Capitolo 21: Debole

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Mi sveglio alle 9, sono sempre stata una persona mattiniera e di solito mi bastano sei ore di sonno per essere carica durante la giornata. Dylan dorme beatamente con un braccio piegato dietro la testa, quindi cerco di fare meno rumore possibile quando mi alzo, prendo il telefono e le cuffiette ed esco dalla stanza. Inizio ad ascoltare musica dagli auricolari mentre mi dirigo in cucina, con una inaspettata voglia di cucinare. È anche l'unica opzione d'altronde, dato che Dylan non ha molto da mangiare. Uomini.
Inizio a preparare i pancake e a ballare a ritmo di "4u" di Blackbear, mimando con la bocca il testo della canzone, giusto per non svegliare il cretino in camera da letto. Dopo un quarto d'ora inizio a cuocere il primo pancake, che mi esce perfetto, mentre continuo a ballare. Appena mi giro verso l'isola per mettere il pancake nel piatto lancio un urlo, spaventata dal fatto che Dylan fosse appoggiato al muro fissandomi, allora tolgo immediatamente gli auricolari mettendomi una mano sul cuore.
«Tu mi vuoi morta!» dico scatenando una lieve risata da parte sua.
«Non dovevi cucinare»
«Sono per me infatti, mica per te» ribatto continuando a cuocere l'impasto, mentre avverto Dylan spostare uno sgabello e sedersi alle mie spalle.
«Puoi continuare a ballare, ti muovi bene»
«Neanche per sogno»
«Ci ho provato»
Questo nostro breve scambio si interrompe quando finisco di cuocere l'ultimo pancake, a quel punto prendo cioccolata, frutti di bosco che stranamente ha, burro e sciroppo d'acero e li poso al centro dell'isola, sedendomi ad un lato diverso del suo ma comunque vicino.
«Che peccato, ne sono avanzati anche per te» dico spingendo il piatto poco bruscamente verso di lui, che fa tutto il possibile per trattenere un sorriso e così anch'io. Mi dispiaceva ammettere che quella situazione era tutto tranne che spiacevole. Guarnisco i miei pancake con sciroppo d'acero e frutti di bosco, mentre Dylan mette un po' di cioccolato sui suoi. Non so perché, ma vederlo mangiare e sporcarsi ogni tanto gli conferiva un'aria così tenera, tanto da farmi momentaneamente dimenticare che persona fosse.
«Hai dormito bene?» mi chiede senza alzare lo sguardo dal suo piatto.
«Stranamente sí, tu?» dico stranamente perché di solito durante la notte mi sveglio spesso, mentre questa volta avevo dormito in modo continuo.
«Anch'io» sono sorpresa nel sentirglielo dire dato che capita a volte che io parli nel sonno oppure tiri calci. Sicuramente se glieli avessi tirati non mi sarei sentita in colpa. Finiti i pancake inizio a rubare qualche lampone in più e Dylan si mette a ridere.
«Vedo che ti piacciono»
«Li adoro» dico in modo arrabbiato, anche se in realtà non lo sono, ma mi è venuto spontaneo.
«Posso farti qualche domanda?» chiedo pensando a Moona, sentendo ancora lo schiaffo sulla faccia. Al momento, Dylan è la fonte più affidabile che ho a disposizione. Lui annuisce mentre beve un bicchiere d'acqua e io mi siedo sul bordo dell'isola, nella stessa posizione di stanotte.
«Che rapporto hai con Moona?» chiedo giocando con l'anello che ho sull'anulare.
«Hai sbagliato domanda» mi dice, scatenando in me uno sguardo perplesso.
«La vera domanda è che rapporto ha lei con me. È convinta di cose che non esistono solo per qualche scopata... Assurdo. Perché questa domanda?» dice venendo verso di me e poggiando le mani sul marmo ai letti del mio corpo. A quel punto ero obbligata a dirgli della discussione tra di noi, ovviamente nei dovuti limiti, per non far sembrare che quella domanda fosse dettata dalla gelosia, dato che non era assolutamente così.
