"Mi sa che dovrò farmi una nuotata da solo – dice poi, facendo per allontanarmi da lui – Ti raggiungo tra poco e..." blocco le sue parole posando un dito sulle sue labbra, e posando le mie sul suo collo, guardandomi intorno per rendermi effettivamente conto di essere soli e lontani da occhi indiscreti.

Scendo con la mano sul ventre, per poi spostare il suo costume scuro; nel frattempo, la mia lingua segue la linea del suo labbro superiore, facendolo sospirare piano.

"Bea, non..."

"Fidati di me", lo tranquillizzo, prendendo a baciarlo piano e zittendolo cominciando a muovere la mia mano su di lui.

Trattiene il fiato qualche attimo, poi stringe forte le mie cosce attorno ai suoi fianchi e nasconde il viso nel mio collo. Va incontro alla mia mano, poi mi lascia fare, e i suoi respiri corti sono l'unica cosa che avverto finché, lasciandosi andare, non si abbassa del tutto in acqua, portandomi giù con lui.

"Sei pazza. Cazzo, se ti amo", dice poi quasi euforico, prendendo a baciarmi il viso e la bocca e bloccando le mie risate quando lo sento infilare una mano negli slip.

Stringo forte i suoi capelli tra le mani, chiudendo gli occhi e abbandonandomi a lui.

***

Mi risveglio sbavando per questi ricordi dell'ultima vacanza trascorsa per un suono tonfo del mio cellulare che cade a terra dal mio posto a sedere nel treno su cui sto viaggiando. Un leggero strato di sudore si forma sulla parte alta della mia fronte, mentre la mia mano destra stringe i lembi della mia maglia chiara e stropicciata. Nelle orecchie, Gazzelle canta "Sopra", stordendomi ancor di più dal sogno che sarebbe meglio non raccontare a nessuno.

Ormai ci ero talmente tanto dentro, che arrivavo addirittura a sognarlo.

Ero diventata anche, ormai, una di quelle fidanzate che, presa dalla nostalgia o dall'amore incondizionato, postava storie o foto dal nulla elogiando il proprio uomo.

Che patetica.

L'uomo seduto di fronte a me alza gli occhi dalla lettura del suo libro, guardandomi interrogativamente.

Spero di non aver detto né fatto nulla di strano.

Recupero il mio cellulare da terra, regalandogli poi un sorriso di assenso, dopo aver letto il nome del libro.

Leggeva uno dei miei scrittori preferiti.

Poi torno con l'attenzione sul cellulare, sorridendo spontaneamente alla schermata di blocco che ritrae ancora me e lui, in uno dei tanti scatti fatti in quei giorni insieme.

Si, ero diventata davvero patetica.

Dopo la Grecia, Paulo aveva ripreso gli allenamenti subito ed io ne avevo approfittato per tornare un po' a casa mia, anche se quella vacanza ci aveva resi ancora più uniti, e stabili, insieme, a tal punto che già soltanto dopo qualche giorno lontana da lui, sentivo il bisogno di averlo con me.

Inutile dirlo, ma le videochiamate tra di noi diventavano sempre un affare di stato, perché si mettevano in mezzo i miei amici, la mia famiglia, e in qualcuna anche i suoi compagni di squadra, Cristiano Ronaldo compreso che, in un italiano stentato, si era presentato a me dolcemente, chiedendomi il perché avessi scelto un ragazzo tanto stupido, che quel pomeriggio durante l'allenamento si divertiva a fare gavettoni.

Solo la sera, quando decidevo di non uscire con gli amici di una vita, potevamo dedicarci un po' a noi, parlando per un tempo indefinito di tutte quelle cose che avevamo modo di fare per noi, quando non eravamo insieme.

Il rientro a Torino sarebbe stato il vero e proprio inizio della nostra convivenza.

Il momento in cui tornavo da lui a Torino, ma definitivamente.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora