da solo, perchè non dipendeva dal corvino.
non aveva bisogno di lui.
o era ciò che pensava.

"vuoi essere il mio ragazzo?" 

quella domanda stava perseguitando il cinese. lo teneva sveglio per ore e ore, lo faceva piangere, gli faceva vomitare tutto ciò che provava ad ingerire.
perciò si arrese.
si arrese al trovare pace durante la notte.
si arrese al mangiare.

il suo stomaco brontolò di nuovo. jackson guardò la bottiglia vuota e, leccandosi le labbra, si alzò per andarla a riempire. la sua bocca era secca, come se non avesse bevuto nulla per anni. fortunatamente, nell'aula c'era un lavandino e non dovette uscire. quando tornò a sedersi, la sua bottiglia era nuovamente piena. prese posto, cercando di calmare i battiti del suo cuore; aveva fatto solo 30 passi ma gli sembrava avesse corso una maratona.

il suo corpo era stanco, la sua mente ancora di più.

si sentiva esausto.

"sai, non sei autorizzato a stare qui, in realtà." 

mark, che era entrato nella stanza un minuto prima, si sedette accanto a jackson.

"come mai sei qui, se posso chiedere?"
"non puoi." rispose, senza degnarlo di uno sguardo.

"mh, okay."

il suo stomaco brontolò ancora ed il cinese prese un grande sorso dalla sua bottiglia.

"non hai fame?"
scuotendo la testa, sospirò.

il silenzio riempì l'aula e jackson poteva sentire lo sguardo penetrante di mark su di sè.

"sai, pensavo di provare qualcosa per te." 

jackson non aveva idea del motivo per cui avesse iniziato a parlare di quello all'improvviso, ma ormai era fatta.
mark non sembrava nemmeno tanto scioccato. semplicemente annuì.
"davvero? anche io lo pensavo."

sgranando gli occhi, il cinese finalmente guardò il ragazzo accanto a sè. 
"sul serio?" era sorpreso, non se lo aspettava.
"mhm, sì. ma poi ho capito che mi stessi solo preoccupando per te."
jackson iniziò a ridere, rise a crepapelle. non riusciva a smettere, perciò si prese un minuto per calmarsi.
"perchè ti saresti dovuto preoccupare per me? ci conosciamo a malapena. è stupido, lo sai?"
mark scosse la testa. 
"non credo. mi era sempre importato di te, intendo perchè eri l'unico preso di mira dai bulli. certamente ero preoccupato, soprattutto quando hai iniziato a perdere peso e cose del genere." 
jackson ridacchiò di nuovo, negando con la testa.
"non ci posso credere, dio. scusa, penso solo che questo qui," indicò sè stesso e poi il ragazzo accanto a sè. "è solo molto strano." 
sorridendo rassicurante, quest'ultimo scosse la testa di nuovo.
"non dispiacerti."

silenzio.

di nuovo.ugh, jackson odiava così tanto i silenzi.

"se non ti dispiace, come lo hai capito? di non provare nulla per me?"
mark prese la sua bottiglia d'acqua e bevve un sorso.
"mi sono semplicemente innamorato di qualcun altro."
il cinese fece lo stesso, sentendo la bocca fin troppo secca.
"di chi?" lo guardò in attesa di una risposta.
"conosci il ragazzo che si è appena trasferito? quello thailandese? si chiama bambam."

jackson si ricordò. il ragazzo che si era trasferito tre mesi prima e di cui tutti parlavano per via del suo viso da bambino e del suo essere 70% gambe.
"sì, ho presente. dev'essere stato difficile allora, huh?"

mark piegò la sua testa, confuso. "che intendi?"

"intendo, anche io sono innamorato di qualcuno. ma non posso stare con lui e fa male."
jackson guardò il ragazzo, sorridendo lievemente. 
"anche tu, giusto?"
annuendo, il rappresentante d'istituto sospirò.
"perchè non puoi stare con lui?"
quella domanda, fece ammutolire il cinese.

esattamente, perchè non poteva stare con jinyoung? lo amava e lui ricambiava. perchè allora era così, come fosse una pianta che vive di acqua ed aria? perchè aveva detto di no?

"perchè ho paura."

sì, ecco il motivo.
jackson aveva paura dell'amore. perchè ogni persona per cui aveva provato qualcosa erano stati in grado di distruggerlo. e non voleva accadesse di nuovo. perchè aveva visto cosa era successo a sua madre quando suo padre aveva deciso di smettere di amarla.

"sai, è normale. anche io sono spaventato e sono sicuro che anche bambam lo sia."
"e perchè state insieme allora?" domandò, spostando lo sguardo verso la finestra e vedendo un certo qualcuno consumare il suo pasto su un muretto.

"perchè è questo l'amore, penso. dare la possibilità a qualcuno di ferirti. ma finchè ti fidi di quella persona, è okay." mark scrollò le spalle. "in realtà non lo so. l'amore è.." il maggiore cercò le parole adatte per descrivere quel sentimento. "è qualcosa di tanto bello quanto pericoloso. capisco il motivo per cui sei spaventato, lo sono anche io. ma perdere l'opportunità di provare il sentimento migliore del mondo...non sarebbe stupido? penso te ne pentiresti per sempre." ridacchiò, sorridendo dolcemente al cinese. "e non penso tu debba pensare ad una rottura quando nemmeno sei in una relazione." il rappresentante si alzò in piedi e prese la sua bottiglia.
"finchè ti fa sentire bene e protetto, a chi importa del resto? a me no." puntò un dito verso jackson. "e non dovrebbe importare nemmeno a te."
quest'ultimo sorrise, annuendo.
"grazie, mark."

"non ho fatto nulla di chè. però voglio che lasci l'aula, non sei autorizzato a stare qui."
"ha, va bene."
"sono serio."
"sì, sì, ora vado."


love bites » j.young + j.sonWhere stories live. Discover now