«Niente è solo che durante l'incontro io e lei abbiamo un po' discusso» evito di dire dello schiaffo per risparmiarle ulteriore umiliazione. Mi chiedo se lei e Dylan si vedano ancora, non che mi importi.
«E che vi siete dette?»
«Nulla di che. Non preoccuparti» chiudo il discorso, allora gli poso le mani sul petto per allontanarlo, scendere dal bancone e tornare in camera. Sono le dieci, Grace dovrebbe essere sveglia ormai, quindi le scrivo un messaggio per sapere dove volesse andare a pranzo. Nel farlo vedo una serie di nomi sullo schermo del telefono, tra cui Sebastian, Mia, che è fuori città e Bax... Persone con cui avevo questioni in sospeso, specialmente con Sebastian e non mi piaceva affatto. Ero stata talmente presa da Dylan da aver trascurato loro... È il momento di rimettere in sesto la mia vita, a partire da Sebastian: mi sentivo uno schifo per come lo avevo trattato, quindi gli mando un messaggio e gli chiedo se oggi pomeriggio gli andava di prendere un caffè e scrivo anche a Bax per vederci prima del lavoro. Speravo di poter attutire i miei sensi di colpa almeno un po' e, nella migliore delle ipotesi, sistemare le cose. Ero stata talmente distratta a mandare messaggi e a crogiolarmi nel senso di colpa che non mi sono accorta che Dylan era entrato a farsi la doccia: infatti quando esce dal bagno con solo un asciugamano attorno alla vita e i capelli bagnati la saliva mi si azzera completamente. Con un altro asciugamano si asciuga i capelli neri disordinatamente e il mio sguardo si posa inizialmente sul suo profilo, per poi proseguire sul collo e le braccia, la schiena e per finire sugli addominali... Prendo il suo cuscino e me lo butto sulla faccia, coprendomi la visuale, per non cedere ad alcuna tentazione, emettendo un gridolino strozzato.
«Ti faccio così schifo?» lo sento dire mentre immagino la sua faccia soddisfatta.
«No affatto» dico senza pensare. Avrei voluto soffocarmi con quel cuscino per aver ammesso una cosa del genere.
«Spero non ti dispiaccia se ho fatto la doccia per primo, ma sai com'è, tu non rispondevi» dice togliendomi il cuscino dalla faccia, presentandomisi vestito solo per metà, con gli addominali ancora ben in vista.
Lo allontano e vado a prendere l'intimo nella valigia che non avevo ancora disfatto, il bagno schiuma e lo shampoo e mi barrico in bagno, una bella doccia fredda è ciò che mi serve. Sorprendentemente vedo che il regolatore di temperatura è già impostato su quella fredda, perciò mi inizio ad insaponare con il mio bagno schiuma ai frutti di bosco inalandone il profumo dolce, per poi passare ai capelli. Non mi piace fare docce troppo lunghe, quindi dopo circa un quarto d'ora ho finito e indosso l'intimo e la maglietta di Dylan, con cui avevo dormito, per uscire dal bagno.
«Il tuo telefono sta impazzendo» dice facendo un cenno con la testa in direzione del mio comodino. Avevo ricevuto una decina di messaggi da tutte le persone a cui avevo scritto, segno che sarebbe stata definitivamente una giornata molto impegnativa. Mi passo una mano tra i capelli bagnati e sospiro rumorosamente, dopodiché vado a litigare con la valigia perché era insopportabile dover frugare lì dentro per trovare qualcosa di decente da mettere.
«Tu sai che hai un armadio tutto per te, sì?» mi dice il moro. Sapevo di averlo, però mettere i miei vestiti in ordine avrebbe reso tutto così... Reale. Speravo di poter ritardare quel momento il più possibile, ma non avrebbe avuto senso. Inizio a sistemare i vestiti nell'armadio velocemente e scelgo da mettere un paio di pantaloncini chiari di jeans, non stretti ma a vita alta e un top corto di pizzo nero; lancio i vestiti sul letto e osservo Dylan mentre mette a posto i libri sulla mensola, fino a che non si gira e si accorge che lo sto fissando.
