Capitolo ventisettesimo

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Quella notte fu una delle peggiori della vita di Sophie; ma almeno finché dovette spostarsi non ebbe mai il tempo di fermarsi a pensare, così la separazione dal suo amato non divenne concreta fino all'agognato arrivo a Londra.

Si era presentata all'abitazione di Peter che era notte fonda, completamente bagnata dalla pioggia e con le scarpe lerce di fango, e con il fiato che quasi non usciva più dalla sua bocca, mentre il suo corpo era tutto in preda ad un forte tremore; l'amico la soccorse senza esitazione e senza porle troppe domande, mentre lei con un poco di confusione gli espose a grandi linee ciò che era successo e, con gli occhi involontariamente drammatici e lucidi, gli disse che doveva lasciare Chalfont St. Giles e il signor Vincent. La faccia della ragazza fu sufficientemente sconvolta per convincere Peter, con impulsività, ad aiutarla in quella folle impresa che non poteva certamente compiere da sola, e che doveva essere svolta prima che Vincent si accorgesse della sua assenza, dunque il prima possibile.

Nonostante il maltempo in corso i due ragazzi si mossero subito, tempo solo di prendere alcune cose e far coprire maggiormente Sophie. Tagliarono per i campi e fecero la strada a piedi fino al vicino e più grande Chalfont St. Peter, che distava pochi chilometri da lì e da cui sarebbero potuti partire lasciando meno tracce. Sebbene ci si mettesse circa un'ora di cammino tra un paese e l'altro, a causa della tempesta ci misero quasi il doppio del tempo. Giunti a destinazione, fortunatamente, trovarono una diligenza che pagarono per essere trasportati fino alla città di Londra, a qualche ora da lì.

Durante il viaggio Sophie, nonostante fosse molto stanca e stravolta, non riuscì a chiudere occhio: osservò tutto ciò che dal finestrino si riusciva a scorgere mentre lentamente la notte lasciava posto al giorno. Poté rivedere al contrario tutto quello che cinque anni prima aveva visto per la prima volta con gioia, stupore e curiosità, il tutto narrato da un giovane Vincent ancora sconosciuto, sempre affascinante e misterioso. Quella sensazione nostalgica le colpì il cuore e non poté negare, dentro sé, che ebbe più volte la tentazione di fermare il cocchiere per farsi riportare indietro dal suo amato. La fermò solo il pensiero che a casa Jenkins non avrebbe trovato solo lui: là ormai risiedeva anche la sua bella sposa. Vincent non era più suo, e forse non lo era mai stato, allo stesso modo con cui si può sfiorare un sogno.

Peter la osservò addolorato, mentre lo sguardo di lei era perso verso l'esterno ed il suo viso avvolto da un'assoluta tristezza che mai così forte le aveva visto impressa. Avrebbe voluto fare qualcosa per rasserenarla ma in quel momento tutto pareva inutile e superfluo.

«Come ti senti, Sophie?» chiese dopo un attimo.

Sophie, richiamata nel mondo reale, si strinse di più nel cappotto che le aveva dato lui e tornò con lo sguardo all'interno della carrozza. «Sono stanca ma fortunatamente ancora non sento fame; e con tutto il freddo che ho preso potrei stare peggio, non me ne posso lamentare» rispose.

Peter mantenne lo sguardo su di lei, studiandola più a lungo, dopodiché si tolse la spessa sciarpa che aveva indossato alla partenza e, pur essendo ancora un po' umida all'esterno dalla pioggia, gliela attorcigliò attorno al collo per scaldarla maggiormente. Il viso di Sophie era pallido e le sue labbra tremanti; conoscendo la sua fragilità fisica non si sarebbe stupito se da lì a poco le sarebbe salita la febbre.

«Così va meglio, non è vero?» chiese premuroso, la ragazza sorrise e annuì col capo. «Se ti riuscisse sarebbe meglio che dormissi un attimo, tanto ci sveglieranno quando saremo arrivati. O comunque posso tenere d'occhio io la strada.»

«Grazie, Petie» rispose lei mantenendo sempre una sorta di sorriso, seppur dalla sfumatura triste, e dopo un leggero sospiro spostò nuovamente lo sguardo verso all'esterno e proseguì: «Ma ora temo di non riuscire proprio a dormire.»

Cadde nuovamente il silenzio, rotto solo dal rumore degli zoccoli in marcia dei cavalli e delle ruote che slittavano sul sentiero ghiaioso; si poté udire anche il cocchiere che fischiettava un motivetto improvvisato tra sé e sé.

