V: Jenson Button

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C'è freddo.
Non solo intorno a noi, con le nuvole grigie che occupano gran parte del cielo ed il vento che soffia forte.
C'è freddo soprattutto dentro ognuno di noi.
Ogni singola persona qui presente in questo momento, sente il freddo dentro di sè.
Me compreso.

Essendo stato suo compagno di squadra, conoscevo molto bene Lewis, e lo ammiravo molto.
Lo ammiravo come pilota per la sua dedizione, per la sua ambizione, per la sua passione.
Lo ammiravo come persona per la sua gentilezza, per la sua generosità, per il suo essere sempre se stesso in qualunque occasione.
In quegli anni lo invidiavo un po', soprattutto perché riusciva sempre a battermi in pista.
Sorrido malinconico al ricordo delle mille litigate fatte dopo le gare, quando lui arrivava prima di me, cosa che accadeva molto spesso.

Nonostante ciò, eravamo molto amici.
Riuscivamo a non odiarci anche litigando ogni fine settimana.
Il weekend potevamo non rivolgerci la parola, ma quando lunedì tornavamo in fabbrica, più ci eravamo urlati contro la domenica e più tornavamo in sintonia.
Era un rapporto strano il nostro, basato su equilibri precari che però non si spezzavano mai.
Sembrava sempre tutto ad un passo dal crollare eppure rimaneva sempre tutto in piedi.
Ma se nulla si è mai distrutto, è stato principalmente merito suo.
Era orgoglioso, ma quando doveva prendersi le colpe lo faceva sempre, quando poteva cercava sempre di avitare discussioni, quando aveva torto chiedeva sempre scusa.
Era incredibilmente umile nella sua arroganza.
Perché sì, parliamoci chiaro, Lewis era arrogante.
Ma solo sulle cose in cui era sicuro di essere veramente superiore agli altri, e in cui quindi poteva permettersi di esserlo.
Una su tutte, il suo lavoro.
Si possono dire tante cose su di lui, ma non che non fosse uno dei migliori piloti che la Formula 1 abbia mai visto.
Aveva qualcosa in più di tutti gli altri.
Aveva una fame di vittorie che non ho mai visto in nessun altro.
Ma aveva anche una passione infinta.
Conoscendolo, sapevo che se non avesse amato quello che faceva, non l'avrebbe fatto.
E avrebbe continuato a farlo ancora a lungo se non se ne fosse andato ora.
Perché quella era la sua vita e lui della sua vita non voleva farne altro.

Ripensando a Lewis, il primo ricordo che mi torna in mente è quello risalente al giorno dell'annuncio del mio ritiro dal mondo della Formula 1.
Non gli avevo detto nulla prima, lo è venuto a sapere insieme al resto del mondo.
E ricordo vividamente che entrò nella mia stanza senza neanche bussare, sapendo che lascio la porta sempre aperta, ed iniziò ad urlarmi contro, dicendomi che ero un cretino, che avevo fatto una stupidaggine, che non voleva non trovarmi in griglia l'anno successivo.
E dopo aver passato dieci minuti ad insultarmi, mi abbracciò e pianse.
E lì piansi anch'io.
Perché sapevamo entrambi che nulla sarebbe stato più lo stesso.
Perché anche se il bene che ci univa non sarebbe cambiato, il nostro rapporto sì.
Non potendoci più vedere spesso, ci saremmo allontanati, lo sapevamo.
Ma sapevamo anche che ci saremmo comunque sempre stati l'uno per l'altro.
Di questo non ne abbiamo mai dubitato.
E io non ne dubito nemmeno ora.

Una mano che si poggia sulla mia spalla mi fa sussultare, risvegliandomi dai miei pensieri e facendomi rendere conto di essere stato fermo sull'uscio della porta d'ingresso della chiesa a fissare il vuoto per chissà quanto tempo.

"Ciao Felipe." esclamo, girandomi verso il brasiliano, rivolgendogli un lieve sorriso.
Sono felice che lui sia qui.
Mi serviva proprio un amico.

Entriamo insieme in chiesa, e andiamo a sederci di fianco a Fernando e Mark, entrati insieme poco prima di noi.
Ci guardiamo e non diciamo nulla, solo ci salutiamo con un leggero gesto del capo e un lievissimo sorriso.
Sappiamo che non servono le parole in un momento del genere ma contemporaneamente ci stiamo urlando che non siamo soli, che siamo qui insieme e affronteremo e supereremo tutto questo insieme.
Proprio come avremmo fatto con Lewis se al posto suo ci fosse stato qualcun altro.

Quando vedo Valtteri salire sull'altare per dire qualche parola prima dell'inizio della cerimonia, mi sento stringere il cuore.
Prima di questo momento non mi ero accorto delle condizioni sue e di molte altre persone qui dentro.
Portano sul volto i segni della sofferenza, una sofferenza che non è destinata a diminuire nei prossimi giorni.

Non che io non stia soffrendo, ma non mi sono mai lasciato sopraffare dalle emozioni.
Ho sempre fatto tutto in silenzio, senza urlarlo al mondo e renderlo palese.
Non mi piace quando gli altri percepiscono il mio dolore.
E lo so che in una situazione del genere è normale che ci sia della sofferenza, ma preferisco piangere quando sono a casa mia, chiuso a chiave nella mia camera da letto, sentendomi libero di essere debole e vulnerabile.

Non voglio piangere qui, ora, in modo plateale.
Voglio dedicare a Lewis le mie lacrime quando sarò da solo, per potermi completamente abbandonare alla mia tristezza.
Forse ora le mie lacrime non sarebbero neanche completamente sincere.
Sarebbero dettate dal momento, dal coinvolgimento generale, dalle parole degli altri, dai loro volti, dalla vista della sua bara e delle sue foto in cui sorride.
Invece io penso che le lacrime più sincere siano quelle versate di nascosto, lontane dagli occhi degli altri, dedicate sinceramente.

Quindi per quanto sarà difficile, tratterò le lacrime, mi farò forza e farò finta di essere pronto ad andare avanti, per poi crollare quando nessuno mi vede.
Perché no, non credo di essere pronto per andare avanti.
Almeno non ancora.
Sono passati troppi pochi giorni, il tempo è stato ancora troppo poco.
Non so se e quando riuscirò a metabolizzare e ad accettare questa cosa, forse mai.
Forse ci sarà sempre una piccola parte di me convinta che Lewis ritornerà, che un giorno chiamerà o si presenterà sotto casa mia fingendo di essere stato lontano per un lungo viaggio, ma dicendo di essere tornato e di non avere intenzione di andarsene.
Ma purtroppo non è così che funziona.
Se n'è andato, e non tornerà.
Mai più.

after he died | formula 1Where stories live. Discover now