I: Valtteri Bottas

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Dopo essere entrato, resto immobile, a pochi passi dalla porta d'ingresso della chiesa, a fissare il fondo della navata, in cui è posizionata la bara con il corpo di Lewis dentro.
Manca ancora un'ora e mezza al funerale e non c'è nessuno, ma proprio per questo sono qui adesso.
Volevo passare qualche momento da solo, con lui, per salutarlo degnamente un'ultima volta.
È successo tutto così all'improvviso che non ho neanche avuto il tempo di dirgli addio.

Lentamente, arrivo di fronte all'altare, ad un passo dalla bara, e mi inginocchio, poggiando le mani sul legno lucido.
E se nei giorni precedenti sono riuscito a contenermi, ora non ne ho più la forza.
Mi mordo il labbro ripetutamente per cercare di trattenermi, ma alla fine non ci riesco e scoppio a piangere, abbassando la testa.

"Perché Lewis, perché?" sussurro fra i singhiozzi.
Cerco inutilmente di asciugare le lacrime che ormai scendono incessanti sul mio volto, e resto a fissare la bara, immobile.
Non ho neanche più la forza di parlare.
In questi giorni, speravo potesse essere tutta un'illusione.
Speravo di potermi svegliare una mattina e capire che era in realtà tutto un sogno, e chiamare Lewis per raccontarglielo.
Ma ora che sono qui, con davanti questo pezzo di legno con dentro il suo corpo, ho realizzato definitivamente che non si tratta di un incubo ma della cruda e triste realtà.
E io non penso di essere in grado di poterla sostenere.
Non senza di lui al mio fianco.

Vorrei tanto approfittare di questo momento di solitudine per dirgli qualcosa, perché sono convinto fermamente che ovunque sia in questo momento, lui mi sta guardando, ed è qui insieme a me, in tutti i sensi in cui la frase si può interpretare.
Ma non ce la faccio, non ci riesco.
Ogni parola mi si blocca in gola, non riesco a fare altro che piangere e singhiozzare, ma forse è meglio così.
Forse in un momento come questo è meglio stare in silenzio.
Tanto tutto quello che lui dovrebbe sapere lo sa già.

Sa già il bene che provo nei suoi confronti.
Sa già quanto sia importante per me.
Sa già che farei di tutto per riportarlo qui.
Sa già che in questo momento l'unica cosa che vorrei fare è raggiungerlo ed abbracciarlo.
Sa già che la mia vita non sarà mai più la stessa.
Sa già che non riuscirò mai a gettarmi alle spalle tutto questo.
Sa già che una parte di me se l'è portata con sè ovunque sia andato.
Sa già che mi mancherà di più ogni giorno che passa.
Sa già che non dimenticherò mai quello che è stato per me.
Sa gia che non riuscirò più ad essere completamente felice.
Sa già tutto.
Le parole sono superflue.

Quando altre persone iniziano ad arrivare, mi allontano dall'altare e mi siedo su una delle panche, aspettando che inizi la celebrazione.
Molti mi si avvicinano e mi abbracciano, tentando di consolarmi e darmi conforto, ma è tutto inutile.
Sono caduto nel buio più profondo e l'unica persona che potrebbe riportarmi su è quella che mi ci ha trascinato.

All'orario prestabilito per l'inizio del funerale siamo tutti qui, non manca nessuno.
Immagino che da lassù lui stia sorridendo.

"Prima di iniziare, c'è qualcuno che vuole dire qualche parola?" domanda il sacerdote.
Tutti gli sguardi si puntano verso di me, ed io annuisco, consapevole che è giusto che debba farlo io.
Asciugo le lacrime, che però non smettono di scendere, con il palmo della mano, e salgo sul leggio, fermandomi ad osservare le persone presenti, concentrandomi in particolare sui miei colleghi e amici.

"L-Lewis, -esclamo, sopraffatto dai singhiozzi e dal pianto, facendo un respiro pronfondo per cercare di calmarmi- Lewis sarebbe stato felice di vederci tutti qui oggi, insieme, per lui.
Perché anche se non è più fra noi, continua e continuerà sempre ad essere la forza aggregante di questo gruppo, colui che ci tiene uniti, compatti e ci rende una famiglia.
N-non voglio stare qui a parlare di ciò che Lewis è stato in passato, perché tutti lo conoscevamo bene e le parole sarebbero riduttive per esprimere quello che per me personalmente ha significato quel ragazzo.
Voglio invece parlare di quello che continuerà ad essere in futuro - mi fermo per un attimo, per fare un altro respiro e trattenere i singhiozzi che già mi hanno bloccato un paio di volte durante il mio discorso-.
Sono fermamente convinto che la sua presenza si sentirà sempre, che anche se non sarà più con noi fisicamente, sarà nella testa e nel cuore di ognuno di noi, per sempre.
Perché Lewis è una di quelle persone che ti entrano dentro e non ne escono più, una di quelle che ti lasciano un segno indelebile del loro passaggio.
È impossibile dimenticare Lewis Hamilton, e noi lo porteremo sempre nella nostra memoria.
In questo momento stiamo tutti soffrendo, stiamo tutti provando dolore perché non potremmo più abbracciarlo, parlargli, o anche litigare e gareggiare contro di lui.
Soffriamo perché siamo egoisti, e anche se sappiamo che ora è in un posto migliore, pensiamo solo al fatto che quel posto migliore non include anche noi, e che non abbiamo avuto un'occasione per salutarlo, per dirgli addio, per goderci gli ultimi istanti della sua vita, perché non sapevamo che fossero gli ultimi momenti che passavamo con lui.
Abbiamo dato tutto per scontato.
E ora siamo qui pieni di rimorsi.
Chi perché si sta pentendo di non avergli detto una cosa che ora non saprà mai, chi per non essere mai riuscito a dimostrargli a pieno il proprio affetto, chi perché non ha avuto il tempo di chiarire l'ultima discussione perché da un giorno all'altro non c'era più.
Probabilmente molti di noi, me compreso, si rendono conto solo ora di quello che Lewis significasse e dell'importanza che avesse.
Ma ormai è inutile vivere nel rimorso: è andata, non c'è più nulla da fare.
Lui non è più qui e non avremo più modo di rimediare ai nostri errori.
A proposito di questo, mi tornano in mente le sue parole pochi giorni dopo la morte di Niki -mi fermo, scoppiando a piangere nuovamente-
'Mi pento amaramente di non avergli chiesto scusa per la discussione che abbiamo avuto l'ultima volta che ci siamo visti.
Non avrei mai immaginato che quello potesse essere il nostro ultimo incontro.
Ma appena lo raggiungerò, la prima cosa che farò sarà correre da lui, riabbracciarlo e chiedergli scusa.'
Adesso, ripensando a quelle parole, mi piace immaginare Lewis e Niki, insieme, che dall'alto in questo momento ci osservano, e sorridono.
Probabilmente mi staranno prendendo in giro per i miei sentimentalismi. -sorrido leggermente e chiudo gli occhi, per cercare di bloccare le lacrime-
In conclusione, voglio solo dire che Lewis Carl Davidson Hamilton è stato per ognuno di noi molto più di quanto egli stesso immaginava, e che anche se sarà in un certo senso sempre al nostro fianco, ci mancherà terribilmente.
Mi raccomando, -con voce rotta, punto gli occhi verso l'alto- dai uno sguardo anche quaggiù ogni tanto.
Ciao."

after he died | formula 1Where stories live. Discover now