«Sei tenera con i capelli bagnati» dice sorridendo sulla sua spalla. Aggrotto le sopracciglia nel sentire una frase così "dolce" proprio da lui.
«Sei l'unica ragazza che conosco che fa la doccia fredda» continua poi.
«Scusa ma come fai a sap...» inizio a chiedergli come facesse a sapere tutte le temperature delle docce delle ragazze che conosceva, ma lui mi interrompe alzando le sopracciglia come a dirmi: "Davvero? Stai chiedendo questo a me?" E non aveva torto. Rigiro gli occhi, alquanto disgustata e vado in bagno ad indossare i vestiti e appena esco gli lancio la sua maglietta in testa. Finisco ad asciugarmi i capelli che sono sorprendentemente mossi in modo decente e mi trucco.
«Vai da qualche parte?» mi chiede squadrandomi da capo a piedi.
«Devo sistemare un sacco di cose...»
«Si okay ma non potresti, che so, coprirti un po' di più?» dice prendendo i bordi del top e spostandoli verso il centro, coprendomi quel poco di seno che si intravedeva. Ridacchio e gli sposto le mani ma lui prontamente mi afferra per i fianchi mi avvicina a lui. Decido allora di coglierlo di sorpresa mordendogli il labbro.
«Ci vediamo stasera» dico lasciandolo per la prima volta senza parole. Esco dall'appartamento estremamente soddisfatta della mattinata e mi dirigo verso il punto di incontro con Grace, un locale vicino al mare.
«Hai la faccia di chi ha dormito la notte migliore della sua vita» dice abbracciandomi e ridendo.
«Piantala, ho dormito benissimo» dico mentre prendiamo posto al tavolo, accanto a una parete trasparente che ci offre una vista su tutta la strada e sul mare, era stupendo. Mi prometto che appena avrò un giorno libero mi andrò ad essiccare al sole. Decisamente.
Grace ordina un cheeseburger e le patatine mentre io ordino dei bocconcini di mozzarella e formaggio piccanti, che si rivelano essere più piccanti di quello che credevo. Approfitto per raccontare a Grace della nuova scommessa fatta con Dylan e lei si strozza con l'acqua che sta bevendo.
«Stai scherzando?! Due mesi?! È pazzo di te allora!» come dice quella frase mi strozzo io con l'acqua.
«No Grace, Dylan non ne è capace» ribatto. Quella era probabilmente l'unica cosa che potevo dire di sapere per certo, l'unica certezza della mia insulsa vita.
«Non potete negare però che siete incredibilmente attratti l'uno dall'altra»
Forse questa era una cosa innegabile, sennò non avremmo mai fatto quella scommessa e non sarebbe stato così difficile per entrambi resistere.
«E invece lo nego, io non lo sopporto!» cerco di negare l'evidenza, sostanzialmente perché non sono pronta ad ammetterlo a me stessa.
«Pare che siamo davanti a un bel caso di chimica sessuale» dice diabolica, mentre prende dalla borsa il telefono che non smette un attimo di squillare.
«Freya scusami tantissimo ma devo scappare, ci vediamo stasera» dice scusandosi almeno un centinaio di volte, ma il suo fidanzato Mason aveva avuto un problema con la macchina ed era rimasto fermo nel bel mezzo della statale, quindi doveva andare a salvarlo. A questo punto decido di tornare a casa dato che mancano quasi due ore prima dell'appuntamento con Sebastian, avrei potuto cercare cosa intendeva precisamente Grace per "chimica sessuale". Appena arrivo a casa noto con piacere che Dylan non c'è, allora mi cambio indossando una delle magliette bianche di Kyle, butto i vestiti sul letto e mi siedo sul divano con il computer sulle ginocchia, iniziando a fare le mie ricerche.
"Vi è mai capitato di sentirvi tanto attratti da qualcuno senza riuscire a spiegarvi il perché? Oppure vi è successo di provare interesse romantico per una persona che trovate irritante e repellente?"
«Più che repellente» commento ad alta voce.
