Capitolo 4

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Orochimaru rimase ipnotizzato di fronte alla bellezza della scena che gli si prospettava davanti.

Sayaka era stesa su un lato, come sempre dopotutto, la sua testa era posata sul cuscino, i capelli sparpagliati tra la federa e le lenzuola, le ali nere adagiate delicatamente sul materasso. I suoi occhi erano chiusi, rilassati, e le sue ciglia penetranti puntavano verso l'alto disegnando un arco perfetto. Le labbra timide e sottili si flettevano mostrando le punte dei canini aguzzi, i quali risplendevano sotto i primi raggi del sole.

Senza volerlo, l'uomo si ritrovò a pensare al passato, a quando ancora faceva parte del trio dei ninja leggendari insieme a Jiraiya e a Tsunade. Gli passarono davanti i bei momenti trascorsi insieme, le stupide battutine del suo ex migliore amico, le sue avances nei confronti della bionda e i perpetui rifiuti di quest'ultima. Erano davvero una bella squadra. Appunto, erano.

Scrollò la testa. Perché quei pensieri? In un momento come quello, poi.

Si posò una mano sotto al mento e decise di sedersi al suo fianco finché non si sarebbe svegliata. Non aveva particolarmente voglia di allenare Sasuke, né di vedere Kabuto, quindi rimanere lì gli sembrava l'ipotesi migliore.

Senza volerlo si ritrovò a passare le lunghe dita pallide tra i capelli soffici come nuvole della ragazza. Sentì crescere dentro di sé un nuovo senso di angoscia di fronte alla consapevolezza che presto quel tenero fiore sarebbe stato strappato dalla radice. Era il suo orgoglio, il suo esperimento perfetto... Ma era davvero solamente un esperimento? Non gli sembrava di aver mai provato tante emozioni di fronte a un esperimento. Nemmeno con Kimimaro, uno dei suoi migliori soggetti, aveva avvertito simili sensazioni. In lei c'era decisamente qualcosa di diverso.

Pochi minuti dopo Kabuto venne a bussare alla porta per avvertire il maestro che Sasuke lo aspettava per gli allenamenti.

«Digli di iniziare da solo.» replicò schivo l'uomo dai capelli neri.

Il ragazzo si sistemò gli occhiali.

«Come desidera, maestro. È successo qualcosa? Non si sente bene?» replicò preoccupato.

Orochimaru scosse la testa.

«Non è niente. Volevo solamente assicurarmi che Saya-chan stesse bene. Ieri sera ha voluto allenarsi a tutti i costi anche dopo la mezzanotte e mi chiedevo se non si sentisse male dopo lo sforzo.»

Kabuto rimase esterrefatto di fronte alle parole dell'altro ma cercò di non darlo a vedere. Da quando il suo maestro era così disponibile nei confronti di una cavia?

«Capisco. Io credo che andrò a recuperare delle piante medicinali al torrente.» concluse salutandolo con un inchino.

Rimasto solo, Orochimaru si alzò in piedi e lisciò con il dorso della mano le penne delle ali. Erano diritte e micidiali proprio come quelle di un'aquila robusta. Prese dalla scrivania il raccoglitore che conteneva le informazioni sui punti di forza e di debolezza della ragazza e si mise a scorrere i fogli con disinteresse. Ci doveva pur essere qualcosa da fare per impedirle di morire, o per lo meno farla sopravvivere un po' più a lungo.

Senza più perdere tempo uscì dalla stanza e si diresse verso il suo studio. Era arrivato il momento di studiare.

«Perché ci ha messo tanto, maestro? Devo forse supporre che sia successo qualcosa di grave?» domandò Sasuke non appena vide comparire Orochimaru.

L'uomo ignorò il commento pregno di sarcasmo dell'Uchiha e gli si avvicinò con il solito sguardo fisso e sicuro. Anche se l'idea di allenare il ragazzo non lo rendeva particolarmente felice, non poteva ignorare il fatto che presto o tardi avrebbe avuto bisogno di quel corpo. Non poteva sottrarsi dall'impegno.

«Poco fa ho parlato con Guren, una mia vecchia allieva che ora vive a qualche chilometro a sud da qui.» spiegò. «Prepara la spada e conserva il chakra. Andremo nel suo covo, dove troverai tutti gli esperimenti falliti. Il tuo compito sarà quello di eliminarli.»

«Esperimenti falliti? Come quella povera stupida di Sayaka?» ghignò l'altro.

Orochimaru gli scagliò un'occhiata divertita. Che ragazzino ingenuo e prepotente. Non gli era mai capitato prima di quel momento di aver a che fare con una simile testa calda.

«Se fossi in te inizierei a preoccuparmi di lei, Sasuke. Si dà il caso che ieri sera abbia appreso una delle mie tecniche più difficili. E se vuoi sapere una cosa, detto tra noi non credo che riusciresti ad impararla tanto facilmente.» lo provocò con un pizzico di soddisfazione.

Sasuke emise il solito 'tch' di offesa e incrociò le braccia.

«Io sinceramente non capisco cosa ci veda in quella ragazza. È una cavia come tante altre. Una specie di mostro destinato a morire.»

«Io vedo quello che tu non vedi, mio caro Sasuke.» si limitò a rispondere Orochimaru. «Forse, quando finalmente aprirai gli occhi, ci arriverai. Si vede che sei ancora troppo arrogante per apprezzare i talenti altrui. È un vero peccato, sai?»

«Andiamo. Si sta facendo tardi e non voglio aspettare un solo minuto. Quegli esperimenti falliti mi attendono.» cambiò improvvisamente tono Sasuke.

«E forse, un giorno anche Sayaka farà parte di quegli esperimenti falliti. Allora potrò finalmente toglierla di mezzo.» sussurò fra sé con un sorrisetto.

Orochimaru udì eccome quel commento ricolmo di odio, ma fece del suo meglio per ignorarlo. Litigare con Sasuke sarebbe stata solo una perdita di tempo.

Passarono settimane da quel giorno. Mentre Sayaka migliorava incredibilmente nelle varie tecniche insegnatele da Orochimaru, lo stesso non si poteva dire della sua salute. Spesso la ragazza si vedeva costretta a riposare e ad assumere i farmaci che le forniva – seppur riluttante – quel gran testardo di Kabuto Yakushi. Il rapporto tra i due si era fatto più difficile, tanto che il loro maestro doveva tavolta intervenire e pregare a entrambi di calmarsi.

Sasuke, dal canto suo, aveva iniziato ad allenarsi da solo, uscendo e scomparendo per ore dalla struttura senza che nessuno sapesse come rintracciarlo. Orochimaru, in fondo, lo capiva. Le sue attenzioni erano rivolte solo alla ragazza e la cosa doveva infastidirlo parecchio.

«Maestro, ecco i risultati delle ultime analisi che mi ha chiesto.» esclamò Kabuto porgendo all'altro un registro strapieno di fogli.

Orochimaru si mise a leggere in silenzio, anche se nella sua testa regnava una confusione totale. Oramai era solo questione di giorni, settimane al massimo, e poi il suo cuore avrebbe ceduto.

Prese un respiro profondo e ostentò la solita indifferenza, sopprimendo la tristezza che gli trafiggeva il cuore.

«È davvero un peccato.» si limitò a commentare.

Si alzò dalla poltrona, strinse la cordicella che portava legata in vita e si avviò verso la porta.

Doveva vederla.

Spazio autrice

Anche se credo che abbiate già capito il finale di questa storia, voglio comunque avvertirvi: purtroppo non sarà tutto rose e fiori.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Votate e commentate!

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