Capitolo 4

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Tornato a casa, Adrien ignorò i saluti rivolti dai domestici e da Nathalie, stizzito da ciò che era successo durante la cerimonia. Come se non bastasse, anche Plagg ci aveva messo del suo, ridendosela di gusto fin da quando avevano lasciato la piazza.
Alya, tra l'altro, non aveva perso tempo ed aveva subito caricato sul suo blog le riprese fatte, dedicando un intero articolo al video che riprendeva il modello biondo posare insieme a Ladybug, sottolineando quanto lui la ammirasse nonostante si trovasse da poco a Parigi.
Adrien ricorse a tutto il suo autocontrollo per non spaccare in due il cellulare che Plagg gli aveva messo sotto al muso una volta trovato l'articolo su Internet, prendendo lunghi respiri profondi per tranquillizzarsi senza però riuscirci del tutto.
«Hai finito di sghignazzare o ne hai ancora per molto?»
«Ehi, devi ammettere che quella ragazzina con gli occhiali ti ha messo nel sacco.» Plagg  si asciugò con un fazzoletto le lacrime dovute alle risate. «Un bel peperino anche la dolce pasticciera. Devo dire che non mi aspettavo fosse così energica.»
«La pasticciera?» domandò Adrien perplesso.
«Sì, la ragazza con lo sguardo come l'oceano e i capelli corvini. Marinette mi pare l'abbia chiamata la sua amica. È la pasticciera che mi ha venduto le prelibatezze dell'altro giorno. Carina vero?» Plagg continuava a divertirsi, stuzzicando il suo amico, spesso piuttosto restio a parlare di ragazze, visto che, la maggior parte delle volte, queste cadevano ai suoi piedi, affascinate dalla sola vicinanza con un modello internazionale; quella volta, però, non era stato così, tutt'altro.
Adrien decise, comunque, di non rispondere alle provocazioni di Plagg, pur essendo conscio che l'amico non aveva torto nel giudicare quella ragazza.
«Piuttosto...» cambiò discorso, «lunedì inizia la scuola e il pomeriggio, a giorni alterni, avrò lezione di scherma nella palestra. Lo studio e queste attività potranno essere utili come copertura.»
«A proposito, hai deciso come si chiamerà il tuo alter ego mascherato?»
«Non ho tempo per queste sciocchezze, Plagg.» alzò la voce, alterandosi. «Non sono un fenomeno da baraccone come quell'insetto rosso.» Agitò nell'aria le braccia.
Se in un primo momento Plagg fu sorpreso dall'inaspettata reazione di Adrien, dopo capì che lo scherzetto organizzato da quella volpe con gli occhiali e capelli castani lo aveva colpito nell'orgoglio ed ancora non era stato del tutto metabolizzato. Così, lo lasciò solo a sbollire la rabbia.

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«Marinette, sbrigati! Farai tardi il tuo primo giorno di scuola.» Sabine diede la sveglia alla figlia, ritardataria cronica.
«Arrivo, mamma» rispose Marinette con voce assonnata. «Non posso credere che sto iniziando un nuovo anno insieme a quella bambina viziata di Chloè.» Scese le scale dalla sua camera al salone da pranzo col volto imbronciato. «Sembra che darmi fastidio sia il suo sport preferito, come se glielo avesse prescritto il dottore.»
Sabine si avvicinò alla figlia e le accarezzò amorevolmente il capo, scoccandole un bacio sulla fronte. «Marinette, stai per affrontare l'ultimo anno di scuola. Vedrai che Chloè capirà che è giunto il momento di crescere.»
«Speriamo...»
«Ora va, non voglio che tu faccia ritardo.»
Marinette salutò la madre con un caloroso abbraccio, poi decise di passare per la pasticceria in modo da salutare suo padre. Tom Dupain, come ogni mattina, preparò un vasto assortimento di dolci; era un uomo dalla stazza importante, molto robusto, occhi verdi e dotato di immensa bontà d'animo, tanto da ispirare simpatia in chiunque lo incontrasse. Aveva capelli corti castani, due enormi basette che scendevano fin sotto la mascella e, sotto al naso, dei folti baffi che gli conferivano un'aria da gigante buono.
Dopo aver salutato Marinette, abbracciandola con le sue possenti braccia, le consegnò una scatola di macarons di diverso gusto da dividere con i compagni di classe. 

Ringraziato il padre, Marinette raggiunse la scuola Francois-Dupont, posta proprio sul lato opposto della strada rispetto alla pasticceria Dupain-Cheng; davanti all'ingresso l'aspettavano Alya e il gruppetto di amiche della sua classe. Insieme entrarono nell'edificio, salendo le scale che le condusse al primo piano dove raggiunsero l'aula: una volta dentro, le ragazze si sistemarono ognuna al proprio banco.
Prima di prendere posto sulla panca in seconda fila, Marinette e Alya salutarono Nino, un ragazzo moro con spessi occhiali da vista, un paio di cuffie da dj appoggiate sul collo e, sulla testa, un cappellino rosso dal quale non si separava mai: era talmente legato a quel copricapo che un loro compagno di classe, Kim, aveva ipotizzato che fosse nato con quel cappello in testa.
Alya e Nino si scambiarono un casto bacio sulle labbra, sotto lo sguardo intenerito di Marinette: i due erano fidanzati da circa due anni e, senza saperlo, era stata proprio lei a spingerli l'uno nelle braccia dell'altra, quando, nei panni di Ladybug, li aveva chiusi insieme in un ripostiglio affinché fossero al sicuro, durante una crisi.
Mentre Marinette iniziò a distribuire i dolci del padre alla classe, Alya si rivolse al proprio compagno: «Non è ancora arrivata Chloè?»
Nino si portò una mano sotto al mento «No, ma credo che non tarderà ad arrivare. Alix ha detto che l'ha vista davanti all'hotel del padre insieme a Sabrina ed era parecchio su di giri.»

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