"Succede a tutti almeno una volta nella vita. Questo perché, anche se la testa e il cuore sono fondamentali nelle dinamiche amorose, è indubbio che noi siamo innanzitutto un corpo, che possiede istinti animali e meccanismi puramente fisici, che si innescano con segnali o sostanze rilasciati involontariamente. Le sensazioni qui descritte rientrano nel fenomeno chiamato comunemente chimica amorosa. Può mandarci in estasi, confonderci o metterci in difficoltà, ma sicuramente ci fornisce-"
Interrompo la lettura perché il riflesso di Dylan nello schermo del computer mi fa lanciare un urlo e quasi venire un infarto, come sempre. Mi metto una mano sul cuore mentre poso il computer accanto a me, prendo un cuscino e inizio a colpire il moro alle mie spalle.
«Devi smetterla di spuntare alle mie spalle» dico colpendolo ripetutamente col cuscino, mentre lui se la ride sonoramente. Deve avere una passione per il farmi spaventare a morte, quest'idiota qui.
«Eddai mi interessava» dice riferendosi all'articolo che stava leggendo a mia insaputa mentre mi prende il cuscino di mano e lo ributta sul divano.
«Oh ma sta' zitto. Ma poi si può sapere dove ti eri nascosto?»
«Ero in cucina, davvero non mi hai visto?» ammutolisco, ammettendo che forse avrei potuto controllare meglio, ma l'idea che non ci fosse mi piaceva talmente tanto che non ho voluto distruggerla. Sbuffo sonoramente e torno a sedermi sul divano.
«Più che repellente, eh?» chiede sarcastico facendo riferimento al commento che avevo fatto prima.
«Esatto, ti descrive perfettamente»
«Eppure stavi leggendo come gestire l'attrazione per una persona repellente» afferma vittorioso, che pallone gonfiato.
«È stata Grace a dirmi di leggerlo, e poi perché dovrei star parlando di te?» attento questa mossa disperata anche se ormai sapevo di aver commesso un errore che mi sarebbe costato il mio orgoglio e la mia sanità mentale.
«Oh andiamo, conosci qualcuno oltre a me che puoi definire "più che repellente''?» afferma rendendosi solo dopo qualche secondo conto che non è esattamente una buona cosa di cui vantarsi. Nonostante ciò, comunque non sapevo cosa rispondere e qualsiasi cosa avesse detto sarebbe sembrata una bugia, quindi opto per un'altra strategia.
«Anche tu sei attratto da me» mannaggia a Grace.
«Io non l'ho mai negato» controbatte lui. Ci ritroviamo incastrati in un intenso gioco di sguardi, che rimbalzano dal suo divertito e soddisfatto, al mio arrabbiato ed esasperato. Per quanto mi costasse ammetterlo, per alcune cose eravamo davvero simili. Dopodiché il suo guardo si distoglie dal mio e si posa sul mio corpo, rigirando gli occhi nel vedere che indosso di nuovo la maglietta di Kyle. Almeno su quello potevo ritenermi vincitrice, dato che non poteva ordinarmi di indossare la sua.
«Per quanto sei stata con quel tipo?» dice avviandosi verso il tavolo da biliardo e prendendo una stecca, sistema il triangolo e spacca. Io decido quindi di raggiungerlo, prendere una stecca e unirmi a lui.
«Quasi due anni» mentre parlo, lo vedo sorpreso seguire ogni mio movimento mentre mando in buca una palla spezzata.
«Ti ha insegnato lui a giocare?» dice dopo che mando in buca altre due palle. Ogni tanto mi dimentico in che condizioni solo ed è solo il suo sguardo che si posa sulle mie gambe nude e sul fondoschiena a risvegliarmi; purtroppo quando mi abbassavo per prendere la mira si alzava notevolmente e non riuscivo a tenerla giù.
«Potresti smettere di guardarmi? Mi deconcentri» affermo sbagliando il tiro e mandando in buca la bianca, sbuffando.
«Era questo l'obbiettivo» dice sghignazzando, mandando in buca quattro palle di seguito. Se avesse voluto una partita disonesta, l'avrebbe avuta. Mi basta appoggiarmi con le braccia sul bordo del tavolo per far intravedere un minimo il seno per deconcentrarlo e farlo sbagliare.