«Mi dispiace per com'è andata con il signor Vincent, eri così felice...» fece dopo un paio di minuti lui, continuando a vedere la sofferenza nei suoi occhi colorati come il grigiore del cielo.

«Non ti preoccupare, Petie» rispose gentile, «In ogni modo quando ho scelto di seguirlo, cinque anni fa, non l'ho fatto certo col pensiero di sposarlo un giorno, pur che ammetto ne fossi già incuriosita e affascinata; e dunque era già chiaro, seppur sembrava un'idea lontana, che un giorno me ne sarei dovuta separare.» Peter la fissò poco convinto, e lei continuò: «Ciò che mi preme di più è che lui possa star bene e trovare la serenità, in qualche modo. Anch'io farò uguale. Vorrei andare a Whitechapel ora che sarò di nuovo a Londra, e rivedere mio padre. Il solo pensiero di poterlo incontrare mi riempie di gioia, credimi. Spero solo di trovarlo vivo e in salute, perché non ha mai risposto ad alcuna mia lettera, e ammetto di avere un po' di timore che gli possa essere successo qualcosa. Ma voglio andare a cercarlo ugualmente.»

«Sì, certo» rispose Peter dando uno sguardo fuori dalla vettura per vedere a che punto fossero col viaggio, notò anche il cielo un po' più aperto ma ancora grigio e nebbioso, «Poi invece potremmo andare da quel mio parente che ti avevo detto mi aveva trovato un lavoro, ricordi? Sta in un quartiere sempre nell'East End; là potremmo avere una sistemazione temporanea e dovrei guadagnare abbastanza per mantenerti.»

Sophie lo fissò negli occhi decisi, «Non ve ne sarà bisogno.» affermò, «Voglio trovare un lavoro anch'io. Ho avuto la fortuna di avere un'istruzione, so leggere e scrivere, forse potrò mirare ad una buona occupazione. Non voglio pesare su di te, voglio rendermi utile.»

«Per me non sei un peso, Sophie.» rispose schietto lui, «Sei comunque fragile e non sei abituata a lavorare, preferirei quindi che tu non lo facessi; ne va della tua salute.»

Sophie sorrise riconoscente, «Ti ringrazio tanto, Petie, sei sempre tanto premuroso; ma stai già facendo abbastanza per me e non hai obbligo a fare più di questo, davvero, e non voglio approfittarmi più di così della tua gentilezza. E poi non ho nessun diritto a gravare così tanto su di te.»

Peter la fissò in silenzio e poi abbassò lo sguardo pensieroso.

Dopo aver superato le aree più aperte abbandonarono il verde per lasciare spazio alla metropoli: erano arrivati a Londra. L'ambiente differiva così tanto da Chalfont St. Giles che per un momento a Sophie sembrò di trovarsi in un altro mondo, non era più abituata a tutto quel trambusto: le strade man mano che vi si addentrava diventavano più strette e la gente era in movimento ovunque. Si fecero lasciare nei pressi di Whitechapel e iniziarono il percorso a piedi.

Muovendosi per quelle vie malfamate i ricordi di esse diventarono più nitidi fino a rivedere anche la birreria "The Red Lion" in cui aveva lavorato, e che era ancora aperta e uguale a come l'aveva lasciata. Guidò lei Peter in quella zona che lui non conosceva, ma si tennero stretti per mano per non perdersi. Sophie provò più paura che in passato a spostarsi lì; poté notare molti brutti sguardi attenti e intimidatori che la fissavano, per via del suo abito chiaramente troppo raffinato per una signorina di quella zona, e sperò di non essere aggredita e derubata per esso. Nemmeno il fatto di essere in pieno giorno lì diminuiva il tasso di criminalità, anzi ebbe l'impressione che le cose fossero pure peggiorate negli ultimi anni. Non vi era più niente che faceva pensare alla spensieratezza della campagna.

Proseguirono per altri metri e altri svincoli, e più vi si addentrava e più l'odore nell'aria diveniva pessimo e le vie spaventose, come a ritrovarsi in un lugubre e infinito labirinto di criminalità. Arrivarono infine in quella che per dodici anni era stata la casa di Sophie: un'abitazione alta e stretta in cui in ogni piano vivevano più famiglie; ora poté notare il tetto bruciato e l'intero ultimo livello perciò invivibile, ma lei aveva sempre vissuto al pianterreno così, senza indugiare nonostante avesse il cuore che batteva forte, si precipitò a bussare alla porta di esso.

Dopo un paio di minuti di interminabile attesa, sorprendentemente, essa venne aperta da un uomo anziano, con capelli radi e brizzolati, che la osservò con perplessità.

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