Capitolo ventunesimo

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Sophie rimase muta ad osservare quello scritto ancora per qualche istante; non ebbe comunque il coraggio di leggerla una seconda volta, e si dispiacque terribilmente per il dolore vissuto da un uomo buono come il signor Thomas. Le brutte azioni di Vincent ancora si ripercuotevano sul prossimo in tutta la loro malignità. Si chiese come si poteva chiedere perdono ad una persona morta, fino a che punto anche il pentimento avrebbe potuto rimediarne. La ragazza fece un sospiro, addolorata per quella povera vittima, e chiuse la lettera, ripromettendosi di dire una preghiera per lei. Dopodiché, essendosi ormai allontanata di molto da casa, decise di proseguire per la via e passare a trovare Peter che non abitava molto lontano da lì.

Attraversò il ponticello in legno e passeggiò accanto allo stagno dove sguazzavano giocose e in libertà le anatre, pentendosi di non aver portato con sé del pane da darle. Si fermò per alcuni secondi ad osservarle, e ne invidiò la spensieratezza. Poi avanzò ancora tra i campi, accompagnata dal fresco profumo dell'erba in crescita e circondata dal verde e luminoso paesaggio.

Si mise una mano a coprire il sole che le puntava sugli occhi, e guardò lontano: Peter era sdraiato all'aperto, su una sottospecie di panca costruita con un tronco di legno, non finemente terminato e lasciato molto al grezzo. Il ragazzo aveva gli occhi chiusi: si stava riposando coperto dall'ombra delle piante, lasciandosi accarezzare dalla leggera brezza primaverile. Mancavano ancora un paio di settimane al periodo della mietitura e per questo erano tempi abbastanza tranquilli per chi lavorava la terra. Sophie sorrise; si avvicinò cauta a lui per sederglisi accanto.

«Dormi, Petie?» domandò dandogli una carezza sulla chioma rossiccia, in modo dolce. Il ragazzo sussultò leggermente, aprendo gli occhi mezzo addormentato e sollevandosi con la schiena.

«Sophie, no...» rispose lasciandosi andare ancora ad un imbarazzante e compromettente sbadiglio, «Non stavo dormendo.» ribadì posizionandosi meglio seduto accanto a lei e strofinandosi gli occhi. Nonostante avesse la sua stessa età aveva già il viso di un uomo di vent'anni, i suoi lineamenti erano sempre stati duri e maturi, ma i suoi occhi rimanevano puri e limpidi come quelli di un fanciullo. «È la primavera nei campi che assonna.» aggiunse ancora schietto, in propria giustifica.

«Dicevi lo stesso dell'estate, se non ricordo male; non che l'autunno e l'inverno siano da meno.» rispose divertita la ragazza. Peter arrossì, prendendosela un po'.

«È la campagna in generale. Mi piacerebbe andarmene da qui.» sbuffò lui, «Magari in città.»

Sophie si accigliò, «Davvero, Petie? Vuoi andare via?»

Il ragazzo la osservò un attimo e poi tornò a guardarsi le mani di cui stava scrocchiando le dita rovinate, con le unghie scheggiate e sporche di terra. «Dico davvero. Prima o poi. Un parente mi avrebbe già trovate un lavoro, se volessi. Avrei anche un posto dove poter stare per iniziare. Ma non mi sento di partire, non posso farlo.» Sophie lo fissò interrogativa mentre il viso di lui si era fatto parecchio serio. «Non posso lasciarti qui sola, ecco, con lui intendo. Non mi fiderei di quell'uomo nemmeno se fosse Dio a ordinarmelo.» aggiunse audace.

Sophie gli sorrise dolcemente, con un po' di malinconia nello sguardo. Lui la osservò con la coda dell'occhio e poi sbuffò nuovamente.

«Cos'è successo questa volta?» domandò il ragazzo, lei lo fissò un attimo in silenzio, quasi sorpresa, e lui fece un sospiro rassegnato e aggiunse: «Anche se tu stessi muta per tutta la tua esistenza me ne accorgerei comunque che ti è successo qualcosa o che hai qualche pensiero, e che c'entra lui. Quello sguardo triste ha più voce del soffio del vento in tempesta, e lo hai solo quando a turbarti è il signor Vincent!»

Sophie mantenne il sorriso, riconoscente per quelle attenzioni; si abbassò a raccogliere un fiore da terra che fece girare tra le dita candide, prima verso destra e poi verso sinistra in modo alternato. «È vero, Petie, penso a lui. Sono preoccupata perché il male non ha ancora smesso di tormentarlo, e ancora una volta mi nasconde dei segreti.» rispose.

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