«Non ti sopporto» sbuffa.
«Benvenuto nella mia vita» dico recuperando lo svantaggio mandando in buca altre tre palle. L'ultima palla da imbucare si trova in una posizione molto strana, circondata dalle intere restanti di Dylan, quindi provo un tentavo disperato per mandarla in buca, ma sbaglio per pochi centimetri. Dopodiché manda in buca le tre palle restanti e infine la otto, facendomi perdere. Alzo gli occhi al cielo, detesto perdere di poco. Gli chiedo la rivincita, che per l'appunto vinco ma andiamo avanti fino a che non siamo due a due, arrivando alla partita decisiva che purtroppo vince lui.
«Sei brava bi...» si interrompere mordendosi la lingua.
«Oh ma andiamo, stai sempre a parlare e adesso ti trattieni?!» sbotto al pensiero che stavo per vincere la scommessa, mentre lui se la ride e si avvicina a me.
«Stavo dicendo, tu sei brava ma io lo sono di più» dice toccandomi scherzosamente la punta del naso, sapendo di darmi fastidio. Gli scosto la mano dal mio viso bruscamente e altrettanto bruscamente mi avvicino alle sue labbra, sperando di ingannarlo e fargli credere che volessi baciarlo per spingere lui a farlo, ma non ci casca nemmeno per un secondo. Ad un tratto è come se una scintilla fosse scattata tra di noi e come un impeto veniamo travolti da una furia cieca, incontrollabile e inspiegabile. Gli tolgo voracemente la maglietta e la lancio di lato e lui fa lo stesso con la mia, mentre con le mani tra i suoi capelli lo avvicino a me.
«Non possiamo» riesco a sussurrare.
«Non posso baciarti, tutto il resto posso farlo» dice prendendomi in braccio e facendomi sedere sul tavolo da biliardo. Le sue mani esplorano ogni parte del mio corpo mentre i suoi denti mi mordono il collo, succhiandolo in alcuni punti: la sua mano scende dal collo, per arrivare al seno poi alla pancia e infine sulla mia coscia dove incontra il bordo delle mutandine, scostandolo un po' con il dito e accarezzando quella zona così delicata, facendomi trattenere il respiro per un paio di secondi e facendomi fremere dalla voglia di sentire quella misera parte di lui dentro di me, quando sento improvvisamente la sveglia del telefono che mi fa sobbalzare ricordandomi quello che avrei dovuto fare.
«Sebastian» impreco scappando in camera da letto, interrompendo tutto prima ancora che potesse iniziare. Mi rivesto in fretta e furia, mi metto le scarpe e corro fuori blaterando un "Ciao" di sfuggita al ragazzo che era rimasto impalato nella sua posizione. Soltanto quando arrivo per strada mi rendo conto di quello che stava per succedere.
«Porca puttana» impreco appoggiandomi con le spalle al muro del palazzo e passandomi ripetutamente le mani tra i capelli. Non so cosa ci possa essere preso. Ci metto qualche minuto di troppo a calmarmi e a riprendere le mie facoltà mentali e nemmeno durante tutto il tragitto per arrivare da Starbucks riesco a smettere di pensare a quello che stava per succedere. Non ho il coraggio di tornare a casa stanotte.
«Ehi Freya» mi saluta Sebastian dandomi un bacio sulla guancia.
«Ehi Seb» ricambio prendendo posto in fila per ordinare.
Ordino un frappuccino alla fragola mentre Sebastian ne ordina uno al caramello. Io odio il caramello.
«Come fa a piacerti?» chiedo mentre prendiamo posto al tavolo.
«Da piccolo mangiavo caramello a tonnellate» dice ridendo, ma presto il suo sguardo cambia.
«Dovrei chiederti scusa per una cosa...» continua. Gli lancio uno sguardo per invitarlo a dirmi cos'era che lo preoccupava.
