3. Resta antipatico.

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Con quale faccia, mi presento in classe, salutandolo come se nulla fosse?

Dopo il piccolo battibecco che abbiamo avuto, sono sicura che farà di tutto per bocciarmi.

Quest'uomo è cattivo, arrogante e sempre di pessimo umore. Si arrabbia con così tanta facilità, che temo di commettere un altro errore, che lo possa spingere a cacciarmi via dalla scuola.

Devo comportarmi bene.

Almeno in sua presenza.

Devo soprattutto tenere a freno la lingua, e non ficcanasare troppo nella sua vita privata.

Trattengo il respiro, non appena mi trovo davanti alla porta della classe, stranamente già chiusa.

Controllo l'ora sull'orologio rosa che indosso, sbianco non appena realizzo di essere in ritardo di almeno cinque minuti.

Ecco il metodo migliore per farlo infuriare.

Non gli piacciono i ritardi.

Non gli piaccio nemmeno io

Inspiro profondamente, per poi dare due colpi secchi alla porta, entrando poco dopo.

<<Buongiorno>> sussurro, abbassando subito lo sguardo non appena mi rendo conto di avere gli occhi di tutti i miei compagni puntati addosso.

<<Mi scusi il ritardo>> aggiungo, correndo subito al mio posto, non appena sento il mio insegnante preferito sospirare pesantemente.

Adesso mi urlerà addosso.

Mi butterà fuori dalla classe.

<<È l'ultima volta che entri a quest'ora>> tuona severo, facendomi sussultare a causa dello spavento.

Mi sembra di vivere in un film horror.

Lui è il mostro, spaventoso.

<<Non succederà più>> farfuglio, affrettandomi a prendere il libro ed il quaderno per scrivere
gli appunti.

<<Me lo auguro>> ribatte, portando nuovamente la sua attenzione sul libro.

Provo a concentrarmi, ascoltando con attenzione le domande che pone ad ogni singolo compagno, che riesce a stento a rispondere.

La tensione aumenta non appena vedo il mio amato professore serrare la mascella ed inspirare profondamente.

Distolgo subito lo sguardo non appena vedo le sue iridi blu fissare proprio la mia parte.

Deglutisco rumorosamente, non appena sento il mio nome, pronunciato dalla sua bellissima voce profonda e virile.

<<Si?>> mormoro intimidita, portando una ciocca dorata dietro l'orecchio.

<<Rispondi alla domanda>> taglia corto, avvicinandosi pericolosamente al mio banco.

La domanda.

Ho studiato...un momento, non ho ancora aperto libro.

Come faccio a rispondere?

Francesco Petrarca e Dante Alighieri, cos'hanno in comune?

Entrambi sono due autori molto conosciuti

Cosa li distingue?

L'amore!! Grazie mamma di Omar, le sue spiegazioni per la prima volta mi stanno tornando utili.

<<L'amore li ha sempre distinti. Dante ha sempre amato Beatrice, il suo amore era spirituale. Ha sempre considerato Beatrice, come la guida per il paradiso.

Francesco Petrarca ha sempre considerato il suo amore per Laura, pura passione e attrazione. Quindi esalta più l'aspetto umano, che quello spirituale.>>

<<Migliora l'esposizione>> afferma il moro, che dal modo in cui mi guarda e da come si è esposto sembra soddisfatto dalla mia risposta.

Magari la prossima volta studio.

<<Si>>rispondo, tornando a guardare il libro, che trovo più interessante del mio insegnante.

Non è arrabbiato.

Forse si è dimenticato del piccolo battibecco che abbiamo avuto.

Magari non mi boccerà.

Non mi metterà nessun due.

Mi tratterà come una normale studentessa.

Menomale.

Ascolto la sua spiegazione, provando a rimanere concentrata anche se l'odore di pasta al forno che fuoriesce dallo zaino di Luisa me lo impedisce.

Mi alzo di scatto non appena suona la campanella, aspetto con impazienza che tutti i miei compagni  escono dalla classe, per poter parlare con Andrea, per chiarire e per fare finalmente pace.

Non voglio entrare in classe con lo stomaco in subbuglio ed il cuore che batte talmente forte per l'ansia.

Voglio stare tranquilla.

<<Professore>> sussurro timidamente, prendendo una sedia, per metterla accanto alla sua.

Prima chiariamo e meglio è.

<<Che c'è?>> domanda scocciato, massaggiandosi la fronte, ricoperta da qualche ciocca scura, che ricade dolcemente, sfiorando leggermente le palpebre.

Sembra esausto.

<<Tutto bene?>> chiedo, osservando attentamente il suo viso che sembra stanco.

<<Si. Devi dirmi qualcosa?>> taglia corto, guardandomi dritto negli occhi.

Arrossisco violentemente, non trovando la forza di aprire bocca.

Di nuovo.

Il cervello si rifiuta di collaborare.

È un uomo bello.

Stop.

Non è necessario reagire così!

<<Oh, ehm si>> farfuglio, provando a farmi un po' di aria con la mano.

Sto iniziando a sentire caldo.

Non guardarmi così.

Non sono abituata ad avere gli occhi di un ragazzo così bello puntati addosso.

<<Volevo ringraziarla>> aggiungo, rivolgendogli un sorriso.

Perché non ricambia?

Sono stata gentile.

<<Perché?>>

<<Perché nonostante quello che è accaduto tra di noi, mi ha trattata bene>> concludo, diventando ancora più rossa, quando vedo un piccolo accenno ad un sorriso.

Brava.

Sei stata bravissima.

<<Sara, ho fatto semplicemente il mio lavoro. Non sono un ragazzino>> risponde calmo, alzandosi dalla sedia.

Mi ha appena detto che sono una ragazzina?

Oppure me lo sono immaginata?

<<Era arrabbiato però>> farfuglio, alzandomi dalla sedia, per seguirlo, dal momento in cui sta uscendo dalla classe.

<<Sara, tu hai diciassette anni, io ne ho ventotto. Io non perdo tempo con queste cose. L'ho già dimenticato>>

Ah

Per tutta la notte, ho pensato che questo bellissimo uomo potesse in qualche modo rovinarmi la media scolastica.

Ho avuto paura senza alcun motivo.

<<Ora se non ti dispiace, vorrei rimanere solo>> aggiunge, aumentando il passo, lasciandomi sola in corridoio.

Resta antipatico.

Non era necessario essere così scortesi.

Attrazione fataleWhere stories live. Discover now