3. I Compagni di Jorrvaskr

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Vulthir uscì dalla sala soddisfatto. Aveva avvertito lo Jarl, ottenuto una nuova ascia e l'indomani sarebbe partito per una nuova missione. Una missione che, per volere del destino, l'avrebbe riportato dritto a Riverwood. Neppure nei suoi sogni più intimi avrebbe potuto sperare di rivedere Hilnna tanto presto...

Scacciò quei pensieri nella stessa maniera di come aveva imparato a ignorare il borbottare della fame o la presa del freddo: di pura volontà. Non aveva tempo per quello. Era venuto a Whiterun con uno scopo ben preciso: unirsi ai Compagni per affrontare il drago, e ora che era arrivato era difficile non notare il maestoso edificio che svettava alla sua sinistra, simile a una nave capovolta. Jorrvaskr, dimora dei Compagni.

Balgruuf poteva tenersi le sue raccomandazioni. Era un guerriero, si sarebbe uniti ai compagni con le sue sole forze.

Scese la lunga scalinata sotto lo sguardo delle donne che lavavano i panni. In piazza, un sacerdote acclamava a gran voce le gesta di Talos e un gruppo di bambini inseguiva le farfalle attorno al salice. C'era allegria in città, nonostante la notizia del drago, e dal secondo livello, proveniva un lento e costante vociare, segno che le porte erano state riaperte.

Veloci ad agire. Salì le scale che lo dividevano dalla struttura e aprì a due mani le porte, ignorando le teste di drago scolpite che ne proteggevano l'ingresso.

La sala era per metà vuota, ma al di là, attraverso le porte aperte, poteva vedere un ristretto gruppo di uomini tirare contro fantocci di paglia e altri allenarsi con le spade. Sembravano ben più affidabili delle guardie comuni.

Venne accolto da una donna anziana, i capelli grigi raccolti in un nido d'ape. «Posso aiutarti?»

«Voglio unirmi ai Compagni.»

«Tutti vogliono unirsi ai Compagni; pochi ci riescono. Ma io sono solo una povera vecchia, responsabile delle pulizie. Cerca Kodlak se pensi di averne le capacità.» Gli indicò la porta aperta alle sue spalle e riprese a passare la scopa senza più prestargli attenzione. Vulthir fece altrettanto.

Fuori trovò, oltre ai Compagni che si allenavano, anche un gruppo di uomini che discuteva animosamente a un tavolo. Veterani certamente, e dall'aspetto anche piuttosto capaci. Li raggiunse senza esitare. «Sto cercando Kodlak Biancomanto.»

Girarono tutti la testa con un misto di curiosità e noia diverso per ciascuno di loro, ma uno in particolare lo fissò con un mezzo sorriso. Aveva occhi grigi come ghiaccio e capelli e barba che parevano zolle d'erba ghiacciata, eppure vi era forza in quegli zigomi e fierezza nel mento sollevato. Un capo. «L'hai trovato. Cosa posso fare per te?»

Chinò la fronte in segno di rispetto. «Sono qui per unirmi ai Compagni.»

«Sì, vedo. Possiedi una certa forza di spirito.»

«Maestro» lo interruppe un uomo di mezz'età dalle sopracciglia folte e perennemente aggrottate. «Non starai pensando di accettarlo così?»

Kodlak non distolse lo sguardo da Vulthir e invece che fermarsi, sorrise. «Non sono maestro di nessuno, Vilkas, e l'ultima volta che ho controllato avevamo dei letti liberi a Jorrvaskr per coloro che hanno una fiamma che arde nel cuore. Quello che è importante è il loro spirito.»

«E il loro braccio.»

«E il loro braccio» concordò, ma la protesta si spense nel nulla.  «Come te la cavi in battaglia, forestiero?»

«So il fatto mio.»

«Lo vedremo. Vilkas, mettilo alla prova.»

«Come desideri. Seguimi, forestiero.» Lo sguardo di Kodlak era indecifrabile e Vulthir fece fatica a staccarsene, ma seguì comunque Vilkas giù per i pochi gradini e i Compagni che prima si stavano allenando fecero loro spazio nel cortile. Vilkas estrasse la spada. «Avanti, colpiscimi. Vediamo come ti muovi.»

The Elder Scrolls V - Skyrim (italiano)Where stories live. Discover now