Capitolo decimo

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«Provo compassione per quelle anime.» aggiunse rapido il marito per appoggiarla.

«Umiliante, sì!» esclamò il signor Wilkinson, «La povertà è come una terribile condanna; ma per quale reato?» aggiunse facendo sempre riferimento al tema politico e giudiziario.

«A tutto vi è sempre una spiegazione; solo non ci è sempre dato averla.» affermò il signor Edgar Hughes con fare enigmatico e con suo solito tono pacato.

Sophie rimase ad osservare quelle persone che parlavano di povertà senza sapere davvero di cosa stessero parlando, ignare di tutto nel loro benessere. Quando stette per aprire bocca a proposito notò Vincent con un’espressione di disappunto.

«Signor Jenkins, voi cosa ne pensate?» la precedette nel domandare la signora Agnés notando anche lei la disapprovazione del giovane.

«Non credo che la povertà sia umiliante», rispose Vincent, «Lo è solo quando priva un soggetto di libertà. Non vi è nulla di più umiliante di non poter disporre di sé stessi secondo il proprio libero arbitrio; dunque per me la libertà d’agire e di esprimersi è la vera ricchezza, nessuna creatura di Dio dovrebbe mai esserne priva. Sotto questo punto di vista il ceto povero è spesso più ricco dei ceti elevati.»

«Che teoria deliziosa!» esclamò la francese battendo le mani, e continuò dicendo: «È per questo che mi piacete tanto, signor Jenkins! Voi siete dotato di una mente sensibile! Se solo fossi stata più giovane!»

«O io più vecchio.» rispose Vincent sorridendo.

«Oh, no!» sbottò la donna, «Non vi è nulla di più bello dell’innocente giovinezza! Quando si è fanciulli tutto ha un sapore diverso, tutto è bello! I vecchi invece hanno la mente oscurata da troppe conoscenze, questo li rende ciechi alle sottigliezze della vita!»

«Così state elogiando l’ignoranza.»

«Lo sto facendo? Credo di sì! Una mente vuota è davvero adorabile! Questo perché è ancora aperta ad ogni sfumatura della vita! Non lo pensate?»

«Posso dire di tollerare l’ignoranza, ciò che non sopporto è invece la stupidità; se dovessi fare un paragone direi che la prima è un vaso da riempire e la seconda anche, con la differenza che è un vaso bucato.» disse Vincent, la signora Bourgeois rimase un attimo in silenzio a fissarlo.

«Un’ignoranza da riempire però è anche pericolosa!» affermò Sophie intromettendosi e facendo uno dei suoi soliti sorrisi.

«Affermazione corretta, mia piccola Sophie!» esclamò compiaciuto Vincent puntando l’indice contro la ragazzina. «Se affiancata alla stupidità può essere riempita da cose sbagliate; per voi non vi sarà mai rischio perché siete ignorante ma intelligente.» aggiunse dandole una carezza sulla spalla.

«Exactement!» esclamò alla francese Agnés dopo un attimo di esitazione e poco dopo aggiunse con un’altra sorta di applauso: «State istruendo a dovere la vostra pupilla, siete eccezionale, signor Jenkins!» Vincent rispose alla donna con un bel sorriso e presto trovò l’approvazione dei presenti alle proprie parole.

Terminato il pranzo iniziò una lunga serie di giochi che intrattenne gli ospiti. In particolare una o più persone si cimentarono nei famosi Tableau vivant, ovvero si misero immobili  senza dire una parola a rappresentare una scena o un quadro famoso mentre gli altri partecipanti dovevano riuscire ad indovinare di cosa si trattasse. Sophie decise di non partecipare ma di rimanere comunque a guardare siccome non conosceva le opere rappresentate e per lei sarebbe stato impossibile indovinare, però pensò comunque che potesse essere una visione divertente e costruttiva. Al termine del gioco i signori si sparpagliarono a gruppi nella sala a chiacchierare, in attesa che i servitori concludessero in bellezza la serata con dei fuochi d’artificio. Vincent si mise davanti alla finestra a discutere con Thomas e la moglie.

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