«Tu sai che tra me e Dylan non scorre buon sangue e vedendolo tanto preso da te, quando l'altra sera ti ho baciata l'ho fatto solo per farlo arrabbiare»
Rimango leggermente scioccata da quello che mi dice, ovviamente non perché speravo che lui provasse qualcosa per me, ma per il fatto che mi abbia usata per un motivo così stupido.
«E cosa speravi di ottenere?» chiedo leggermente irritata.
«Dovresti sapere delle cose prima» mi irrita ancora di più che ci metta molto a dire qualcosa, quindi con la poca calma che mi è rimasta lo incitò a continuare il discorso.
«Io e Dylan ci odiamo per un motivo. Un anno e mezzo fa circa, Dylan si è scopato mia sorella e ovviamente l'ha scaricata subito dopo, ma lei era talmente presa da lui, dato che era stata la sua prima volta, che non voleva accettarlo. Si era offerta anche di aiutarlo con i suoi crimini ma lui ha rifiutato... Io conosco mia sorella e sapevo che non si sarebbe arresa e a quel punto l'unico rimedio era eliminare la fonte... Ho chiesto aiuto a Klaus, all'inizio, ma appena mi ha detto che piani avesse ho capito che era troppo e ho lasciato perdere... Lui no però, il suo piano è riuscito e Dylan è finito dentro. Io però non ero ancora riuscito a vendicarmi, anche se sapevo che l'essere finito dentro era sufficiente. Ma ero così arrabbiato... Volevo portargli via qualcosa a cui teneva e-»
«Quindi quando mi sei stato accanto e mi hai baciato era solo per cercare di scoparmi e separarmi da lui?» lo interrompo, stavolta su tutte le furie. Annuisce. Non riconosco la persona che mi ritrovo davanti, anzi, non l'ho mai conosciuta. Provo solo un grandissimo senso di rabbia e di schifo per la persona che mi sta di fronte. Aveva fatto arrestare Dylan per una cosa più che stupida, non nego che quello che faceva fosse sbagliato, ma se doveva finire dentro non doveva essere per mano di un fratello geloso e di uno psicopatico.
«Non avevate alcun diritto di fare quello che avete fatto, potevi parlare con tua sorella!» sbotto.
«Freya mi dispiace per quelli che ha fatto Klaus e per quello che stavo per fare a te»
«Quindi avresti continuato?!» dico alzandomi, seguita da lui che abbassa lo sguardo.
«Freya asp-» dice prendendomi per un braccio, ma mi separo da lui e lo interrompo tirandogli un pugno il pieno volto. Esco dal locale e cammino verso casa si Baxter, ho bisogno di un vero amico in questo momento e ho bisogno di non commettere stupidi errori. Nel sentire tutte quelle cose mi è sembrato di essere tornata di nuovo a Miami, con tutti quegli inganni, bugie, segreti, drammi e pericoli di questo genere. Se sono andata via da lì era proprio per cambiare aria, stava diventando tutto troppo pesante e volevo darmi un'opportunità all'infuori di quel bar e invece mi ritrovo a rivivere sempre le stesse cose. Odio essere usata e ingannata, mi fa sentire fragile e io non lo sono affatto. Arrivo a casa di Baxter dopo pochi minuti e quando busso mi ritrovo lui a petto nudo che mi apre la porta.
«Ti sembro una persona fragile?» gli chiedo.
«Assolutamente no» risponde chiedendo la porta.
«Ti sembro come tutte le altre?»
«Se c'è una cosa che posso dire è che non c'è nessuna come te» dice accarezzandomi le braccia, tranquillizzandomi. Sento ancora l'adrenalina che mi scorre nelle vene e vorrei prendere a pugni tutto, è l'unico modo che ho per calmarmi da sempre.
«Tu sapevi quello che aveva fatto Sebastian a Dylan, sì?» annuisce.
«Perché non me l'hai detto?»
«Mi ha chiesto lui di non dirtelo, non ho il diritto di prendere decisioni per lui» mi dice guardandomi con dolcezza con quei suoi begli occhi azzurri. È per questo che adoro Bax, è leale ed è capace di ragionare con la sua testa e di far vivere agli altri la propria vita. Gli racconto tutto quello che mi ha detto, incluso il suo piano per vendicarsi di Dylan e quando finisco è su tutte le furie come me.
