I CASI, QUELLI BELLI

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Un nuovo giorno in Italia, un nuovo giorno lontano da Boston. Sandy avrebbe dovuto essere triste, invece era sempre più contenta di aver deciso, una sera d'estate, di prendere e partire. Non sopportava le continue liti dei suoi genitori che lentamente si stavano separando, suo fratello Chad e la sua banda di amici idioti coi quali si cacciava spesso nei guai, e soprattutto Keith. Quando ci pensava Sandy sentiva sempre un brivido percorrerle la schiena. La settimana prima che partisse Keith le aveva chiesto di sposarlo, alla loro età. Colta alla sprovvista, Sandy aveva cercato di rifiutare gentilmente la proposta, ma lui si era fatto prendere dalla rabbia, dalla paranoia del rifiuto, e aveva iniziato a darle dell'insensibile, una a cui importava solo una cosa della loro relazione. La ragazza era riuscita ad evitare di essere picchiata grazie alle lezioni di karatè: appena aveva visto Keith alzare la mano verso di lei gliel'aveva presa, gli aveva girato il braccio e l'aveva spinto a terra per poi scappare. "Anche se è successo un po' di tempo fa, pensarci ancora fa male" si disse mentre usciva di casa per andare a lavorare alla gelateria vicino al centro. Quello era il suo primo lavoro, la sera faceva parte dello staff di un locale esclusivo chiamato "Golden Tune", sede di molti eventi come concerti o presentazioni di libri. Tutto sommato quella vita le piaceva, anche se ogni tanto ci rimaneva male pensando che era da qualche mese in Italia e nessuno, neanche i suoi genitori, si era degnato anche solo di chiamarla. Con questi pensieri in testa arrivò all'incrocio prima della gelateria. Anche se usciva sempre in tarda mattinata, quell'incrocio era sempre molto trafficato e soprattutto il semaforo dei pedoni funzionava una volta sì e le altre cento no. Quel giorno non funzionava, ma vedendo le macchine fermarsi pensò di attraversare tranquillamente. Pensiero sbagliato: uno scooter stava arrivando a tutta velocità, e cosa peggiore il conducente aveva una cuffietta nell'orecchio e sembrava molto impegnato a parlare con qualcuno che a guardare la strada e vedere che il semaforo era rosso. Sandy sentì il rumore del motore quando ormai mancava poco allo scontro, fece in tempo a girarsi e ad assumere un'espressione di spavento quando....

Si sentì tirare verso destra e gli unici rumori che le arrivarono all'orecchio poco dopo furono il suo corpo che colpiva il suolo e lo scooter che se ne andava come se nulla fosse successo. "Neanche mi ha chiesto scusa o si è fermato a chiedermi come stessi. Maleducato!" mormorò Sandy tentando di alzarsi. Sentiva su di sé come un peso, qualcuno che la teneva a terra. "Oddio scusami! Perdonami ho agito d'istinto ti senti bene?" domandò qualcuno vicino a lei. Sandy si sentì libera da quel peso e si alzò lentamente. "Sì, a parte lo...." stava dicendo quando si trovò davanti un ragazzo. Aveva un viso che dire stupendo era ancora poco, i capelli castani tirati indietro e soprattutto una voce sexy (sempre che fosse stato lui a parlare). Era vestito con una tuta e in mano aveva una borsa. 'Sicuramente sta andando in palestra' pensò la ragazza tracciando con gli occhi il profilo delle sue braccia. "A parte? Ti sei rotta qualcosa?" incalzò lui con voce preoccupata. 'Sì, è sua quella voce così sexy!' esclamò Sandy tra sé e sé. "Eh? No io... io dicevo che... mi sono un attimo spaventata..." rispose poi cercando di ricomporsi. "Beh immagino. Se fossi arrivato più tardi a quest'ora non saresti tutta intera" commentò lui. "Già, a proposito grazie mille" "Figurati, non si nega mai un aiuto a una bella ragazza". Sandy si sentì avvampare dentro: che fosse un colpo di fulmine? "Ahah che adulatore sei. Dici così a tutte quelle che salvi?" domandò per sdrammatizzare. "Per chi mi hai preso, per un supereroe?" disse il ragazzo divertito. Dopo una pausa riprese: "Se vuoi, posso diventarlo per te. Piacere, sono Leo". Leo, anche il nome era bellissimo, pensò Sandy mentre gli tendeva la sua mano. "Io sono Sandy. Scusami ma devo andare, fra poco devo essere in gelateria sai com'è..." "Non dirmi che lavori da 'Sogni di gelato'" commentò Leo mentre lei se ne andava già. Purtroppo non ottenne nessuna risposta, pazienza. L'avrebbe scoperto da solo.

La osservò girare l'angolo, e poi riprese per la sua strada. "Bella mossa Leonardo, mettersi a flirtare già al mattino. Con una che stava per essere investita per di più" si disse ad un certo punto. In realtà non si pentiva troppo di averlo fatto: quella ragazza aveva qualcosa di speciale, era contento di averla salvata appena in tempo e di non aver dovuto chiamare un'ambulanza. Inoltre aveva percepito un certo nervosismo nella sua voce, come se l'avesse messa in soggezione. "Bah, forse sono io che mi faccio troppi film quando in realtà dovrei concentrarmi: tra qualche giorno dovrò cantare al Golden Tune, e dovrà andare bene" pensò mentre raggiungeva l'ingresso della palestra pregando di non incontrare una certa persona. E invece, appena arrivò ai tapis roulant... "Ciao Leoooo!". Iris Liviani, una sua compagna di liceo, lo aspettava vicino ad una delle attrezzature, ovviamente con addosso leggings super stretti e top striminzito per far notare gli addominali che le si stavano formando lentamente. "Iris" rispose lui con un cenno posizionandosi sul tappeto vicino. "Beh, come stai? Sapevo che saresti venuto oggi, ho anche pensato di farmi cambiare la scheda e forse ci troveremo più spesso non sei contento?" iniziò a cinguettare la ragazza visibilmente agitata. "Tantissimo" commentò Leo con molta ironia che però Iris non colse molto. "Oh lo sapevo, io e te siamo sempre stati ottimi amici. E senti sei pronto per venerdì?  Già mi immagino il pubblico alzarsi in piedi per te..." "Ehm, Iris" la interruppe lui mentre impostava il tapis roulant. "Non sei obbligata ad accompagnarmi" "STAI SCHERZANDO?" strillò lei facendo girare tutti quelli che non avevano le cuffiette. "Non posso abbandonarti proprio ora. Devo ricordarti che non mi sono mai persa una tua recita, una tua esibizione... che c'ero quando la tizia del Golden Tune ti ha chiamato? No Leo, io ci sarò e credimi, sarà una serata memorabile" 'Me lo immagino' fece lui tra sé mentre iniziava l'allenamento, e in quel momento gli passò per la testa uno strano collegamento: sentiva che la ragazza che aveva incontrato quella mattina e la tizia del Golden Tune, per qualche motivo, avevano la stessa voce.

Mio sogno e dolore|| Leo GassmanWhere stories live. Discover now