«Ti conviene non dirlo a Dylan, lo ucciderebbe, dico sul serio» annuisco con forza alle sue parole e lo abbraccio.
«Che ne dici se andiamo a sfogarci un po'?» continua. Mi lascio condurre in una stanza del suo appartamento che è uguale a quella che aveva Dylan, ovvero la palestra. Quando abitavo a Miami ed ero arrabbiata, ovvero spesso, mi allenavo con Kyle, quindi ci so fare e Baxter se ne accorge.
«Sei davvero brava» si complimenta. Guardo l'ora, ho mezz'ora prima di dover andare a lavoro e non me la sento ancora di tornare a casa. Bax capisce al volo cosa voglio chiedergli e mi indica la porta del bagno, quindi faccio una doccia veloce e penso che nell'armadietto del locale ho solo i pantaloncini e non la maglietta, quindi ne chiedo una a lui. Ovviamente mi sta molto lunga e me la lego in vita con un nodo, a quel punto saliamo in sella alla moto e arriviamo al locale giusto in tempo per l'apertura. Verso le dieci, mentre sto servendo il tavolo di Dylan vedo una figura bionda che si avvicina e istintivamente mi avvicino a Bax, che si alza e prende posto accanto a me.
«Vattene» dice Bax mettendosi davanti a me, per evitarmi di ammazzarlo con il vassoio.
«Dai amico fammici parlare» insiste Sebastian.
«Non siamo più amici da un sacco di tempo e tu lo sai» continua Bax. Si scambiano un paio di sguardi di odio puro, mentre l'unico sguardo che sentivo su di me era quello confuso e arrabbiato della persona che desideravo non venisse mai a conoscenza dell'accaduto, ma a quel punto era impossibile.
«Freya possiamo parlare?»
«No» dico secca. «Ora vattene»
«Non finché non avremo parlato» ma di cosa vuole parlare?! Non c'è alcuna possibilità che io voglia ancora avere a che fare con lui e dovrebbe averlo abbondantemente capito, d'altronde il livido sulla guancia spicca prepotentemente.
«Non ho nient'altro da dirti. Né ora né mai» dico voltandogli le spalle, con l'intento di andare via e tornare a lavoro.
«Te ne vai perché sei talmente debole da non potermi affrontare? È per qualcuno in particolare?» il sentire quella parola aveva risvegliato in me la stessa rabbia che avevo poche ore prima. Inoltre aveva anche osato alludere al fatto che lo fossi a causa di Dylan. Non posso sopportarlo.
«Come pensavo» dice. A quel punto mi giro e torno indietro furiosa, arrabbiata il doppio, e gli sferro un altro pugno in faccia, molto più forte del precedente.
«Non pensare nemmeno per un secondo che io sia debole» dico mentre osservo un lieve rivolo di sangue uscire dall'angolo della sua bocca. A questo punto lui alza le mani in segno di resa, gira i tacchi e se ne va. Tiro un sospiro di sollievo e mi passo ancora le mani tra i capelli, quando una voce estremamente calda e familiare mi fa sobbalzare.
«Caspita, il tuo destro è buono quanto me lo ricordavo»

Kyle.

***
Questo capitolo mi è uscito lunghissimo scusateeee ma ne sono estremamente soddisfatta.
Sebastian se li è meritati due pugni oppure no?
A questo punto ho una domanda importante: vi piace il tipo di ragazza che è Freya? Ovvero non la solita protagonista indifesa, santarellina e inesperta? Se sì ci sono ancora tante cose da scoprire su di lei!
Altra cosa importante, ho avuto bisogno di fare dei cambiamenti: la città natale di Freya ora è MIAMI e non più Tallahassee (e dovrò fare altri cambiamenti ma vi terrò aggiornati man mano)
Ditemi che ve ne pare del capitolo, riusciamo a fare 15 commenti per il prossimo? 💘

LA's Devil - dicono che tu sia il diavoloWhere stories live. Discover now